Vacanze

Ci prendiamo delle immeritate ferie estive, augurandovi di guardarvi tanti film, auspicabilmente di qualità.
Tipo quelli che recensiamo su questo sito.
No, scherzo.
Ci vediamo a settembre.
Ciao.

A Serious Man

Larry Gopnik è un tranquillo professore di fisica che si ritrova a dover affrontare una richiesta di divorzio voluta da sua moglie, che preferisce frequentare il più serio Sy Ableman. Nel frattempo la sua vita è sempre più difficile da gestire, tra studenti che cercano la sufficienza passandogli bustarelle di nascosto, figli disinteressati e il fratello disoccupato che dorme sul suo divano. Uscito nel 2009, A Serious Man è forse il più personale tra i film dei fratelli Coen, avendo tra i protagonisti i membri di una comunità ebraica del Minnesota e quindi mettendo al centro delle vicende molti elementi vissuti in prima persona dai fratelli registi. Nonostante sia abituato allo stile dei Coen mi trovo in difficoltà a parlare di questo film, perché è forse la loro opera più aperta ed enigmatica: qual'è il messaggio del film? Cosa significa la storia mostrata nel prologo e che sembra non c'entrare nulla con il resto? E cosa dovremmo capire dal finale apertissimo e sconvolgente? I dubbi sono molteplici, si può provare a formulare delle ipotesi, ma non sapremo mai se la soluzione a cui siamo arrivati è quella che intendevano gli autori. A Serious Man è un film angosciante e pessimista, il solito umorismo nero dei Coen è presente in minima parte e sembra che stavolta non ci sia soluzione ai problemi dell'umanità (o al massimo qualche via d'uscita la si vede nei sogni del protagonista, ma sempre e solo lì), concentrati in questo caso nella vita del povero Larry (che nel lasciarsi scivolare addosso le cose ricorda altri personaggi coeniani, come il Drugo de Il Grande Lebowski o l'Ed Crane de L'uomo Che Non C'era). Niente sembra andare per il verso giusto, e nemmeno la religione, che viene indicata al protagonista come un faro che dovrebbe aiutarlo a ritrovare la strada smarrita, serve a qualcosa, dimostrandosi solo un insieme di rituali inutili, formule da recitare in lingue morte e storielle inconcludenti. La pellicola ad un primo impatto sembra lenta e monotona, ma non è così, dato che si susseguono colpi di scena uno dietro l'altro, tra incidenti d'auto, morti improvvise e vicine di casa provocanti. Ovviamente dal punto di vista tecnico i Coen non deludono mai e infatti registicamente il film è sempre elegante, per non parlare della fotografia luminosissima e della scelta di ambienti chiari e spaziosi ma allo stesso tempo tristi e quasi squallidi (il quartiere dove abita Larry ad esempio). Gli attori, anche se tutti poco conosciuti, sono perfetti nei loro ruoli, e Michael Stuhlbarg dà una grande prova attoriale interpretando Larry Gopnik, mostrandoci un'espressività capace di lasciar trasparire molte cose. A Serious Man è certamente uno dei film più complessi dei fratelli Coen, ricco di significati (e addirittura riferimenti alla numerologia e alla cabala) e scritto alla grande, del resto solo i fratelli registi riescono a far convivere alla grande la fisica e le tradizioni ebraiche in un unica storia, realistica e imprevedibile come poche altre. Se anche il senso mi sfugge (e probabilmente è quello che volevano gli autori) non posso non apprezzare una pellicola che fa riflettere e mette in moto i neuroni fin dal primo minuto.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.


Scheda tecnica 
Titolo:
A Serious Man
Regia:
Joel Coen, Ethan Coen
Soggetto:
Joel Coen, Ethan Coen
Sceneggiatura:
Joel Coen, Ethan Coen
Anno:
2009
Genere:
Commedia, Drammatico
Interpreti Principali:
Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick
Durata:
105 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Timecrimes

Héctor ha il vizio di guardare attraverso un binocolo, sbirciando nel bosco intorno alla sua nuova casa. Intravede un evento piuttosto bizzarro, decide di osservare più da vicino e si becca una forbiciata in un braccio, da un uomo con delle bende rosa sulla faccia. Gli eventi prenderanno una piega sempre più surreale, finché Héctor non si troverà in una macchina del tempo…
Detta così sembra una barzelletta, ma la trama di Timecrimes, inquadrabile come thriller fantascientifico, scritto, diretto (e interpretato) da Nacho Vigalondo, pur essendo estremamente intrecciata, presenta talmente pochi elementi che dire di più sarebbe raccontare l’intero film, che però ha la capacità di mantenere un alto senso di tensione per tutta la sua durata.
Quando si parla di viaggi nel tempo si pensa sempre a sbalzi di decenni (Ritorno al futuro docet), e invece in questo film ci si “sposta” di qualche ora al massimo. Gli spagnoli riescono sempre a raccontare le cose senza arrivare ai livelli d’esagerazione tipici del cinema d’oltreoceano.
Se consideriamo anche una controfigura, il cast si conta sulle dita di una mano, altro particolare molto interessante del film. Non ammiro particolarmente il modo di recitare degli iberici, in produzioni iberiche (lo specifico perché Javier Bardem coi Coen, ad esempio, è fuori da ogni discussione), e qui non eccellono sicuramente, ma Karra Elejalde, su cui si regge tutta la storia, fa il suo dovere discretamente.
Come ho già detto, gli elementi di quest’opera sono pochissimi, ed il punto di forza è proprio questo, perché questi pochi elementi sono incastrati in modo molto sapiente. Alcune parti possono risultare forse prevedibili, ma non mancano in momenti in cui lo spettatore rimane spiazzato dall’intreccio.

VOTO: 6,5/10

Il Buono

Scheda Tecnica
Titolo:
Timecrimes
Titolo Originale:
Los Cronocrímenes
Regia:
Nacho Vigalondo
Sceneggiatura:
Nacho Vigalondo
Anno:
2007
Genere:
Thriller, fantascienza
Interpreti Principali:
Karra Elejade, Nacho Vigalondo, Bárbara Goenaga, Candela Fernández
Durata:
92 min
Nazionalità:
Spagna
Colore:
Colore

The Amazing Spider-Man

La storia penso che la conosciate tutti: Peter Parker è un adolescente che ha perso i genitori in tenera età e che quindi vive con gli zii Ben e May. Il giovane è innamorato della bella Gwen Stacy ma è troppo timido per dichiararsi, ed essendo un tipo solitario e senza amici è il bersaglio preferito dai bulli. Un giorno, dopo essersi infiltrato nei laboratori della Oscorp per scoprire qualcosa in più sui suoi genitori, Peter viene morso da un ragno modificato geneticamente e acqusisce straordinari poteri: forza e agilità fuori dal comune e la capacità di aderire a tutte le superfici. Nasce così il supereroe chiamato Spider-Man. A dieci anni esatti dal primo film dell'Uomo Ragno diretto da Sam Raimi, la saga dell'eroe spararagnatele riparte da capo. Dopo che Raimi (e di conseguenza tutti gli attori) ha abbandonato il progetto di un quarto capitolo che proseguisse la storia da dove si era fermata alla fine della trilogia, la produzione ha deciso di affidare una nuova pellicola ad un regista e ad un cast completamente diversi, in modo da dare al reboot una caratterizzazione che si staccasse dalle opere precedenti. Marc Webb dirige quindi basandosi più sulla serie Ultimate dei fumetti di Spider-Man, serie che ha un approccio più moderno e attuale agli eroi Marvel. E infatti è così anche per The Amazing Spider-Man, dove Peter Parker è più un ragazzo alternativo che un secchione (e anche molto più giovane del Peter interpretato da Tobey Maguire), e la sua reazione ai poteri che ottiene è quella che ci si aspetterebbe da qualunque adolescente: esaltazione e voglia di mettersi in mostra per vendicare i torti subiti. Peter è entusiasta delle sue nuove capacità, non spaventato dalla mutazione subita, e si sente finalmente speciale in un mondo che gli è sempre stato ostile, ma quando la realtà gli crolla addosso a causa della morte dello zio Ben, il novello Spider-Man deve maturare e prendere coscienza delle sue responsabilità. Per buona parte del film assistiamo quindi alla crescita psicologica del protagonista, non alle evoluzioni tra i grattacieli della sua controparte ragnesca. Le scene d'azione sono poche, cosa che non è per forza un difetto, e viene lasciato più spazio ai personaggi, che forse a causa della storia che ormai è conosciutissima, non hanno poi molto di nuovo da dire. Questo devono averlo capito anche gli sceneggiatori, che hanno deciso di inserire qualche intreccio in più nella trama, che magari farà storcere il naso ai puristi, ma che serve a non rendere il tutto troppo ripetitivo. Gli attori sono tutti adatti al loro ruolo, è forse la caratterizzazione che pecca un po': Peter è troppo affascinante e misterioso (sempre con il cappuccio in testa e lo skateboard...) mentre gli altri non sono particolarmente memorabili, a parte il dottor Connors, che però rappresenta il classico scienziato che si fa prendere dalla brama di potere. La regia non ha guizzi particolarmente originali ma regge per tutto il film, idem per la colonna sonora, con le classiche musiche epiche da film di supereroi. A parte qualche elemento francamente evitabile (tipo le scene comiche inserite a caso e Peter che si toglie troppo spesso la maschera) The Amazing Spider-Man quindi è un film non eccezionale, ma che si lascia guardare senza problemi, con la speranza che il già annunciato sequel sviluppi per il meglio gli elementi migliori di questo primo capitolo.
VOTO: 6,5/10

Il Cattivo.



Scheda Tecnica
Titolo:
The Amazing Spider-Man
Regia:
Marc Webb
Soggetto:
James Vanderbilt, Stan Lee, Steve Ditko (fumetto)
Sceneggiatura:
James Vanderbilt, Alvin Sargent, Steve Kloves
Anno:
2012
Genere:
Supereroi, azione, fantascienza, drammatico
Interpreti Principali:
Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Martin Sheen
Durata:
136 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Rosencrantz e Guildenstern Sono Morti

Rosencrantz e Guildenstern sono due personaggi secondari dell’Amleto di Shakespeare. Nella tragedia secentesca sono due membri della corte di Danimarca ai quali il Re Claudio chiede di indagare sui motivi che hanno spinto suo nipote, il giovane principe Amleto, alla pazzia.
In questo film, invece, i due personaggi non sanno chi sono: si ritrovano a recitare la loro parte senza avere idea di come ci siano arrivati e quale sia il loro ruolo; senza sapere neanche con precisione chi dei due sia Rosencrantz e chi Guildenstern.
Un’opera assolutamente brillante scritta e diretta da Tom Stoppard (quello che poi ha scritto anche Shakespeare in love), tratta da una sua stessa commedia teatrale.
La trama si dipana su più livelli, a mo’ di matrioska, grazie anche a – o “per colpa di” – una compagnia di attori (presenti anche nell’opera originale) che a un certo punto, addirittura, recita l’Amleto per dei cortigiani.
La sceneggiatura è brillante e profonda al contempo e naturalmente cita alla lettera l’opera di Shakespeare in tutte quelle parti nelle quali Rosencrantz e Guildernstern fanno la loro parte insieme agli altri personaggi (lo stesso titolo del film è una frase della tragedia shakespeariana), prima di tornare nel loro limbo di incertezza e separazione. La pellicola non è priva di scene comiche, piene di equivoci (dovuti soprattutto alla ingenuità di uno dei due, che in compenso avrà intuizioni geniali che non riuscirà ad esprimere a parole) e giochi di parole che catturano le spettatore in modo tentacolare.
Nei panni di Rosencrantz e Guildenstern troviamo due favolosi Gary Oldman e Tim Roth (i titoli di coda vogliono che siano rispettivamente quelli i loro ruoli, ma il dubbio rimane); tra gli altri, spiccano Richard Dreyfuss e Iain Glen, nel ruolo del giovane principe.
Conoscere l’Amleto non è fondamentale, ma è sicuramente un ottimo requisito per apprezzare a pieno e carpire tutte le sfumature di questo film leggero e impegnativo allo stesso tempo, che gioca con le parole e le situazioni ma che si interroga su temi quali il destino e la parte che ognuno è chiamato a recitare.

VOTO: 8/10

Il Buono


Scheda Tecnica
Titolo:
Rosencrantz e Guildenstern sono morti
Titolo Originale:
Rosencrantz & Guildenstern are dead
Regia:
Tom Stoppard
Soggetto:
Tom Stoppard, William Shakespeare (tragedia)
Sceneggiatura:
Tom Stoppard
Anno:
1990
Genere:
Commedia, drammatico
Interpreti Principali:
Gary Oldman, Tim Roth, Richard Dreyfuss, Iain Glen, Joanna Miles
Durata:
117 min
Nazionalità:
Regno Unito, USA
Colore:
Colore