Ferie invernali

Cari lettori, è arrivato il momento per noi di prenderci un po’ di meritato riposo.
Le nostre ferie dureranno fino al 29 gennaio 2011, giorno in cui il blog festeggerà un anno; giorno per il quale è prevista una bella manciata di novità delle quali ancora non si può svelare nulla.
Il Cattivo, il Brutto ed il Buono vi augurano buone feste, sperando che non le passiate andando a vedere Natale in Sudafrica o surrogati.

Ci vediamo fra un po’!
Noialtri

La Banda dei Babbi Natale

Tra tutti i comici che abbiamo in Italia, Aldo Giovanni e Giacomo sono sicuramente fra i più noti… e fra i più comici, aggiungerei. Nonostante un palese riciclo di battute e un battere sempre sugli stessi temi, non si può negare che il trio sia riuscito a barcamenarsela per diversi anni. È altrettanto evidente però, di come da Tre uomini e una gamba al più recente Il cosmo sul comò, la brillantezza dei loro film abbia subito un calo sempre maggiore. Invece con quest’ultima opera, diretta da Paolo Genovese, i tre hanno osato meno e dato di più.
Alla vigilia di Natale tre uomini vengono arrestati mentre, in modo piuttosto goffo, cercano di rapinare una casa. Portati al commissariato, cercano di spiegare la loro innocenza al commissario Bestetti, madre di famiglia che aspetta solo il momento di andare a casa per festeggiare coi cari. I tre, per spiegare più chiaramente possibile l’equivoco, partono da molto lontano, raccontando parte delle loro vite.
La regia e la fotografia sono piuttosto curate; la sceneggiatura scritta dai tre comici con Bariletti, Bertacca e Preda risulta ben montata. Le gag ci sono e nonostante il tipo di comicità ormai rodato, sono piuttosto divertenti e originali.
La banda dei Babbi Natale è interessante per quanto riguarda le citazioni: vengono presi in causa Il grande Lebowski dei fratelli Coen, Le iene di Tarantino, Matrix ed Inception; i richiami sono così evidenti che neanche per un secondo si ha la sensazione che ci sia l’intenzione di copiare, ma la pura voglia di omaggiare.
Il cast, oltre al trio comico, è composto da una girandola abbastanza variegata di interpreti, tra cui alcuni volti noti nelle pellicole dei tre: Angela Finocchiaro veste i panni del commissario Bestetti; Giovanni Esposito lo troviamo nella parte di un poliziotto d’ufficio che si sente un po’ troppo americano; tra gli altri, da segnalare una piccola parte di Cochi Ponzoni ed una non bravissima, ma comunque abile Mara Maionchi.
In definitiva, una piccola risalita per una delle realtà comiche tra le più longeve. Un film assolutamente piacevole, considerando che l’alternativa italiana di grande distribuzione sono Boldi e De Sica.

VOTO: 7/10

Il Buono



Scheda Tecnica
Titolo:
La Banda dei Babbi Natale
Regia:
Paolo Genovese
Soggetto:
Aldo, Giovanni e Giacomo, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca, Giordano Preda
Sceneggiatura:
Aldo, Giovanni e Giacomo, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca, Giordano Preda
Anno:
2010
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Aldo Giovanni e Giacomo, Angela Finocchiaro, Giovanni Esposito, Antonia Liskova, Lucia Ocone, Sara D'Amario, Silvana Fallisi, Mara Maionchi
Durata:
100 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore

Sliding Doors

Capita spesso di iniziare una frase o un pensiero con le parole “Chissà cosa sarebbe successo se…”. Purtroppo a questa domanda raramente c’è una risposta, ma Peter Howitt, con questo film ha provato a fare delle ipotesi.
La protagonista di questa storia è Helen, una giovane donna londinese che si occupa di pubbliche relazioni; una mattina viene licenziata e tornando a casa, perde la metropolitana per un soffio. Subito dopo, assistiamo ad un piccolo rewind e alla ripetizione della scena con la differenza che la donna riesce a prendere il mezzo. Da questo momento la trama si divide in due realtà parallele che ci mostrano come la vita di Helen prenderà pieghe diverse solo per una metropolitana persa o presa.
In questo film il fato è rappresentato dalle porte scorrevoli (Sliding doors, appunto), che difatti appaiono spesso nella pellicola, mai influenti come quelle che decretano i due destini della protagonista, ma comunque sempre presenti.
La regia non è particolarmente elettrizzante; diciamo che Howitt ha preferito concentrarsi di più sulla sceneggiatura e sullo spessore del soggetto piuttosto che sulla componente visiva, quest’ultima, infatti, non è scadente ma non arriva neanche a livelli particolarmente frizzanti: discreta ma non noiosa. La scelta di Londra, come unica location del film, è coerente con lo stile registico, una città particolarmente caotica, ma comunque sempre rivelante un certo rigore.
L’unica pecca della trama, forse, è che verte troppo sul fattore sentimentale, senza troppi risvolti psicologici. C’è anche da dire che se la ricerca di più risvolti psicologici deve dare risultati come The butterfly effect… beh, allora va bene così.
Il cast si può riassumere sostanzialmente in Gwyneth Paltrow, che riesce a sostenere bene la parte della protagonista per due volte, con continui mutamenti interiori ed esteriori. Escluso un John Hannah particolarmente brillante, gli altri personaggi non spiccano particolarmente, se non per una generale atmosfera di humour inglese che permea tutto il film.
Un prodotto con una sua autentica dignità, semplice ma convincente. Nel finale, il tentativo di trovare una via alternativa alla questione del “Chissà cosa sarebbe successo se…”.

VOTO: 7/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
Sliding Doors
Titolo originale:
Sliding Doors
Regia:
Peter Howitt
Sceneggiatura:
Peter Howitt
Anno:
1998
Genere:Drammatico
Interpreti Principali:
Gwyneth Paltrow, John Hannah, John Lynch, Jeanne Tripplehorn, Zara Turner
Durata:
99 min
Nazionalità:
Regno Unito, USA
Colore:
Colore

Sherlock Holmes

Sherlock Holmes, il celebre detective londinese, riesce ad assicurare alla giustizia Lord Blackwood, praticante di magia nera. Il Lord viene impiccato, ma prima di morire profetizza il suo ritorno. Dopo qualche tempo infatti la sua tomba viene trovata scoperchiata e Sherlock si ritrova a dover catturare nuovamente il malvagio personaggio. Da appassionato lettore dei romanzi originali di Conan Doyle ero pronto a rimanere deluso di fronte a questo nuovo adattamento. Prendiamo ad esempio il protagonista, Robert Downey Jr caratterizza uno Sherlock Holmes molto diverso dall'originale. Mentre il personaggio letterario è una persona ordinata, seria e fredda (anche emotivamente, dato che le emozioni distraggono dai propri obiettivi), l'Holmes del film è confusionario e disordinato e conduce uno stile di vita quasi bohémien, anche nel modo di vestire. Inoltre, nei libri, l'investigatore è fondamentalmente un uomo di pensiero (anche se vengono citate delle conoscenze nella boxe e nelle arti marziali), mentre la pellicola è costellata da continue scene d'azione e combattimenti. Cambiamento totale, quindi. Eppure l'essenza di Sherlock Holmes è ancora perfettamente riconoscibile. Le ferree deduzioni logiche, il metodo di indagine scientifico, le vaste conoscenze in ogni campo, l'incredibile capacità di travestimento e persino le crisi di astinenza e l'isolamento tra un caso e l'altro sono tutte caratteristiche ottimamente rappresentate. Gli altri personaggi non si fanno notare particolarmente: Watson è caratterizzato in modo da mettere un freno alle stramberie di Holmes, e nonostante i cambiamenti, funziona bene in coppia con il protagonista; Lord Blackwood, l'antagonista, è abbastanza insipido e meno minaccioso del necessario; anche Irene Adler (che nelle opere di Doyle compare solo in un breve racconto) mi è sembrata piuttosto inutile, come se fosse stata inserita solo per creare una tensione romantica con Holmes e una sottotrama adatta ad essere sviluppata nell'ovvio sequel. Nonostante queste carenze nella caratterizzazione psicologica dei personaggi ma grazie ad un protagonista azzeccato, a delle buone scene d'azione, a un'ottima ricostruzione di una Londra sporca e fumosa e ai siparietti comici tra il duo di investigatori abbiamo un divertente film d'intrattenimento, niente d'impegnato e forse un po' troppo azzardato per i puristi di Holmes, ma adatto per passare un paio d'ore divertendosi e magari riscoprendo l'interesse per un grande personaggio della letteratura.
VOTO: 7/10

Se apprezzate il personaggio, vi consiglio la miniserie televisiva Sherlock, trasmessa di recente in Inghilterra, veramente ottima dal punto di vista tecnico e molto più fedele all'originale, anche se ambientata in epoca contemporanea.

Il Cattivo.


Scheda Tecnica
Titolo:
Sherlock Holmes
Regia:
Guy Ritchie
Soggetto:
Arthur Conan Doyle (personaggio), Lionel Wigram (graphic novel)
Sceneggiatura:
Simon Kinberg, Mike Johnson, Anthony Peckham, Guy Ritchie
Anno:
2009
Genere:
Azione, thriller, commedia
Interpreti Principali:
Robert Downey Jr, Jude Law, Rachel McAdams, Mark Strong
Durata:
128 min
Nazionalità:
UK, USA, Australia
Colore:
Colore

Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo

Randle McMurphy è un carcerato che, a seguito di alcuni dubbi sulla sua condizione di salute mentale, viene internato in un manicomio per essere vagliato, ma prenderà la cosa come una specie di vacanza premio, per evitare la prigione. Accortosi del pesante clima che si respira tra quelle mura, cercherà di dare una scrollata agli altri pazienti, spingendoli a ribellarsi agli ordini fortemente repressivi del’istituto, in particolare nei confronti della caporeparto Ratched.
Tratto dal’omonimo romanzo di Ken Kesey, pubblicato negli anni ’60, il film di Milos Forman, uscito una decina di anni dopo, ha una trama piuttosto lineare che, in alcuni momenti, tende a ripetersi, per enfatizzare la monotonia della vita in un ospedale psichiatrico. Tutta la trama è atta a denunciare il trattamento oppressivo e alienante dei manicomi, che invece di dare dignità ai malati mentali, almeno allora, tendeva a ghettizzarli e emarginarli ulteriormente. Il culmine del film viene però raggiunto nelle scene finali, dove ci sono dei significativi ribaltamenti di quello che è il normale svolgimento della storia; colpi di scena, piacevoli e non, che danno un vero significato alla pellicola.
Il lento scorrere di Qualcuno volò sul nido del cuculo, grazie alla sceneggiatura di Hauben e Goldman, insieme alla regia di Forman ed alla fotografia di Wexler, fa nascere un senso di inquietudine che lo spettatore riesce ad espellere solo in alcune scene liberatorie, come la fuga dal manicomio per una clandestina gita in barca organizzata dal protagonista.
Spesso, nel cinema, quando si parla di pazzia, si parla di Jack Nicholson; dopo alcune indecisioni la parte fu affidata a lui, e verrebbe da chiedersi chi altro avrebbe potuto farla di meglio. Accanto a lui altri attori ben calati nella parte di psicotici, tra cui, due giovani e semi sconosciuti DeVito e Lloyd. Protagonista o, volendo, “antagonista” femminile, nel ruolo della caporeparto Ratched, troviamo Louise Fletcher, che vinse, insieme a Nicholson, un oscar per la miglior recitazione, insieme agli altri tre che andarono alla pellicola come miglior film dell’anno, a Forman per la miglior regia e ai due sceneggiatori per la migliore sceneggiatura non originale.
Da quest’opera trae parecchia ispirazione Si può fare, un film italiano del 2008 (ma ambientato giusto qualche anno dopo rispetto a Qualcuno volò sul nido del cuculo), che dalla pellicola di Forman cita svariate scene, ma fa vedere come l’emarginazione dovuta alla malattia mentale può essere vinta grazie a metodi meno malsani rispetto a quelli di McMurphy.

VOTO: 8/10

Il Buono
Scheda tecnica
Titolo:
Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo
Titolo originale:
One Flew Over the Cuckoo's Nest
Regia:
Milos Forman
Soggetto:
Ken Kesey (romanzo)
Sceneggiatura:
Lawrence Hauben, Bo Goldman
Anno:
1975
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Jack Nicholson, Louise Fletcher, Danny DeVito, Christopher Lloyd, Dwight Marfield, Will Sampson
Durata:
133 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Figli delle Stelle

Invitato da un amico e senza aver idea di che cosa trattasse (fatta eccezione per la presenza di Fabio Volo fra il cast) mi sono trovato sulla poltroncina del cinema a vedere le surreali vicende di una cricca di personaggi qualunque consumati da questa società. L'inizio è un po' incerto, qua vengono presentati gli sfortunati personaggi, rispettivamente: Toni, un operaio stufo e un po' imbranato; Marilù una giornalista che cerca di portare sul grande schermo i disagi delle “vittime di questa società”; Ramon, un uomo appena uscito di galera duro ma col cuore tenero; Pepe, un paninaro dell'autogrill sincero e frescone e per finire Bauer, un ricercatore nostalgico del comunismo. Questi personaggi si legano insieme attraverso una serie di complesse dinamiche casuali. Stanchi delle loro condizioni precarie vogliono compiere un gesto folle che possa in qualche modo dare un segno di dissenso e possa risarcire uno dei personaggi dalla morte del coniuge. Ramon che è l'unico ad avere dimestichezza col crimine è la mente del gruppo e il punto di riferimento che sembra riuscire a contenere le varie esuberanze ed errori degl'altri membri della banda. Piano piano però le cose precipitano sempre più vorticosamente in un climax di surreali complicazioni tipiche della commedia. La nostra banda di squinternati si troverà ad affrontare problemi al suo interno (come sempre colpa delle donne) e all'esterno. Si arriva discretamente alla conclusione dell'avventura (che ovviamente non vi dirò) e ad un insolita scena finale. Il film cresce con il progredire del tempo, alcune battute sono ben confezionate ed eleganti, ma non da sobbalzare sulla sedia. Spesso l'ironia assume toni dissacranti nei confronti del lavoro, della politica e delle contraddizioni umane. Ci vengono presentati i “malviventi” come buoni e i politici come cattivi (almeno per la prima parte del film). Il regista ci fa capire come ascoltando gl'altri, anche coloro da cui non ci aspetteremmo nulla, possiamo vedere in maniera più completa il mondo in cui viviamo, i bisogni delle persone. Per quanto riguarda gli attori, ottimi Favino e Battiston, una buona prestazione anche per Tirabassi, meno convincenti Fabio Volo e soprattutto la Pandolfi. Complessivamente il film è discreto, però manca l'incisività, l'intensità, si ha sempre l'impressione che manchi qualcosa e che si poteva fare un po' di più. Forse non un film da cinema ma più adatto per una serata in cui si è attanagliati dalla noia in casa.
Voto 6.5/10

Il brutto



Scheda Tecnica
Titolo:
Figli delle Stelle
Regista:
Lucio Pellegrini
Sceneggiatura:
Francesco Cenni, Lucio Pellegrini, Michele Pellegrini
Anno:
2010
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Fabio Volo, Fausto Maria Sciarappa, Claudia Pandolfi
Durata:
110 min.
Nazionalità:
Italiana
Colore:

Colore

Amici Miei

Oltre alla scomparsa di Nielsen, già omaggiato nella recensione precedente, vogliamo ricordare quella di uno dei più grandi registi che il cinema italiano e non abbia mai avuto: Mario Monicelli, che all’età di 95 anni, si è tolto la vita. Lo vogliamo ricordare parlando di uno dei film che lo ha reso più noto e che ancora oggi influenza la settima arte in terra italica, e la normale vita quotidiana, un po’ come se fosse antani.

Un gruppo di amici non più giovanissimi si diverte ad organizzare burle e scherzi da loro chiamate "zingarate" per evadere dalla monotonia della vita quotidiana. Amici Miei rimane uno dei capisaldi della commedia all'italiana anche dopo anni dalla sua realizzazione. La storia di questo gruppo di distinti signori che, dimenticate le loro vite abituali, partono all'avventura per cercare di rimanere giovani almeno nello spirito è quel genere di storia che è vicina un po' a tutti noi, senza rimanere bloccata in un certo periodo storico. L'amarezza ed il disincanto nell'accorgersi che il tempo scorre via e che difficilmente tutti i nostri sogni di gioventù si avvereranno (basti vedere il conte Lello Mascetti, un nobile decaduto e finito in miseria che stanco della famiglia si trova un'amante appena maggiorenne) è combattuta dalla voglia di ridere e scherzare che torna prepotente a farsi sentire, portando i protagonisti ad organizzare zingarate sempre più complesse: dal convincere gli abitanti di un paesino che le loro case andranno demolite per far posto ad un'autostrada, al fingersi gangster e coinvolgere nel loro giro un povero vecchietto. È quando ci si rende conto che il divertimento è finito, che si sta scherzando per forza, che si ride per non piangere, è qui che l'avventura finisce, e i nostri eroi ripiombano nella realtà. Amici Miei è quindi un film molto divertente, a patto di accettare che tutto finisce, e la malinconia che serpeggia lungo tutta la pellicola ce lo ricorda spesso. Tutto questo discorso non rende però l'idea delle geniali trovate comiche disseminate qua e là lungo tutto il film, scene che rimangono nell'immaginario collettivo, conosciute anche da chi non le ha mai viste: la supercazzola ("Antani, come se fosse Antani, anche per il direttore, la supercazzola con scappellamento!") o le sberle ai viaggiatori in partenza affacciati dai treni vanno citate assolutamente. Il ritmo dell'opera cala parecchio in certi punti, al limite del sopportabile, forse a ricordarci che la vita scorre tra alti e bassi, ma nonostante questo Amici Miei rimane tra le pellicole da ricordare e rivedere, sempre moderna e portatrice di sincere (amare) risate.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Amici Miei
Regia:
Mario Monicelli
Soggetto:
Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
Sceneggiatura:
Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
Anno:
1975
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Duilio Del Prete, Adolfo Celi
Durata:
140 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore

Il Fuggitivo della Missione Impossibile

Per ricordare Leslie Nielsen, un grande della comicità che ci ha lasciati pochi giorni fa, ho scritto questa recensione parlando di un film sconosciuto ai più, ma veramente molto divertente.


Il grande violinista Ryan Harrison si ritrova impegnato in una relazione amorosa con l'affascinante moglie del ricco magnate Hibbing Godurio. In realtà la donna frequenta Ryan solo per attirarlo in una trappola e accusarlo dell'omicidio del marito, che viene trovato morto nel salotto della sua villa. Arrestato dalla polizia, il protagonista evade di prigione deciso a scoprire il colpevole e riscattare la propria reputazione. "Questa è una storia vera. Tratta da fatti realmente accaduti in molti altri film." questa è la frase che appare all'inizio de Il fuggitivo della missione impossibile, film tra i meno conosciuti nella filmografia del grande Leslie Nielsen. E da questa affermazione possiamo capire perfettamente cosa aspettarci dalla visione di questa pellicola. Infatti ci troviamo di fronte ad una parodia de Il fuggitivo, ma che prende in giro molte altre opere, da Titanic a Mission: Impossible, e più in generale tutti gli stereotipi presenti nei thriller e negli action movies. Il ritmo è abbastanza sostenuto, e il difetto principale dei film parodia (la mancanza di trama a causa della volontà di inserire troppe gag slegate tra loro) qui non è presente, certo, la storia non è molto complessa, ma di sicuro non è questo che gli spettatori cercano in un film simile. Il punto di forza sono ovviamente le scene comiche, di cui Il fuggitivo della missione impossibile è veramente zeppo: che siano solo piccoli elementi sullo sfondo o eventi legati alla trama, tutto qui fa ridere. Alcune battute qua e là sono un po' sotto tono (forse anche colpa dell'adattamento, spesso è difficile rendere in italiano modi di dire o riferimenti culturali americani), ma il livello generale si mantiene abbastanza alto, grazie anche ad alcune scene veramente fantastiche (il concerto iniziale e "Attenti, ha una gamba!" sono da ricordare). Non male le prove attoriali, soprattutto di Richard Crenna e di un fantastico Leslie Nielsen, che dà il meglio di sé come solo nella serie di Una pallottola spuntata aveva fatto: le sue espressioni e la sua mimica sono impagabili, alzando notevolmente il livello di una pellicola che senza un protagonista del genere sarebbe solo più che sufficiente.
VOTO: 7,5/10

Ciao Leslie.

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Il fuggitivo della missione impossibile
Titolo originale:
Wrongfully accused
Regia:
Pat Proft
Sceneggiatura:
Pat Proft
Anno:
1998
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Leslie Nielsen, Richard Crenna, Kelly Le Brock
Durata:
87 min
Nazionalità:
Germania/USA
Colore:
Colore

Sanjuro

Continuiamo con un po' di cinema asiatico. Questa volta ci spostiamo in Giappone e parliamo di un opera di uno dei più grandi registi internazionali. Akira Kurosawa. Nove giovani samurai hanno l'obiettivo di sgominare un affare di corruzione che si trova all'interno del loro stato feudale. I nove sono ancora inesperti, irruenti e poco meditabondi. Poco prima di partire per cercare di risolvere la situazione un samurai irrompe casualmente nel luogo dove sono riuniti. Da qui in poi il maturo e originale samurai Sanjuro (da cui prende nome il film) si prenderà a cuore la situazione e guiderà questi giovani nel loro scopo. Sanjuro dimostrerà le sue capacità di stratega e guerriero dai profondi principali morali. Insomma i classici crismi di un samurai. Invece il suo modo di essere, il suo comportamento è strano, inusuale quasi vicino a quello di un vagabondo. Attraverso vari intrighi, la trama si complica un po' e il film lascia spazio al botta e risposta fra “buoni” e “cattivi”. Comunque i minuti scorrono e le battute mischiate ai sanguinosi duelli porta il film fino ad un ottimo finale. Questo film è il sequel di Yojimbo – La sfida de samurai, in cui il protagonista è lo stesso Sanjuro ma le due storie non sono strettamente correlate. Anche l'attore è lo stesso. Toshiro Mifune. La sua recitazione risulta sempre impeccabile, è il suo personaggio a dare sostanza all'intera pellicola. La sfida è superata a pieni voti ed è spettacolare vedere i suoi tic, le sue massime. Non è a caso che Kurosawa lo utilizza per la maggior parte dei suoi film (epocale l'interpretazione nel pluripremiato Rashomon). Dietro queste spade e questi personaggi vengono fornite attraverso la storia dei momenti di riflessione. Seppure i combattimenti sono molti: “le buone spade sono quelle che rimangono nel fodero”, viene dato un forte peso alle vite dei nemici, così come di esso si ha molto rispetto. Viene anche presentata la corruzione dei politici e di come cerchino in ogni modo di pararsi il sedere (mi ricorda qualcosa).
In definitiva un film che non arriva ai massimi picchi de I Sette Samurai dello stesso Kurosawa o de I racconti della luna pallida d'agosto di Mizoguchi ma sicuramente un ottimo film.

Voto 7.5/10

Il brutto

Scheda tecnica
Titolo:
Sanjuro
Titolo originale:
Tsubaki Sanjuro
Regia:
Akira Kurosawa
Soggetto:
Shûgorô Yamamoto
Sceneggiatura:
Ryuzo Kikushima,Hideo Oguni,Akira Kurosawa
Anno:
1962
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Toshiro Mifune, Tatsuya Nakadi, Takashi Shimura
Durata:
96
Nazionalità:
Giappone
Colore:
B/N

Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I

Il signore oscuro Voldemort (o Voi-Sapete-Chi se avete paura di pronunciare il suo nome) sta diventando sempre più potente ogni giorno che passa e la sua morsa si sta stringendo su tutto il mondo magico. Harry, accompagnato dai fedeli amici Ron e Hermione, decide di non frequentare l'ultimo anno di scuola ad Hogwarts, ma di partire per compiere la missione lasciatagli da Albus Silente prima di morire, trovare gli Horcrux (oggetti in cui Voldemort ha rinchiuso frammenti della sua anima per ottenere l'immortalità) e distruggerli, per poi riuscire sconfiggere il potente stregone. Troppo lungo e denso di avvenimenti per essere trasposto in un unico film, Harry Potter e i Doni della Morte, l'ultimo libro della celebre saga, è stato adattato in due pellicole, e in questa recensione si parlerà della prima. Nonostante la suddivisione in due parti e il conseguente aumento del minutaggio totale in cui riversare tutta la storia, anche questa volta parecchie sottotrame o eventi descritti nel romanzo sono stati eliminati o accorciati, per dare spazio alla trama principale. Ma mentre il precedente episodio, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, era fortemente penalizzato dalle scelte di sceneggiatura (mettere in primo piano le relazioni amorose scartando elementi fondamentali della storia), questa volta David Yates ha trovato un equilibro, abbastanza precario per dir la verità, ma funzionante. Il film riesce a reggersi da solo, e risulta abbastanza comprensibile anche da chi non ha letto il libro: certo, mancano parecchi tasselli fondamentali (la famiglia di Silente, una spiegazione più chiara riguardo gli Horcrux o su chi sia Grindelwald, ad esempio), ma la storia prosegue ugualmente, lasciando qualche interrogativo aperto nella testa dello spettatore. Ma se da un lato alcune scelte di adattamento sono state fatte in modo oculato, altre servono solo a complicare ulteriormente il tutto, presentandoci scene senza senso o inutili: Harry che si aggira tranquillo al matrimonio di Bill e Fleur, a Godric's Hollow o addirittura nel Ministero della Magia senza preoccuparsi di nascondersi; Harry e Hermione che ballano (?!); i tre che vengono catturati in un modo completamente stupido da un gruppo di Ghermidori; degli studenti che sull'Espresso per Hogwarts danno degli "sfigati" a dei Mangiamorte. Con una logica meno commerciale e riflettendo un po' di più sulle scelte adatte, il film sarebbe risultato molto più completo e sensato, e sfruttando meglio il tempo a disposizione si sarebbero potuti rendere chiari molti più elementi che lasciati così creano solo dubbi al non lettore. Un discorso a parte se lo merita il breve cortometraggio animato che descrive la storia dei Doni della Morte, cortometraggio che risulta essere uno dei punti migliori di tutto Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I. Nonostante vari difetti quindi Yates è riuscito a conferire una valida atmosfera generale alla pellicola, soprattutto grazie ai paesaggi desolati visitati dai tre e alla forti tensioni che si scatenano tra i personaggi, ottenendo un'opera adatta per fare da preludio agli eventi finali della saga. Ora non ci resta che attendere luglio per assistere alla seconda parte, e sperare che si siano impegnati un po' di più.
VOTO: 6,5/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I
Titolo originale:
Harry Potter and the Deathly Hollows: Part I
Regia:
David Yates
Soggetto:
J.K. Rowling (Romanzo)
Sceneggiatura:
Steve Kloves
Anno:
2010
Genere:
Fantastico
Interpreti Principali:
Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson
Durata:
146 min
Nazionalità:
Regno Unito/USA
Colore:
Colore

Scott Pilgrim vs. The World

Il Cattivo voleva a tutti costi fare questa recensione, ma gli è andata male, visto che dalle sue parti il film non è stato proiettato! La verità è che Scott Pilgrim vs. The World negli Stati Uniti è stato un flop ai botteghini, di conseguenza la Universal, in Italia non ci ha speso molto, tant’è che anche io sono dovuto andare allo spettacolo unico delle 18.30, fate voi!
Canada, in una fredda e noiosa Toronto, Scott Pilgrim è un giovane che suona il basso in una band, conosce Ramona Flowers, della quale si innamora a prima vista. Stare con lei non sarà semplice, dovrà infatti combattere e sconfiggere i suoi 7 ex fidanzati.
La storia è tratta da un fumetto di Bryan Lee O'Malley; della componente fumettistica cerca di mantenere il più possibile: basta guardare il trailer per accorgersi che durante le scazzottate compaiono sullo schermo delle vere e proprie onomatopee.
In realtà tutta la trama all’inizio sembra essere piuttosto surreale, ma dopo un po’ ci si accorge che essendo tutto esagerato, alla fine non lo è nulla. Ci si abitua anche a vedere un mingherlino come Scott sferrare pugni micidiali e non ci si stupisce quando Ramona tira fuori un martello più grosso di lei, per combattere. Inoltre la pellicola è piena zeppa di gag assolutamente esilaranti che alle volte sfiorano anche il nonsense; una su tutte, la scena in cui Scott deve combattere contro un vegano, categoria di persone che viene vista come gente dai poteri sovrumani, proprio per questa loro scelta di vita.
La regia è stata affidata a Edgar Wright, che è riuscito sicuramente a rendere bene il risultato. Le scene risultano sempre frizzanti, mai noiose o banali. Wright ha messo su cellulosa un certo mondo giovanile in modo più che adeguato. Musica indie, continui riferimenti ai videogiochi e imbarazzanti comportamenti post-adolescenziali sono il mix perfetto per creare la figura di un nerd come Scott Pilgrim. La schermata iniziale, con il marchio Universal è “pixellosa” ed accompagnata dalla sigla in 8 bit. Vi basta?
Nel ruolo del protagonista troviamo Michael Cera, al quale vengono affidate sempre un certo tipo di parti, ed anche in questo caso, non riesco ad immaginare qualcuno di meglio al posto suo. Ramona Flowers è interpretata da Mary Elizabeth Winstead, che regge bene la parte di una ragazza ribelle e misteriosa che piano piano si lascerà scoprire. Tra gli altri interpreti troviamo Jason Shwartzman, Mark Webber, Kieran Culkin e Brandon Routh.
La scarsità di incassi di Scott Pilgrim vs. The World è dovuta forse al fatto che il target per questo film è piuttosto limitato; oltre che ad una fascia d’età ben precisa, anche ad una limitata fetta di persone. Di sicuro però, questa fetta di persone non ha nessun motivo per non andarlo a vedere.

VOTO: 7/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Scott Pilgrim vs. The World
Titolo originale:
Scott Pilgrim vs. The World
Regia:
Edgar Wright
Soggetto:
Bryan Lee O'Malley (fumetto)
Sceneggiatura:
Edgar Wright, Michael Bacall
Anno:
2010
Genere:
Azione, commedia
Interpreti Principali:
Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Kieran Culkin, Jason Shwartzman, Ellen Wong, Mark Webber, Alison Pill.
Durata:
112 min
Nazionalità:
USA, Regno Unito, Canada
Colore:
Colore

Benvenuti a Zombieland

A due mesi dall'invasione di zombie avvenuta in America, gli Stati Uniti ora sono solo una terra desolata popolata da non morti a caccia di carne umana. Un ragazzo soprannominato Columbus, sopravvissuto all'epidemia e che è in viaggio per arrivare in Ohio, dove spera di trovare i suoi genitori sani e salvi, incontra lungo la strada Tallahassee, un energumeno a caccia di merendine. I due uniranno le forze per combattere gli zombie. Dopo un anno dall'uscita americana, Benvenuti a Zombieland è arrivato anche in italia (anche se direttamente in dvd), e per fortuna, oserei dire: abbiamo rischiato di perderci uno dei film più divertenti degli ultimi tempi. Parodia (ma neanche molto) dei classici film con gli zombie, la pellicola attinge a piene mani anche e soprattutto dai videogames e dai fumetti. Le orde di zombie da sconfiggere nei modi più assurdi e sanguinosi, la grande varietà di armi usate dai personaggi, le scritte in sovrimpressione che ci ricordano le regole da rispettare per sopravvivere e addirittura qualche inquadratura sono prese di peso dai più famosi videogiochi horror. I protagonisti sono tutti adattissimi al proprio ruolo, e sarà impossibile non immedesimarsi nel malinconico Columbus o non esaltarsi mentre Tallahassee (un fantastico Woody Harrelson) combatte da vero duro i non morti, per poi mettersi a cercare un Twinkie, la sua merendina preferita. La storia scorre veloce senza nessun momento morto (e vorrei anche vedere...), le citazioni sono parecchie, soprattutto dai film più recenti (L'alba dei morti viventi di Zack Snyder in particolare, dati gli zombie che corrono e l'uso comico dello slow-motion), l'umorismo è nero, tanto da mostrarci come le persone obese saranno le prime a morire in caso di apocalisse zombie, dato che non possono fuggire rapidamente. Fantastico il cameo di un famoso attore comico americano che interpreta se stesso nella sua villa californiana, non vi dico chi è, dato che le scene che lo vedono protagonista valgono da sole la visione della pellicola. Benvenuti a Zombieland risulta quindi un film veramente divertente, che nonostante non sia originalissimo (l'argomento era già stato toccato qualche anno fa da L'alba dei morti dementi), riesce a reggersi benissimo in piedi grazie ad un ottimo cast, a make-up e effetti speciali realizzati molto bene e a varie trovate azzeccate (le regole da seguire). E finalmente un film di zombie in cui i protagonisti non sono dei completi idioti!
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Benvenuti a Zombieland
Titolo originale:
Zombieland
Regia:
Ruben Fleischer
Sceneggiatura:
Rhett Reese, Paul Wernick
Anno:
2009
Genere:
Commedia, Horror
Interpreti Principali:
Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Emma Stone, Abigail Breslin
Durata:
81 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Arizona Junior

Herbert è un criminale da quattro soldi, che a furia di essere arrestato si innamora di Ed, la poliziotta addetta alle foto segnaletiche. I due si sposano e vanno a vivere insieme, ma dopo aver scoperto che lei non può avere figli, decidono di rapire uno dei cinque neonati Arizona, figli di Nathan Arizona, un ricco venditore di mobili. A complicare la situazione ci si mettono anche due evasi amici di Herbert che per non farsi beccare dalla polizia si nascondono in casa sua. Dopo un inizio noir con Blood Simple, i Coen cambiano completamente registro, e con Arizona Junior passano alla commedia. Ovviamente rimanendo sempre fedeli a se stessi, e quindi i protagonisti sono uno più stupido dell'altro, anche se animati da buone intenzioni. La trama si intreccia (rimanendo comunque abbastanza lineare per gli standard dei registi) tra numerosi folli personaggi, uno su tutti il motociclista infernale, assurdo e minaccioso. Il viso mono espressivo di Nicolas Cage è perfetto per dar vita ad un Herbert tonto e che sembra non capire cosa gli succede attorno, validi anche gli altri attori, sempre grande (e grosso!) John Goodman, presente anche in numerosi altri film dei fratelli. La trama stenta un po' a decollare nella parte iniziale, a causa di un prologo che sembra dilungarsi un po' troppo, ma dalla parte centrale in poi la pellicola vola letteralmente. Da antologia la sequenza dell'inseguimento per i pannolini, toglie il fiato dalle risate. Altro film riuscito per i Coen e strada spianata per i successivi capolavori.
VOTO: 7/10

Il Cattivo.


Scheda Tecnica
Titolo:
Arizona Junior
Titolo originale:
Raising Arizona
Regia:
Joel Coen, Ethan Coen (non accreditato)
Sceneggiatura:
Joel Coen, Ethan Coen
Anno:
1987
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Nicolas Cage, Holly Hunter, John Goodman, Trey Wilson
Durata:
94 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Æon Flux - Il futuro ha inizio

Che dire? Æon Flux è il tipico film che parte con delle premesse non dico ottime, ma comunque interessanti, per poi finire sostanzialmente in una bolla di sapone… un paio, toh!
2415; l’intera popolazione terrestre è ridotta a circa 5 milioni di persone, in seguito ad una catastrofica epidemia avvenuta nel 2011 a causa di un virus. I superstiti vivono nella città di Bregna, unico luogo rimasto “civile” sulla faccia della Terra; il resto è lasciato alla natura. Bregna sembra essere una città-stato utopicamente perfetta, ma è comunque controllata da una dittatura, seppur apparentemente innocua e pacifica. Æon Flux è la spia, facente parte di una congregazione segreta chiamata Monican, a cui verrà affidato il compito di uccidere Trevor Goodchild, ultimo erede della dinastia di scienziati che in passato trovò la cura per il virus e che ora governa la città. Ma qualcosa non va come dovrebbe…
Visto che le differenze di trama e contenuti tra il film ed il cartoon ideato da Peter Chung sono sostanziali, mi limiterò a parlare solo della pellicola.
L’opera scritta da Phil Hay e Matt Manfredi e girata da Karyn Kusama mette un bel po’ di carne al fuoco, per poi rimanere comunque un po’ superficiale, sia a livello di trama che di interesse complessivo del film. In sostanza è un’opera che non lascia più di tanto. La morale che viene lanciata può essere notevole, ma viene forse esposta in modo sbagliato e lontano dalla quotidianità.
Interessanti invece sono le location futuristiche del film, che vedono come protagonista la città di Berlino. Anche se non costantemente, la fotografia di Stuart Dryburgh si rivela piacevole e alle volte in sintonia con le architetture scelte per l’ambientazione della storia.
Per quanto riguarda il cast, la figura centrale è quella della protagonista, interpretata da un’accattivante Charlize Theron, affiancata Marton Csokas nella parte di Goodchild.
In definitiva è un film di cui si salva ben poco. Insomma, come si suol dire, se ne può fare anche a meno.

VOTO: 5/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Æon Flux - Il futuro ha inizio
Titolo originale:
Æon Flux
Regia:
Karyn Kusama
Soggetto:
Phil Hay, Matt Manfredi
Sceneggiatura:
Phil Hay, Matt Manfredi, Peter Chung
Anno:
2005
Genere:
Fantascienza, Azione
Interpreti Principali:
Charlize Theron, Marton Csokas, Johnny Lee Miller, Sophie Okonedo, Frances McDormand
Durata:
93 min.
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Profondo Rosso

Una famosa parapsicologa tedesca viene uccisa nel suo appartamento a Roma. Nella piazzetta sottostante alla finestra del palazzo, Marc, un pianista che sta rincasando dopo aver suonato in un locale, si accorge del fatto e cerca di intervenire, arrivando però troppo tardi. Da quel momento Marc deciderà di indagare con l'aiuto di Gianna, una giornalista, per catturare l'assassino. Considerato da molti il miglior film di Dario Argento, Profondo Rosso merita buona parte di questa fama. Lo spettatore viene catturato nel complesso intreccio della trama, trovandosi in prima persona a dover sciogliere il bandolo della matassa. Gli indizi sono lì, a disposizione, e chi guarda il film li scopre insieme al protagonista, avvicinandosi sempre più alla soluzione. Ma la suggestione non finisce qui, perchè mentre Marc indaga, l'assassino continua a colpire, cercando di eliminare lo scomodo personaggio che si è messo sulle sue tracce, e la tensione si sente, eccome se si sente! Per tutto il film la sensazione è quella di avere qualcuno alle spalle, che ci segue e che sta per raggiungerci. Le musiche dei Goblin, potenti ed evocative, ci vengono sparate nelle orecchie senza lasciarci la possibilità di riflettere lucidamente e l'uso particolare della macchina da presa (soggettive, rapidi movimenti di camera, riprese raso terra) rende il tutto ancora più intricato e confuso, e al tempo stesso intrigante e coinvolgente. L'unico punto negativo, anche se non è propriamente una mancanza o un difetto, sono gli effetti speciali: terrificanti per l'epoca, ma invecchiati veramente male, con il sangue e le ferite visibilmente artificiali. A parte questo minimo particolare su cui si può tranquillamente sorvolare, Profondo Rosso è un film da brividi assicurati, avvincente e spaventoso, un classico da vedere assolutamente.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Profondo Rosso
Regia:
Dario Argento
Soggetto:
Dario Argento, Bernardino Zapponi
Sceneggiatura:
Dario Argento, Bernardino Zapponi
Anno:
1975
Genere:
Giallo, Thriller, Horror
Interpreti Principali:
David Hemmings, Daria Nicolodi, Macha Méril, Gabriele Lavia
Durata:
126 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore

Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e Ancora Primavera

Kim Ki-duk questa volta ci porta su una specie di palafitta galleggiante immersa in un lago in mezzo alla natura nella Corea del Sud. In questo luogo dimenticato dalla civiltà, si snodano le vite di due monaci. Ogni età della vita viene rappresenta e descritta attraverso una stagione. La fanciullezza con cui si apre il film è presentata dalla primavera. In questa età il bimbo viene educato da un Maestro, che gli insegna i precetti base della spiritualità attraverso la vita di tutti giorni e insegnamenti pratici. La seconda stagione è l'estate, qua il fanciullo è diventato un ragazzo e l'equilibrio che fin ora era rimasto stabile verrà sbilanciato da una donna, da un amore. Un amore che provocherà grosse problematiche. Poi sarà il tempo dell'autunno, il periodo della presa di coscienza, dell'abbandono e del pentimento. Questa è la parte dove probabilmente vi è maggiore condivisione da parte dei due monaci, dove verrà deciso il futuro. Poi abbiamo l'inverno che è la maturità, il momento in cui il giovane pentito diventerà il dedito monaco che affina gli insegnamenti ricevuti per poterli insegnare nuovamente. Cosa che avverrà con la nuova primavera, momento in cui un nuovo bambino verrà inserito in questo sentiero.
Kim Ki-duk ci presenta attraverso le immagini e il tempo le varie emozioni. Ci dimostra il cammino di un uomo attraverso le esperienze del tempo. La crescita, gli errori e la riappropriazione di ciò che siamo e ciò che abbiamo intorno. L'utilizzo dei dialoghi è veramente minimale, un classico per i film orientali, ma qui maggiormente presente perché non se ne sente il bisogno e perché Kim Ki-duk nasce prima come pittore e poi come regista. Sicuramente la location ricavata da un lago di Tawain è spettacolare e si accompagna con le sue stagioni alle mutazioni del cuore.
Si trovano diverse analogie con il libro Siddharta, (l'amore per una donna che lo porta lontano dal suo cammino, oppure il tentato suicidio) cioè il viaggio della vita per ottenere la pace.
Certo è che non è un film per tutti i palati, per tutti i gusti, ma se si è nello spirito giusto e con la voglia di restare in ascolto col cuore, con gl'occhi, troveremo delle lezioni interessanti e un modo di raccontare e di essere molto diverso da quello occidentale. Qualcosa che può aiutarci a comprendere noi stessi e ciò che abbiamo intorno.

Voto: 7.5/10

Il Brutto

Scheda Tecnica
Titolo:
Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e Ancora Primavera
Titolo originale:
Bom yeoreum gaeul gyeoul geurigo bom
Regia:
Kim Ki-Duk
Sceneggiature:
Kim Ki-Duk
Anno:
2003
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Oh Young-su, Kim Ki-duk, Kim Young-min
Durata:
103 min
Nazionalità:
Corea del Sud
Colore:
Colore

Ritorno al Futuro

Siamo nel 1985, Marty McFly è un adolescente come tanti altri, quando un suo strambo amico, il dottor Emmett "Doc" Brown, gli chiede di assisterlo in un suo esperimento scientifico. Si tratta di una macchina del tempo, costruita partendo da una DeLorean e alimentata a plutonio. Ovviamente il pericoloso carburante non si trova nella drogheria sotto casa, e infatti Doc ha dovuto rubarlo a dei terroristi libici, che sopraggiungono sul luogo dell'esperimento. Nel trambusto successivo, Marty si ritrova nella macchina e senza volerlo viaggia nel tempo fino a 30 anni prima senza possibilità di tornare indietro. Primo episodio della celebre trilogia, Ritorno al futuro è ormai un film di culto, grazie alla moltitudine di appassionati presenti ovunque nel mondo. È difficile parlare di una pellicola del genere, che sembra non avere difetti, e forse non li ha: grazie ad una sceneggiatura ad orologeria, dove ogni minimo particolare si incastra al posto giusto, a dei dialoghi fantastici, di cui andrebbe citata ogni singola battuta, a gag e scene divertentissime, tra doppi sensi ed incasinati paradossi temporali, ad attori perfetti nelle loro parti (nessuno meglio di Christopher Lloyd poteva interpretare uno scienziato così perfettamente squinternato, tra gestualità folli e occhi sbarrati) e ad una colonna sonora epica e coinvolgente, il film diverte in modo intelligente per tutte le due ore di durata. L'ambientazione degli anni '50 è ricreata minuziosamente, con tanto di musiche d'epoca a coronare il tutto. Ritorno al futuro alla prima occhiata non sembrerebbe un film che vuole trasmettere un messaggio o una morale, ma i temi trattati non sono per nulla banali, mostrandoci che il futuro non è ancora scritto e che possiamo cambiarlo con le nostre azioni. Ma morale a parte, questo rimane uno dei film più divertenti e coinvolgenti che abbia mai visto (grazie anche alle mille citazioni, curiosità o collegamenti con le pellicole successive), che si regge in piedi benissimo da solo, ma che è ancora meglio visto con i suoi due seguiti, che danno un senso di completezza all'opera. E la versione rimasterizzata vista al cinema in occasione del venticinquesimo anniversario riesce a migliorare ancora, se possibile, un film che dovrebbe essere visto da tutti, nessuno escluso.
VOTO: 8,5/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Ritorno Al Futuro
Titolo originale:
Back To The Future
Regia:
Robert Zemeckis
Sceneggiature:
Robert Zemeckis, Bob Gale
Anno:
1985
Genere:
Commedia fantascientifica
Interpreti Principali:
Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Crispin Glover, Thomas F. Wilson
Durata:
117 min
Nazionalità:
Usa
Colore:
Colore

Django

Un pistolero vestito in uniforme nordista arriva in un fangoso paesino sulla frontiera messicana trascinando dietro di sé una bara. Da anni in quel luogo si fronteggiano due fazioni, quella messicana guidata dal generale Hugo e quella sudista capeggiata dal maggiore Jackson, e Django, questo il nome del pistolero, sembra avere qualche conto in sospeso con quest'ultimo. Per molti versi simile a Per un pugno di dollari (il cowboy solitario, una guerra tra bande rivali, una donna contesa), questo film parte però da un presupposto diverso, che cambia parecchie delle carte in tavola: il protagonista questa volta non è spinto dalla volontà di guadagnare montagne di dollari, ma da qualcosa di più viscerale, il desiderio di vendetta. Django non è interessato alle donne o al guadagno facile, ma è spinto solo dalla necessità di vendicarsi per poter lasciare alle spalle il suo passato misterioso. Questo conferisce alla pellicola un tono molto diverso da quella di Leone, esasperandone gli elementi innovativi, la violenza in primis, che tra stragi, pestaggi e torture è ben presente lungo tutta la durata del film. L'antieroe fondamentalmente simpatico che era Clint Eastwood diventa un personaggio triste e solitario, disposto a tutto pur di raggiungere il proprio scopo, e che non è interessato ad aiutare nessuno, nemmeno la donna che si è innamorata di lui. Il film è pervaso da un'atmosfera cupa e malinconica, grazie anche alle ambientazioni scelte ad hoc: paesaggi silenziosi, deserti e desolati, quasi spaventosi nella loro freddezza. Ottime le interpretazioni degli attori, primo su tutti Franco Nero nel ruolo del protagonista, che contribuisce a formare l'idea di pistolero solitario dagli occhi di ghiaccio che tutti noi conosciamo. Con Django, Sergio Corbucci dirige alla grande un film fondamentale per il genere western, tanto da dare origine a un seguito ufficiale chiamato Django 2 - Il grande ritorno, a più di trenta sequel non ufficiali che sfruttarono il nome Django, e ad un riadattamento da parte del regista Takashi Miike, che ha diretto il suo Sukiyaki Western Django rivisitando gli stereotipi classici degli spaghetti western in ottica giapponese (si, avete capito bene, cowboy con le katane!).
Quindi un film da vedere obbligatoriamente per gli appassionati di western all'italiana, ma che merita una visione anche solo per scoprire uno dei lavori più riusciti di uno dei filoni più importanti del cinema nostrano.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Django
Regia:
Sergio Corbucci
Soggetto:
Franco Rossetti, Sergio Corbucci, Bruno Corbucci
Sceneggiatura:
Sergio Corbucci, Franco Rossetti
Anno:
1966
Genere:
Western
Interpreti Principali:
Franco Nero, José Bódalo, Loredana Cappelletti, Eduardo Fajardo
Durata:
94 min
Nazionalità:
Italia, Spagna, Francia
Colore:
Colore

Secret Window

In una bella casa in mezzo alla campagna di fronte a un lago vive lo scrittore Mort. In una condizione di degrado e leggera misantropia tenta di trovare l'ispirazione per un nuovo libro. Questa situazione è in gran parte dovuta alla moglie che ha chiesto il divorzio e ora vive con un'altro uomo. Un bel giorno arriva un certo Shooter, un uomo di campagna che accusa Mort di aver copiato un suo racconto: Secret Window. Mort sa di essere il vero inventore del racconto e cerca di far capire al bovaro Shooter che si sbaglia. Shooter però non è uno con cui si può ragionare e poco alla volta da dimostrazione della sua follia implacabile. Le azioni si susseguono sempre più vorticosamente e efferatamente fino al gran finale.
La fortuna di questo film è la scelta dell'attore protagonista. Jhonny Depp. Difatti la storia è un po' fiacca e la scelta di un attore che porti su se stesso l'attenzione permette al film di guadagnare qualche punto. Turturro scelto per interpretare Shooter sembra non trovarsi completamente a suo agio in questa parte, ma riesce comunque a svolgere in maniera sufficiente il suo lavoro. Sicuramente valida è la fotografia e azzeccate alcune inquadrature che tengono abbastanza vivo il ritmo del film.
Come in molti altri film ci viene mostrata la follia e le sue sfaccettature. Come le piccole cose con le dovute spinte e le giuste situazioni ci portino all'esasperazione. Certo è abbastanza evidente l'esagerazione delle situazioni per rendere più godibile il film. Manca però lo stile, la forza trasmissiva. Alla fine dei conti viene quindi da pensare che il film rispecchi proprio lo stile dei libri di Stephen King, ovvero una produzione non troppo curata ma possibilmente legata ad un successo commerciale.
Un prodotto mediocre, senza infamia e senza lode.

Voto: 6/10

Il brutto

Scheda Tecnica
Titolo:
Secret Window
Titolo originale:
Secret Window
Regia:
David Koepp
Soggetto:
Stephen King
Sceneggiature:
David Koepp
Anno:
2004
Genere:
Thriller
Interpreti Principali:
Jhonny Depp, John Turturro, Maria Bello
Durata:
97 min
Nazionalità:
Usa
Colore:
Colore

Blood Simple - Sangue Facile

Quando Marty scopre grazie ad un investigatore privato che la moglie lo tradisce, decide di commissionare al suddetto investigatore l'omicidio della coppia, ma le cose non andranno secondo i piani. Opera prima dei fratelli Coen, Blood Simple - Sangue Facile, va subito al sodo. La storia scorre velocemente, mantenendo lo spettatore attento a quello che succede sullo schermo; i personaggi non saranno molto approfonditi, ma la trama ben costruita e i colpi di scena improvvisi reggono bene per tutta la durata della pellicola. Molti dei temi approfonditi in futuro dai Coen (la violenza inutile, le scelte stupide che causano intricatissime e inaspettate conseguenze) si notano già in questo film dalle tinte noir, rafforzate da un forte uso delle ombre: spesso i personaggi rimangono avvolti nell'oscurità, come a sottolineare che nessuno di loro è affidabile e che tutti tramano alle spalle degli altri, che sia per tradire il marito, per assassinare la moglie infedele o per guadagnare soldi facili, ognuno ha qualcosa da nascondere, e per cui probabilmente è disposto ad uccidere. Debutto con il botto quindi per i Coen che con questo film dimostrano subito di cosa sono capaci e iniziano a tracciare la strada che percorreranno con i loro futuri lavori.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.


Scheda tecnica
Titolo:
Blood Simple - Sangue Facile
Titolo originale:
Blood Simple
Regia:
Joel Coen (Ethan Coen non accreditato)
Sceneggiatura:
Joel Coen, Ethan Coen
Anno:
1984
Genere:
Drammatico, Thriller
Interpreti Principali:
John Getz, Frances McDormand, Dan Hedaya, M. Emmet Walsh
Durata:
99 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Il Cavaliere Oscuro

Ero scetticissimo prima della visione de Il cavaliere oscuro, previa visione di Batman begins; certo, Cristopher Nolan è una garanzia, ma Batman, come personaggio non mi ha mai attirato tanto. Anche i due film girati di Tim Burton non mi avevano entusiasmato così tanto, giusto un po’ quello con Pingiuno. E invece mi son dovuto ricredere!
In questo episodio l’uomo pipistrello si trova ad affrontare il Joker, lo psicopatico dal volto dipinto, diventato già un’icona del cinema e non. Ad aiutare l’eroe ci saranno Harvey Dent, il procuratore distrettuale osannato da tutti i cittadini e Jim Gordon, commissario che non si fa abbindolare dalla corruzione. Lo scopo del Joker, la cui unica regola è quella di non avere regole, è quello di far rinnegare a Batman l'unico suo principio: non uccidere mai nessuno.  Il criminale sarà appoggiato dalla mala, il cui obiettivo, invece, è quello di eliminare l'eroe mascherato, che sembra aver reso Gotham City una città meno pericolosa, a differenza di quella che è sempre stata la sua fama.
Il film di Christopher Nolan ci mostra un altro eroe mascherato: a differenza degli altri episodi – come i due di Burton o Batman begins, dello stesso Nolan –, in questo film c’è una morale più alta. Di solito le storie che hanno come protagonisti gli eroi dei fumetti finiscono per essere la classica lotta tra buono e cattivo con una trama più o meno complessa a fare da collante. In questo caso la trama è semplice, ma il messaggio che il film vuole lanciare, al di là delle figure che vengono usate, è piuttosto forte.
Il regista ha lavorato sia al soggetto che alla sceneggiatura, aiutato da David Goyer nel primo e dal fratello Jonathan nella seconda. La regia è di grande impatto: largo uso di carrellate; immagini forti e grande abilità nella valorizzazione dei personaggi.
Christian Bale, devo dirlo sinceramente, non è un attore che mi entusiasma, non che lo ritenga scarso, ma mi da come l’idea di essere piuttosto gasato; inoltre il doppiaggio di Claudio Santamaria non fa bene il suo dovere: l’attore italiano ci da una voce ed una parlata estremamente naturale, e questo sarebbe un pregio, se non ci si aspettasse già qualcosa di più impostato da parte di una persona come Bruce Wayne. Chi la fa da padrone, non c’è neanche bisogno di dirlo, è Heat Ledger, nella parte di Joker, acclamato dalle folle di spettatori e ingigantito anche dalla prematura morte dell'attore alla fine delle riprese del film; estremamente valorizzante il doppiaggio di Adriano Giannini per il folle criminale. Ottima anche l’interpretazione di Gordon da parte di Gary Oldman, attore di grande talento. Ritroviamo anche Michael Caine, già affianco a Bale in The prestige, nella parte del maggiordomo di casa Wayne.
Gli ultimi minuti del film ci snocciolano quella che è la morale forte di questa pellicola: morale che, in questo caso, è circoscritta ad una città e ad una cittadinanza, ma che può benissimo essere ampliata su molti campi diversi.

VOTO: 8/10

Il Buono



Scheda tecnica
Titolo:
Il Cavaliere Oscuro
Titolo originale:
The Dark Knight
Regia:
Christopher Nolan
Soggetto:
Christopher Nolan, David S. Goyer
Sceneggiatura:
Christopher Nolan, Jonathan Nolan
Anno:
2008
Genere:
Azione, crimine, drammatico, thriller
Interpreti Principali:
Christian Bale, Heat Ledger, Aaron Eckhart, Maggie Gyllenhaal, Gary Oldman, Michael Cane
Durata:
152 min
Nazionalità:
USA, Regno Unito
Colore:
Colore

Snatch - Lo Strappo

Seppur i toni siano prevalentemente quelli di una Londra piuttosto grigia, Snatch è un film assolutamente brillante!
La storia è quella di un gruppo piuttosto assortito di personaggi le cui azioni ruotano intorno ad un diamante di grosso valore. L’intreccio è talmente fitto che neanche dopo la seconda visione del film si ha un’idea precisa di come si svolga l’intera vicenda. Il fulcro centrale è quello dei combattimenti clandestini di boxe, e Turco, protagonista principale e narratore del film, si troverà a dover sbrogliare la matassa dei diversi casini che si verranno a creare. Un universo composto da zingari dal pugno forte, boss crudeli, rapinatori improvvisati e spietati killer.
L’intreccio denso è una delle caratteristiche dei film di Guy Ritchie, che in questa pellicola arriva al culmine della sua maestria. I personaggi sono caratterizzati in modo impeccabile, dai comportamenti all’abbigliamento. Le situazioni che si creano sono al limite dell’assurdo, ma tutte verosimili. La volgarità è un po’ gratuita, ma non forzata, ricordiamoci comunque che è un film popolato sostanzialmente dalla malavita. La trama si alterna in momenti esilaranti, momenti di puro cinismo e momenti che toccano anche la sfera emotiva.
Notevole la fotografia e azzeccati i vari ralenti od accelerazioni, tipiche dell’estetica del regista inglese.
Gli attori che popolano il film sembrano praticamente fatti apposta. Menzione obbligatoria per Jason Statham, attore che apprezzo sempre tantissimo, nei panni del Turco; Brad Pitt, altro personaggio forte all’interno della pellicola, nel ruolo di Mickey lo zingaro; inoltre troviamo nel cast Alan Ford, Vinnie Jones e Benicio Del Toro.
Vivamente consigliata la visione di questo film dove ogni personaggio lavora per sé, cercando di sfangarla, di imbrogliare il prossimo e, possibilmente, di non lasciarci le penne.

VOTO: 7/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Snatch – Lo strappo
Titolo originale:
Snatch
Regia:
Guy Ritchie
Soggetto:
Guy Ritchie
Sceneggiatura:
Guy Ritchie
Anno:
2000
Genere:
Commedia, crimine
Interpreti Principali:
Jason Statham, Brad Pitt, Stephen Graham, Alan Ford, Vinnie Jones, Benicio Del Toro
Durata:
104 min
Nazionalità:
Regno Unito, USA
Colore:
Colore

Quarto Potere

Solo, nella sua enorme villa, il magnate Charles Foster Kane, muore pronunciando come ultima, enigmatica parola il nome Rosabella. Un giornalista decide quindi di indagare sulla vita del facoltoso personaggio, intervistando le persone che gli sono state più vicine e cercando di capire chi fosse la misteriosa Rosabella. Con Quarto Potere ci troviamo di fronte ad uno dei film più importanti della storia della cinematografia mondiale. Diretto, prodotto e interpretato da Orson Welles (della serie: se vuoi le cose fatte bene te le devi fare da solo, grande Orson!), che diventa quindi il primo regista ad ottenere l'importanza totale come autore della pellicola, Quarto Potere potrebbe tranquillamente essere un film contemporaneo. La storia personale di Kane non è presentata in ordine cronologico, ma ripercorsa in modo casuale e frammentario, con continui flashback, e addirittura la ripetizione di eventi visti da punti di vista differenti. Welles lascia a noi il compito di riordinare i pezzi del puzzle di una vita solitaria vissuta accumulando tutto ciò che il denaro può comprare, per capire cosa ha reso Kane l'uomo che è diventato. Registicamente il film è una perla: per la prima volta viene data importanza ai piani sequenza, che sembrano spingere lo spettatore nella storia, aiutati da movimenti di macchina e usi particolari della cinepresa, abbandonando la leggibilità classica dell'immagine e puntando invece a trasmettere le emozioni che il protagonista tende a trattenere dentro di sé Fondamentale anche l'uso della prospettiva e della profondità di campo, che danno agli sfondi una rilevanza mai usata fino a quel momento. Enormi e sfarzose stanze deserte o piene di oggetti accatastati, vetrate e specchi che mostrano la scena da angoli diversi in un gioco continuo di riflessi, manifesti elettorali giganteschi alle spalle del protagonista, porte che si aprono su altre porte in una prospettiva quasi infinita, tutto è pensato e costruito per rappresentare al massimo la centralità e quindi la personalità del protagonista. Per non parlare della fotografia (e invece ne parlo): le luci sono fondamentali nel costruire le scene, dando un forte impatto visivo, illuminando determinati oggetti o personaggi e tagliandone e marcandone altri con le ombre; anche con questo elemento si abbandona l'immediatezza del cinema precedente, preferendogli un modo più artistico di usare l'illuminazione. Quarto Potere è un'opera d'arte a tutto tondo, e per di più è stato fondamentale per l'affermazione della figura del regista nelle realizzazione dei film, sdoganandolo dalle scelte popolari delle case di produzione e dandogli la possibilità di rappresentare i propri sentimenti e il proprio pensiero. Questi sono i film che mi fanno venire la voglia di lavorare nel mondo del cinema.
VOTO: 10/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Quarto Potere
Titolo originale:
Citizen Kane
Regia:
Orson Welles
Soggetto:
Orson Welles
Sceneggiatura:
Orson Welles, Herman J. Mankiewicz
Anno:
1941
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloane
Durata:
119 min
Nazionalità:
USA
Colore:
B/N

Inception

Che Christopher Nolan sia particolarmente folle ormai è risaputo, basti citare Memento o The prestige. Con Inception però le cose si complicano un po’ a livello di trama.
Dom Cobb è il più abile degli estrattori, persone che hanno la capacità di infiltrarsi nei sogni altrui per recuperare informazioni dal subconscio. Dopo un’operazione fallita gli viene commissionato un lavoro particolare: invece di rubare dei dati, deve fare l’operazione inversa, innestare un’idea (da qui il titolo del film). Si forma così una squadra di professionisti, ognuno con un compito ben preciso, per portare a termine la missione. Ovviamente la cosa si complicherà più del dovuto, soprattutto a causa dell’interferenza dei sogni e dei ricordi di Cobb.
Guardando il film, una delle prime impressioni che si hanno è che sicuramente c’è un fortissimo richiamo a Matrix, non solo a livello contenutistico.
La pellicola di Nolan è notevole: dal punto di vista della regia è un lavoro ben fatto, piuttosto interessate, largo uso – ma non abuso – di effetti speciali e trovate notevoli. È però inevitabile una critica negativa allo spessore della sceneggiatura: il tema dei sogni strutturati a matrioska (un sogno nel sogno, e così via) è molto interessante, ma forse viene dato troppo per scontato lasciando troppo spazio alle scene d’azione. La componente psicologica del film dovrebbe essere fortissima, specie trattandosi della sfera onirica, ed invece allo spettatore viene spiegato il “cosa”, ma poco il “come” ed il “perché”, e il regista si lascia andare a troppi colpi di pallottole e inseguimenti. In pratica, in alcuni momenti si ha l’idea che lo scopo fosse quello di fare un film d’azione infarcito di una componente metafisica.
Proprio come nei due film citati all’inizio di questa recensione, il fattore scatenante delle complicazioni nello svolgimento della storia è l’amore, cui il regista sembra tenere particolarmente.
Buona la recitazione di Leonardo DiCaprio e Marion Cotillard, attrice dotata di una forte sensualità; un po’ fiacca, ma probabilmente già da copione, la parte di Ellen Page (alias Juno) che viene presentata come una figura centrale, il quale ruolo viene un po’ lasciato in sospeso con lo scorrere della pellicola.
Ci tengo a precisare che mi ha entusiasmato abbastanza per la sua parte più intellettuale, ma, come ho già detto, dopo averlo digerito bene ci si può rendere conto che proprio questa parte avrebbe potuto essere approfondita maggiormente. Complessivamente un lavoro più che sufficiente, ma dal quale ci si aspettava qualcosina di più.

VOTO: 7,5/10

Il Buono


Scheda tecnica
Titolo:
Inception
Regia:
Christopher Nolan
Soggetto:
Christopher Nolan
Sceneggiatura:
Christopher Nolan
Anno:
2010
Genere:
Fantascienza, thriller, azione
Interpreti Principali:
Leonardo DiCaprio, Ellen Page, Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt
Durata:
148 min
Nazionalità:
USA, Regno Unito
Colore:
Colore

Black Rain - Pioggia Sporca

Se pensate che Ridley Scott sia una garanzia come regista vi sbagliate, questo film né è un esempio. Certo nella sua carriera ha sfoggiato film di grande spessore come Blade Runner, I duellanti o il più recente American gangster eppure la sua filmografia è costellata anche da film che sono un po' meno brillanti come Le crociate oppure per l'appunto Black Rain. Protagonista della scena è Michael Douglas che interpreta il ruolo di un poliziotto geniale quanto impulsivo di nome Nick Concklin. Inguaiato in problemi giudiziari, si trova insieme al collega Charlie Vincent (Andy Garcia) in un locale in cui è in corso un accordo fra mafia americana e yakuza giapponese. Il boss mafioso viene assassinato dallo yakuza giapponese Sato, che però verrà immediatamente catturato e chiamato a scontare la pena in Giappone. Proprio Nick e Charlie saranno incaricati di riportalo in patria, ma con un escamotage i due poliziotti verranno fregati consegnando il detenuto alle persone sbagliate. Da qui inizierà la caccia all'uomo per Osaka, la metropoli giapponese. La trama non è proprio irresistibile e non si fatica a capire le scene che seguiranno e come la storia andrà a finire. Tanti, troppi i clichè che vi si trovano, quasi da assomigliare ad un B-movie, anche se non voluto. Inoltre essendo una pellicola dell'89, le atmosfere così come le motociclette ricordano proprio quel periodo kitch. Si salva la regia, la colonna sonora e l'interpretazione di Garcia. La fotografia buona ma ricalca pesantemente Blade Runner e le sue insegne luminose. Insomma un film insipido, che vuol essere crudo ma manca di credibilità, che ricerca stile e atmosfere alla Blade Runner ma non ci riesce. Volete un consiglio? Concentratevi su altri dei suoi film se volete vedere le vere potenzialità di questo regista.

Voto: 5/10

Il Brutto

Scheda tecnica
Titolo:
Black Rain - Pioggia Sporca
Titolo originale:
Black Rain
Regia:
Ridley Scott
Sceneggiatura:
Craig Bolotin
Anno:
1989
Genere:
Poliziesco
Interpreti Principali:
Michael Douglas, Andy Garcia, Ken Takakura
Durata:
115 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore