L'Uomo Senza Sonno

Trevor Reznik è un giovane operaio che non riesce a dormire da un anno. Fisicamente deperito e psicologicamente instabile, inizia ad avere alcune strane allucinazioni e perdite di memoria. Come se non bastasse crede di essere il bersaglio di un complotto…
L’uomo senza sonno (unica eccezione italiana; in ogni altra lingua si è adottata la traduzione dell’originale The Machinist) è un thriller dalla fortissima carica psicologica, uno di quei film che non manca di tenere teso il filo dell’inquietudine dall’inizio alla fine. Pochi colpi di scena, ma ben piazzati. Flash back e visioni che piano piano scavano nel passato del protagonista.
Equilibrato e lucido il regista Brad Anderson che cura l’estetica del film in modo minuzioso. I toni cromatici del film sono a metà tra il freddo e lo spento: niente di meglio per rendere l’idea di una percezione nebulosa e piatta della realtà.
Nei ruolo di Reznik troviamo un magrissimo Christian Bale, che per la realizzazione del film, datato 2004, è arrivato a pesare 54 chili, dovendo poi riacquistare una discreta massa muscolare per interpretare Bruce Waine per le riprese di Batman Begins. Ancora una volta le doti attoriali di Bale non mancano di emergere… forse l’unica scelta sbagliata è stata quella di affidare a Tonino Accolla la sua voce italiana.
Un film che non ha molte pretese ma che, nel suo piccolo, è un prodotto molto ben confezionato: ottima compenetrazione di trama, psicologia e aspetto estetico.

VOTO: 7,5/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
L’uomo senza sonno
Titolo Originale:
The Machinist
Regia:
Brad Anderson
Sceneggiatura:
Scott Kosar
Anno:
2004
Genere:
Thriller, drammatico
Interpreti Principali:
Christian Bale, Jennifer Jason Leigh, Aitana Sánchez-Gijón, John Sharian
Durata:
101 min
Nazionalità:
Spagna
Colore:
Colore

Il Dittatore dello Stato Libero di Bananas

Fielding Mellish è un giovane collaudatore industriale di New York, nevrotico ed insicuro. Un giorno conosce Nancy, un'attivista che lo fa innamorare ma che presto lo abbandona, gesto che spinge il disperato Fielding ad andare nel Bananas, uno stato dell'America del Sud in cui un crudele dittatore sta fronteggiando un piccolo manipolo di ribelli che combattono per la democrazia. Il dittatore dello stato libero di Bananas è uno dei primi film di Woody Allen, e, fin dai primi minuti della pellicola, in cui un cronista sportivo commenta in diretta tv l'assassinio del presidente del Bananas, è chiaro il tono generale della storia. Allen si lascia andare senza freni, proponendoci un film con pochi contenuti (si, c'è un po' di satira sui rapporti degli Stati Uniti con dittatori vari, ma poca roba) ma molte risate, infilando una gag dietro l'altra e dialoghi surreali memorabili. Il tipo di commedia che si ottiene è molto simile a quelle dei fratelli Marx, anarchica e assurda, con addirittura lo stesso Allen che richiama spesso gli atteggiamenti e i movimenti di Groucho Marx. I momenti da ricordare sono parecchi, ma le parti migliori sono senza dubbio l'inizio e la fine, con una parodia di una tv che cerca spettacolo in ogni cosa e un processo-farsa che è un delirio assoluto di sequenze comiche a raffica. La parte centrale fa calare un po' il ritmo a causa di alcune gag che risultano un po' vecchiotte, ma non appesantisce troppo la visione, assicurando comunque parecchie risate. Il dittatore dello stato libero di Bananas è un film leggero e scanzonato, assurdo e divertente, adatto per conoscere un Woody Allen più giovane e meno "impegnato".
VOTO: 6,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Il dittatore dello stato libero di Bananas
Titolo Originale:
Bananas
Regia:
Woody Allen
Soggetto:
Woody Allen, Mickey Rose
Sceneggiatura:
Woody Allen, Mickey Rose
Anno:
1971
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Woody Allen, Louise Lasser, Jacobo Morales
Durata:
82 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Essi Vivono

John Nada è un giovane disoccupato che si sposta a Los Angeles in cerca di lavoro. In seguito ad una serie di eventi, viene in possesso di un paio di particolari occhiali da sole che gli mostrano il mondo per quello che in realtà è: fra la popolazione ci sono alcuni alieni che hanno assunto sembianze umane – ma le cui vere fattezze (visibili solo attraverso gli occhiali) sembrano quelle di cadaveri – che controllano le menti attraverso messaggi subliminali sui cartelloni, negli spot e sulle riviste. John, aiutato dall’unico amico che ha trovato nella nuova città, inizierà una lotta per fermare il controllo alieno sulla razza umana.
Ovviamente quella degli alieni è una scusa presa apposta per sferrare una palese accusa nei confronti del consumismo sfrenato che la società odierna ci impone. “Obbedite”, “Sposatevi e riproducetevi”, “Io sono il tuo dio” scritto sulle banconote: sono questi alcuni dei messaggi subliminali da cui Carpenter ci mette in guardia.
Essi vivono, tratto da un racconto, mantiene un perfetto stile carpenteriano. Seppur le atmosfere losangeline siano un po’ più “solari”, stilisticamente non c’è differenza con 1997: Fuga da New York. Atmosfere che comunque mutano all’indossare degli speciali occhiali: tutto diventa un piatto e freddo “film” in bianco e nero, per accentuare le scritte subliminali nere su fondo bianco.
Gli attori protagonisti non sono celebri, forse per evitare raffigurazioni particolarmente eroiche e mettere in mano la rivolta ad un normale cittadino medio. Le prestazioni non sono fenomenali, ma è una cosa di cui non si sente il bisogno, essendo già presente una trama ed una morale ben solide a sorreggere il film.

VOTO: 8/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
Essi vivono
Titolo Originale:
They live
Regia:
John Carpenter
Soggetto:
Ray Nelson (racconto breve)
Sceneggiatura:
John Carpenter
Anno:
1988
Genere:
Horror, fantascienza
Interpreti Principali:
Roddy Piper, Keith David, Meg Foster
Durata:
93 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Kung Fusion

Sing è un teppistello che si finge membro della Gang delle Asce per ottenere il rispetto dei poveri residenti del Vicolo dei Porci. Quando Fratello Sum, capo della vera gang lo scopre e attacca il vicolo pensando di poter sconfiggere facilmente gli abitanti, alcuni di loro si rivelano essere dei potenti maestri di arti marziali. Sum farà di tutto per prendere il controllo del quartiere, arrivando persino ad ingaggiare i più pericolosi assassini, e il buon Sing si ritroverà in mezzo ai guai, spinto dalla sua voglia di diventare un vero gangster. Dopo il successo internazionale di Shaolin Soccer, Stephen Chow torna sul grande schermo con una commedia simile, mostrando ancora il suo amore per le arti marziali. Questa volta Chow non le declina attraverso un sport come nel film precedente, ma ci si dedica senza mezzi termini, ottenendo una pellicola che è al contempo una parodia e un grande omaggio al genere. Uno dei grandi pregi dei registi orientali è quello di saper coniugare stili cinematografici diversi nella stessa opera, e Chow non è da meno, passando da combattimenti che citano classici del cinema cinese (ad un certo punto Sing è vestito come Bruce Lee in I tre dell'Operazione Drago e combatte come lui) a scontri che omaggiano il cinema americano (su tutti Matrix, il cui coreografo è lo stesso di Kung Fusion), passando per gag comiche demenziali e piccoli momenti di poesia che rafforzano una trama non proprio sviluppatissima. Ma il fulcro di questo film ovviamente sono i combattimenti, ricchi di effetti speciali in computer grafica che li rendono cartooneschi ma non per questo meno convincenti, anzi le continue sorprese e trovate che vengono inserite nelle lotte riescono sempre a stupire e a divertire lo spettatore. Non aspettatevi combattimenti troppo realistici insomma, ma non rimarrete nemmeno delusi se siete pronti a colpi che mandano in orbita, spade invisibili (memorabili i killer musicisti che citano i Blues Brothers) e uomini che fermano proiettili. Le ambientazioni sono ben costruite, funzionali come sfondo interattivo per personaggi che volano qua e là e si schiantano distruggendo ogni cosa. Vedendo Kung Fusion ci si chiede perché Stephen Chow non abbia ancora diretto un adattamento per il cinema di un anime o manga ma si sia limitato semplicemente a produrre il pessimo Dragon Ball Evolution.
P.S. Attenti alla terribile versione italiana che usa gli accenti dei vari dialetti nostrani e affida le voci di tre quarti dei personaggi agli stessi doppiatori. Non è orripilante quanto quella di Shaolin Soccer, ma vale la pena evitarla in ogni caso.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Kung Fusion
Titolo Originale:
Kung Fu Hustle
Regia:
Stephen Chow
Sceneggiatura:
Stephen Chow, Xin Huo
Anno:
2004
Genere:
Commedia, arti marziali
Interpreti Principali:
Stephen Chow, Wah Yuen, Zhi Hua Dong, Danny Chan Kwok-Kwan
Durata:
95 min
Nazionalità:
Cina, Hong Kong
Colore:
Colore

Effetto Notte

Considerato uno dei capolavori del cinema, premiato di numerosi riconoscimenti, Effetto notte è valutato come uno dei film più importanti di sempre. Diretto da François Truffaut, racconta in maniera minuziosa e completa proprio la realizzazione di un film.
Il tema della pellicola, però, non è specificatamente il film che si sta girando, ma qualsiasi film, qualsiasi set, qualsiasi troupe. Truffaut, che interpreta proprio il regista, vuole raccontare tutta la lavorazione che sta dietro a quella manciata di minuti di visione.
Lo stress, le liti, gli amori, i retroscena, i rapporti interpersonali e gli aspetti puramente tecnici che rimangono ovviamente celati alla visione di un film, ma che sono ben chiari per chi sul set c’è stato e c’ha lavorato.
Un film sul cinema, si può dire, carico di metalinguaggio e riferimenti al cinema stesso. Truffaut mette a nudo le dinamiche che si creano in quello che è sicuramente uno dei lavori più complessi in assoluto. Ognuno ha il suo ruolo, ognuno è un tassello indispensabile di un mosaico che si traduce poi in un’opera cinematografica. Spessissimo la camera e tenuta a mano, come a voler documentare in modo realistico, più che a raccontare qualcosa di fittizio.
Il regista francese non manca di dimostrare la dedizione che ha per il suo lavoro e tutto il suo amore per il cinema. A dimostrazione di ciò vi è il sogno ricorrente del regista – in bianco e nero – in cui egli si rivede bambino a rubare le locandine di Quarto potere di Orson Welles.

VOTO: 7,5/10

Il Buono

Scheda Tecnica
Titolo:
Effetto notte
Titolo Originale:
La Nuit américaine
Regia:
François Truffaut
Sceneggiatura:
François Truffaut, Jean-Louis Richard, Suzanne Schiffman
Anno:
1973
Genere:
Commedia, drammatico, romantico
Interpreti Principali:
François Truffaut, Jaqueline Bisset, Valentina Cortese, Jean-Pierre Aumont, Jean-Pierre Léaud, Dani
Durata:
115 min
Nazionalità:
Francia, Italia
Colore:
colore