Diaz - Don't Clean Up This Blood

Avevo visto il trailer e mi sono convinto che poteva essere un film interessante. Il tema trattato è un argomento caldo e quindi era interessante capire come il regista aveva deciso di affrontarlo. Non ho ricercato altre informazioni e sono andato a vederlo con relativa nonchalance.
Il risultato è stato una piacevole sorpresa.
La trama è composta da un intreccio che vede interagire fra loro diversi personaggi: Luca (Elio Germano) è un giornalista della Gazzetta di Bologna; Marco, organizzatore del Genoa social forum, insieme ad Alma si occupa di rintracciare le persone disperse; Etienne e Cecile sono due agitatori che hanno partecipato alle devastazioni della città. Max (Claudio Santamaria) è un vicequestore che preferisce evitare gli scontri inutili. Questi ed altri personaggi si mescolano in un complesso intreccio che parte con un'intimidazione da parte di manifestanti più estremi e black block ad una macchina della polizia, di fronte alla scuola Diaz. La polizia potrà quindi utilizzare un cavillo legislativo che gli permetterà di introdursi all'interno della scuola per fare una "perquisizione". Peccato che questa perquisizione diventerà qualcosa di ben diverso, una violenta e sanguinosa aggressione che proseguirà anche successivamente nel carcere di Bolzaneto. Il film si concentra nella narrazione dei fatti accaduti cercando di trasmetterli il più fedelmente possibile, eliminando la finzione cinematografica come espediente per ammorbidire il messaggio. Le scene sono tragicamente molto vicine alla realtà, sono dirette e in molti momenti difficili da guardare. Sono sequenze che non possono lasciare indifferenti.
Non traspare una presa di posizione pregressa, gli eventi stessi smuovono la nostra coscienza nel profondo abbattendo le barriere delle ideologie e dei ruoli istituzionali. Il film si colloca prima di tutto su un piano umano, creando nello spettatore un empatia profonda con coloro che hanno subito violenza e una rabbia viscerale verso chi la commette. La maestria di Vicari però si percepisce nell'equilibrio con cui rappresenta le varie “fazioni”, ritraendole nella loro eterogeneità. Ci sono buoni fra i cattivi e cattivi fra i buoni come in un tao.
Ciò che rende ancor più pregevole questo film è la quantità esorbitante di temi messi sul tavolo. Oltre il piano personale, diversi livelli sovrapposti si aggrovigliano per creare una matassa estremamente complessa e ineluttabile. Essa rappresenta il nostro attuale stato sociale, in cui le decisioni sono prese lontano, fuori dalla cognizione di causa, dalla realtà. Prepotentemente si fa largo la domanda: Com'è possibile che sia accaduto? E' incredibile come in uno stato che si dichiara democratico possa esserci una completa violazione dei diritti umani. Direttamente collegato a questo concetto ci si chiede come mai i media fino ad oggi non siano mai riusciti a mettere un po' di chiarezza su quanto accaduto. Ci si chiede come mai nessuno si sia preso delle responsabilità o abbia chiesto scusa. Come mai su più di 300 poliziotti che parteciparono all'azione solo 29 vennero processati e 27 condannati per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia, reati in gran parte prescritti.
Durante la visione, sono sconvolgenti le analogie riscontrate con la violenza del periodo nazista (ad esempio nella scena in cui gli arrestati vengono segnati sulla guancia con una x). Oltre a questa funzione temporale passata il film ne ha anche una futura; chi ci dice che ciò non potrebbe accadere ancora oggi? Ad esempio con il movimento notav?
Queste e moltissime altre sono le domande che direttamente o indirettamente solleva il film, svolgendo soprattutto l'importantissima funzione di ridare visibilità ad un avvenimento recente (solo 10 anni sono passati) ma troppo spesso minimizzato. Di fronte a queste domande così importanti, sembra emergere in maniera sempre più esasperata che i sistemi a cui facciamo capo siano in crisi e non siano più in grado di rispondere ai nostri bisogni. Se si rischia sempre più spesso di ottenere questi risultati c'è la necessità di ripensare completamente le istituzioni e i loro poteri.
Film Consigliatissimo.

Mi permetto una piccola postilla (anche se sono già stato lungo...) dicendo che purtroppo questo film ha sollevato con la sua uscita un sacco di polemiche che reputo fuori luogo. Ricordando che questi è prima di tutti un film, ovvero un opera “artistica” e non uno strumento giornalistico (per lo meno non in senso stretto) che debba dare tutte le risposte alle domande che si cercano.

Voto: 8.5/10

Il Brutto

Scheda Tecnica:
Titolo:
Diaz - Don't Clean Up This Blood
Regia:
Daniele Vicari
Soggetto:
Daniele Vicari
Sceneggiatura:
Daniele Vicari, Laura Paolucci
Anno:
2012
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Claudio Santamaria, Elio Germano, Jennifer Ulrich
Durata:
127 min
Nazionalità:
Italia, Francia, Romania
Colore:
Colore

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