I Tenenbaum

Da quando Royal Tenenbaum, un benestante newyorchese, si è separato dalla moglie, non ha più messo piede in casa sua. Dopo diciassette anni decide che è l'ora di tornare in scena per farsi perdonare dalla consorte, con la quale non ha mai divorziato legalmente, e dai figli, per essere sparito ed averli abbandonati. Anche i figli stessi, ormai adulti, durante la crescita hanno perso sia la genialità che li distingueva dagli altri bambini della loro età, sia i legami d’affetto fra di loro. Royal si finge in fin di vita per radunare la famiglia attorno a sé e cercare di ricucire ciò che da anni è, quasi impercettibilmente, lacerato.
Del 2001, I Tenenbaum è il terzo lungometraggio per Wes Anderson, che mette nero su bianco la strada che prenderà da qui in poi. Colori molto accesi; scenografie mai lasciate al caso; fotografia e tecniche di ripresa studiate nel dettaglio. Il linguaggio e la poetica del regista sono inconfodibili. Un rigore auto-imposto che, forse, costa ad Anderson molta più fatica di quanta si pensi, ma che rende i suoi film delle piccole perle, senza che abbiano una trama fittissima. Scene di fine comicità e momenti di forte coinvolgimento emotivo. La bravura del regista texano sta nel riuscire ad emozionare il pubblico senza usare necessariamente scene strappalacrime.
Doveroso spendere qualche parola sul cast: un formidabile ed esilarante Gene Hackman nella parte del finto moribondo padre di famiglia; Angelica Houston, invece, ben calata nei panni della moglie, amorevole verso i figli ma molto scettica nei confronti del marito; un comicamente arrabbiato Ben Stiller, un’apatica Gwyneth Paltrow e un Luke Wilson molto malinconico interpretano i tre figli, ognuno con un diverso carattere, una diversa situazione sentimentale e un diverso rapporto fraterno. Altri personaggi girano intorno a questa particolare famiglia, come Bill Murray, apparso nel precendete Rushmore e destinato a farla da padrone nel successivo Le avventure acquatiche di Steve Zissou, e Owen Wilson, già veterano delle pellicole di Anderson e che ha anche scritto con lui il soggetto e la sceneggiatura di questa.
Altra peculiarità dei film di questo regista, e qui ne abbiamo un esempio lampante, è la scelta meticolosa nei brani della colonna sonora. Ne I Tenenbaum, ad accompagnare le immagini, troviamo artisti come John Lennon, Bob Dylan, Velvet Underground e altri nomi di questo calibro.
Il significato? Senza voler fare troppo i filosofi, Anderson ci chiede se, infondo, è davvero così difficile mettere da parte l’orgoglio e perdonare chi ci ha fatto soffrire, se si dimostra veramente pentito.

VOTO: 8/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
I Tenenbaum
Titolo originale:
The Royal Tenenbaums
Regia:
Wes Anderson
Soggetto:
Wes Anderson, Owen Wilson
Sceneggiatura:
Wes Anderson, Owen Wilson
Anno:
2001
Genere:
Commedia, drammatico
Interpreti Principali:
Gene Hackman, Angelica Houston, Ben Stiller, Gwyneth Paltrow, Luke Wilson, Owen Wilson, Bill Murray
Durata:
109 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Exiled

Chi di voi ha sentito parlare di Jhonny To? Eppure è uno dei registi di spicco di Hong Kong, molto capace, che ha raggiunto negli ultimi tempi una notevole maturità registica. Exiled, film appartenente a questa classe, risulta un film pennellato nei ritmi dilatati di una Macao dimenticata.
La storia parla di Wo un ex scagnozzo mafioso che tornato a Macao dev'essere fatto fuori. Per questo compito sono stati assoldati quattro uomini, vecchi amici e compagni di Wo. Quando arrivano sul posto però dopo avere avuto una colluttazione con Wo decidono di appacificarsi tutti insieme e di uscire dal giro della mafia. Da qui il titolo Exiled cioè esiliati.
Il film tiene uno sfondo triste, grigio, piatto a dimostrare l'ineluttabile sorte di chi si prende la responsabilità di abbandonare il proprio boss. Il film risulta un western dei nostri tempi. Le inquadrature, le sparatorie, la caratterizzazione dei personaggi, così come “l'assalto al treno dei soldi”. A tratti anche un po' spaghetti western, con scene ironiche, di un'ironia nostalgica. Quasi come una sorta di “sette samurai” questi cinque intrepidi esiliati si elevano come eroi al di sopra di tutto.
Il silenzio, elemento essenziale del cinema orientale, lascia lo spazio alle ambientazioni e alle espressioni che sono il vero cuore pulsante del film, la sua anima.
Vale la pena di ribellarsi al proprio destino, pur mettendo in pericolo la nostra vita, e quella di chi ci ama?

Voto 7/10

Brutto

Scheda tecnica
Titolo:
Exiled
Regia:
Jhonny To
Anno:
2006
Genere:
Azione, Western, Noir
Interpreti Principali:
Francis Ng, Nick Cheung, Simon Yam, Anthony Wong Chau-Sang, Lam Suet, Richie Ren, Josie Ho, Roy Cheung
Durata:
82 min
Nazionalità:
Cina
Colore:
Colore

Comunicazione di servizio!

Carissimi ma svogliatissimi lettori, notiamo con piacere che, ogni volta che pubblichiamo un nuova recensione, riceviamo almeno 20 visite, che per uno degli innumerevoli spazi web (grossi e piccoli) che si occupano di recensire film è già un buon risultato. Ciò che vi chiediamo è semplicemente un po' di collaborazione.
Niente di complicato: ci farebbe piacere se qualcuno ogni tanto lasciasse qualche commento alle nostre recensioni, per farci capire che comunque ci seguite, che vi stiamo simpatici, che volete invitarci alla festa di compleanno dei vostri figli.
Se leggete una recensione ed avete visto il film perché non dire anche la vostra?! Anche fosse "Ok", "Fa schifo!", "Puzzate di taleggio" o "Buono sei bòno!"... insomma, fateci capire che vi stiamo a cuore!!!

Anche a nome degli altri due, il Buono.

Fantastic Mr. Fox

Wes Anderson è Wes Anderson, e rimane tale anche quando si trova a dover animare dei pupazzi anziché dirigere persone. Il regista texano mette su pellicola l'omonimo romanzo di Roald Dahl ma stavolta gli attori sono burattini, che però non hanno niente da invidiare ai divi del cinema: ridono, piangono e si arrabbiano esattamente come esseri umani. Realizzato interamente in stop motion, Fantastic Mr. Fox racconta le vicende di una volpe più furba delle altre.
Il signor Fox ha rinunciato ormai da tanto tempo alla carriera di ladro di pollame per dedicarsi al giornalismo, ma sente nostalgia dei vecchi tempi e decide di fare un ultimo grande colpo. Bersagli di questa rapina saranno tre fattori che, capitanati dal più malvagio dei tre, cercheranno la vendetta ricorrendo ai metodi più estremi.
Il bello di essere diversi, ecco cosa vuole dirci Anderson con questo film. L'unione fa la forza, sì, ma ancora meglio se ognuno ha una capacità specifica. Infatti la nostra volpe riuscirà a farla ai tre cattivoni, grazie all'aiuto di una combriccola di altri animali selvatici che metteranno a disposizione le loro competenze. E quando sembra che le loro qualità non siano molto utili... poi si rivelano fondamentali.
In questo progetto Anderson non ha abbandonato del tutto i suoi pupilli, e quindi troviamo i consueti Bill Murray, Owen Wilson e Jason Schwartzman a dare le voci ai variegati personaggi di questa storia, oltre a George Clooney e Meryl Streep che prestano la voce al protagonista e a sua moglie, nella versione originale, s'intende.
La mano del regista è evidente: i colori, le dinamiche, le situazioni. Forse però stavolta si perde un po' la poetica tipica delle sue pellicole, il film non riesce ad emozionare tanto quanto I Tenenbaum o Il Treno per il Darjeeling. Sarà forse perché lavorare in stop motion a un film di un'ora e mezzo è un lavoraccio, sarà che dei pupazzi sono meno gestibili degli esseri umani, ma manca quella goccia di poesia in più tipica dei film di Anderson.

VOTO: 7/10

Il Buono


Scheda tecnica
Titolo:
Fantastic Mr. Fox
Regia:
Wes Anderson
Soggetto:
Roald Dahl (romanzo)
Sceneggiatura:
Wes Anderson, Noah Baumbach
Anno:
2010
Genere:
Animazione, avventura, commedia
Doppiatori originali:
George Clooney, Meryl Streep, Bill Murray, Owen Wilson, Jason Schwartzman
Durata:
87 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

L'Uomo nell'Ombra

Ewan McGregor è un aspirante scrittore, che si guadagna da vivere come Ghostwriter, ovvero colui che scrive un libro a nome di altre persone. In questo caso lo scrive per Adam Lang (Pierce Brosnan), l'ex ministro inglese. Viene reclutato per continuare la biografia di Adam, iniziata da un'altro Ghostwriter morto cadendo da un traghetto. Durante la stesura di questa biografia, Adam viene accusato di crimini di guerra. Quest'accusa aumenta lo stato di tensione dell'ex ministro e di tutto ciò che gli ruota intorno, autobiografia compresa. Nel mezzo di questa confusione Ewan avrà il tempo di chiarire i diversi punti oscuri della vita, e soprattutto della gioventù di Lang.Il buon ritmo e la capacità di dare il giusto taglio alle scene rende questo film particolarmente gradevole. Tratto dal libro The Ghostwriter di Robert Harris, Polanski riesce a trasmettere nella pellicola, lo sconcerto da parte di una persona “non politica”, di scoprire cosa sta dietro gl'interessi politici. Un turbinio di eventi che mostra a poco a poco quanto poco conosciamo gli “intrallazzi” di chi ci governa. Estremamente pregievole l'interpretazione di Ewan McGregor, l'inquieto scrittore alla ricerca della verità. Scrittore mediocre che si trova fra le mani una situazione che difficilmente riesce a controllare. Piccolo appunto per quanto riguarda il ruolo di Ruth Lang che viene affidato a Olivia Williams, manca un po' di quella caratterizzazione personale, viene solo approfondita la sua connessione a Ewan, lasciando questa figura fondamentale un po' sbiadita. Interessanti sono anche i parallelismi fra Adam Lang e Tony Blair. Polanski ci vuole invitare a informarci? A ricercare le verità di chi ci governa? Tutto senza affidarci al sentito dire, ma ricercando da soli la risposta?

Voto 7.5/10

Poco prolifico ma sempre presente, vostro Brutto!

Scheda tecnica
Titolo:
L'uomo nell'ombra
Titolo originale:
The Ghostwriter
Regia:
Roman Polanski
Soggetto:
Robert Harris (romanzo)
Sceneggiatura:
Roman Polanski, Robert Harris
Anno:
2010
Genere:
Thriller, Politco
Interpreti Principali:
Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, James Belushi
Durata:
128 min
Nazionalità:
Regno Unito, Germania, Francia
Colore:
Colore

Non è Un Paese Per Vecchi

Mentre si trova a caccia nei territori vicino al confine messicano, Llewelyn Moss, un operaio texano, scopre i risultati di una sparatoria tra spacciatori di droga. Trovata nei paraggi una valigetta piena di denaro, decide di tenerla, scatenando una violenta caccia all'uomo. Si troverà infatti alle calcagna un pericoloso e psicopatico killer, Anton Chigurh, disposto a tutto pur di recuperare i soldi. Tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, Non È Un Paese Per Vecchi prosegue il percorso ideologico tracciato dai fratelli Coen. La storia raccontata si sposa perfettamente con il loro pensiero e con il messaggio che vogliono trasmettere: la violenza ormai fa parte della società, e può entrare nella nostra vita da un momento all'altro. Ma mentre in Fargo, sempre dei Coen, la poliziotta protagonista portava un barlume di ottimismo e di leggerezza alla trama (per di più era incinta, quindi c'erano speranze per un futuro migliore), qui invece il tutore della legge è un vecchio sceriffo disilluso, ben interpretato da un impassibile Tommy Lee Jones. Il dialoghi del suo personaggio ci fanno capire come siano cambiati i tempi, come la violenza della frontiera americana, le sparatorie del far west non siano diminuite nonostante l'evoluzione della civiltà. "Non puoi fermare quello che sta arrivando" e infatti il killer a caccia della valigetta è la vera personificazione del male: letale, silenzioso, inarrestabile, ma soprattutto senza nessuna pietà, come dimostra il fatto che affidi al lancio di una moneta la salvezza delle sue vittime. E con lui avanza una società sempre più violenta e noncurante. Le parole dello sceriffo cercano di aprire uno spiraglio di luce in tutto questo buio, ma sono forse troppo fioche per poter migliorare sul serio le cose. Come al solito si fa notare la pulizia registica dei Coen, fantastica nel riprendere i silenziosi paesaggi della frontiera (il film non ha colonna sonora) e nel dirigere scene ricche di tensione, fantastiche ad esempio quelle ambientate nei motel dove si rifugia Llewlyn. Si avverte un calo del ritmo sul finale della pellicola, ma è probabilmente un effetto voluto: dopo quasi due ore di inseguimenti, appostamenti e sparatorie, è giunto il momento di riflettere e trarre delle conclusioni. Un altro ottimo lavoro per i fratelli Coen.
VOTO: 9/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Non È Un Paese Per Vecchi
Titolo Originale:
No Country For Old Men
Regia:
Ethan Coen, Joel Coen
Soggetto:
Cormac McCarthy (Romanzo)
Sceneggiatura:
Joel Coen, Ethan Coen
Anno:
2007
Genere:
Thriller, Drammatico
Interpreti principali:
Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin
Durata:
122 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Fargo

Jerry Lundegaard, un venditore di automobili di Minneapolis, per risollevare la propria situazione finanziaria, decide di ingaggiare due criminali che rapiscano sua moglie, in modo da convincere il suocero a pagare il riscatto. A causa di alcuni contrattempi i due si ritrovano alle calcagna Marge Gunderson, capo della polizia locale al settimo mese di gravidanza. Ovviamente le cose non andranno secondo i piani, e la situazione si ingarbuglierà sempre di più. Sesto film dei fratelli Coen, Fargo è una riflessione sulla stupidità e inutilità della violenza. La coppia di criminali ingaggiati da Jerry sembra un classico duo di cattivi da cartone animato: uno chiacchierone, l'altro burbero e silenzioso. Ma è proprio questa esagerazione nella caratterizzazione che li rende credibili, mostrando la tragicomicità dell'essere umano contemporaneo, pronto a commettere atti violenti per poco o niente, senza più nemmeno farci caso. È uno sguardo spietato quello che hanno i Coen sulla società: i personaggi sono di una stupidità desolante ma purtroppo realistica, da una parte criminali violenti e disposti a tutto, dall'altra un uomo che prova a prendere in mano la sua vita, ma che lo fa nel modo più sbagliato possibile. Nel mezzo si trova Marge, che nonostante l'intralcio datole dal bambino in arrivo, riesce (grazie non ad un'intelligenza superiore, ma al semplice buonsenso) a tirare le fila dell'intera vicenda ed a riportare la tranquillità nella cittadina innevata di Brainerd. La sceneggiatura riesce a mantenere sempre attivo l'interesse dello spettatore senza rallentare un attimo, spingendolo a chiedersi dove porterà tutta questa vicenda. Ottime le interpretazioni, in particolar modo quelle di Frances McDormand, perfettamente naturale nel suo ruolo (ha anche ottenuto l'Oscar come miglior attrice) e di Steve Buscemi, che ricorda molto il suo personaggio in Le Iene di Quentin Tarantino. Fargo può quindi essere considerato un'ottima pellicola, mantenendosi sul livello eccellente a cui ci hanno abituato i Coen, e dimostrandosi anche più accessibile al grande pubblico rispetto ad altri loro lavori.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Fargo
Regia:
Joel Coen
Soggetto:
Joel Coen, Ethan Coen
Sceneggiatura:
Joel Coen, Ethan Coen
Anno:
1996
Genere:
Commedia nera, Poliziesco
Interpreti Principali:
Francis McDormand, William H. Macy, Steve Buscemi
Durata:
98 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Napoleon Dynamite

Napoleon (Jon Heder) è quello che, nelle scuole americane, è definito un vero sfigato. È un ragazzo piuttosto infantile, estremamente goffo e con qualche non troppo lieve (solo lieve?) ritardo mentale. Il look non lo aiuta di certo: capelli folti e riccioluti tenuti malissimo, occhialoni in puro nerd-style, magliette adatte ad un bambino e, qualunque sia la stagione, doposci ai piedi.
Il nostro eroe vive in un paese sperduto nelle campagne dell’Idaho, insieme alla nonna ed al fratello Kip (Aaron Ruell). Quest’ultimo, già superati i trenta, passa ore in chat a conoscere una ragazza e non sembra essere troppo sveglio neanche lui.
La nonna, che è tutto tranne che l’immagine che avete di “nonna”, si rompe il coccige facendo delle acrobazie su una moto da sabbia e lascia i due fratelli nelle mani dello zio Rico (Jon Gries, per darvi una faccia, è quello che interpreta il padre di Benjamin Linus nella serie Lost), un ex giocatore di baseball vicino alla cinquantina che, pieno di rimpianti, tenta di tutto per tornare sull’onda del successo.
Napoleon conosce Pedro e insieme a Deb, un’altra nuova conoscenza, lo sostiene nella sua impresa di diventare presidente del consiglio degli studenti della loro scuola (da qui la maglietta tormentone con su scritto "Vote for Pedro"). La rivale di Pedro, però, è una ragazza popolarissima (Haylie Duff) e le speranze di avere qualche voto sono ben poche.
Tutta la pellicola sembra e vuole essere molto piatta. A differenza di altri film, qui nessuno di noi vorrebbe essere per un minuto della sua vita uno di questi personaggi. Ma alla fine della fiera, come spesso succede, il fato viene in soccorso dei nostri, ridando loro la felicità che si meritano.
Tra alcune scene esilaranti e altre un po’ monotone, la pellicola scorre liscia per un’ora e mezza e, nonostante quella lieve sensazione di inquietudine per l’inevitabile empatia con i personaggi, è piuttosto piacevole.
La coproduzione di MTV, rende evidente il fatto che Napoleon Dynamite sia un film dal forte odore commerciale, atto a lasciare il messaggio positivo del “rivalutiamo i nerd”, ma destinato a diventare un tormentone privo di contenuti troppo forti, in fondo. Un film comunque da vedere, almeno una volta.

VOTO: 7/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Napoleon Dynamite
Regia:
Jared Hess
Sceneggiatura:
Jared Hess, Jerusha Hess
Anno:
2004
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Jon Heder, Efren Ramirez, Tina Majorino, Aaron Ruell, Jon Gries,
Durata:
91 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Happy Family

Se Wes Anderson fosse italiano farebbe un film così… No, diciamola meglio: Gabriele Salvatore, dopo i toni non proprio felici di Come Dio Comanda, torna sul grande schermo con Happy Family, che, come già anticipato, ricorda molto, ma molto, l’Anderson de I Tenenbaum, e non sono l’unico a dirlo. Ma la mia non è una nota di demerito, semplicemente una constatazione (amichevole); il fatto che mi piaccia molto Anderson fa sì che anche quest’ultima fatica di Salvatores mi sia piaciuta un bel po’!
Per quanto riguarda la trama, invece, è evidente la citazione a Sei Personaggi in Cerca d’Autore di Pirandello. Ezio è uno sceneggiatore dalla vita piuttosto piatta. Vive da solo, quasi un mezzo barbone, per quanto si trascura… però si mette lì, col suo computer, e decide di scrivere la storia per un film. S’inventa due famiglie completamente diverse tra loro, le lega attraverso i figli neanche maggiorenni che si vogliono sposare e in mezzo a questo improbabile intreccio ci mette sé stesso. Questo suo eleggersi a protagonista della sua storia fa sì, oltre che ad averlo anche protagonista del film, che alle volte non sia chiarissimo il confine tra realtà e finzione. A parte qualche evento scatenante iniziale, il film mantiene una certa regolarità, senza fragorosi colpi di scena. Forse un tantino prevedibile, ma la cosa, a parer mio, non guasta troppo.
Pellicola tratta da un testo teatrale che vede protagonista un fantastico Fabio De Luigi, nella parte di Ezio, che interpreta il personaggio non tanto diversamente dagli sketch di Mai Dire, o dalle pubblicità del detersivo… e non è un disappunto: io adoro quel De Luigi! Nella parte di Caterina, la protagonista femminile, Valeria Bilello (fascino per intenditori!), sì sì, quella di All Music che però si rivela di più di una semplice presentatrice di videoclip. Carla Signoris e Margherita Buy nella parte delle madri dei figli adolescenti e, last but not least, i “pupilli” di Salvatores, Diego Abatantuono e Fabrizio Bentivoglio nei panni dei due capi famiglia, assolutamente diversi ed assolutamente complementari (simpatico il momento in cui alludono alla loro recitazione nel film Marrakech Express, sempre di Salvatores). Non trascurabile la breve apparizione di Ugo Conti, altro attore prediletto di Salvatores.
Per quanto riguarda la parte registica è già stato detto abbastanza nell’introduzione. Colori quasi vangoghiani, ritmo lieve, un film decisamente… solare! In sottofondo, ma neanche troppo sotto, è la musica di Simon and Garfunkel ad accompagnare le vicende di questi bizzarri personaggi.
Una storia che parla della paura che le cose vadano male, ma ancora di più della paura che le cose vadano bene.

VOTO: 8/10

Il Buono


Scheda Tecnica
Titolo:
Happy Family
Regia:
Gabriele Salvatores
Sceneggiatura:
Gabriele Salvatores, Alessandro Genovesi (testo teatrale)
Anno:
2010
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Fabio De Luigi, Valeria Bilello, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio
Durata:
90 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
colore

Up

Carl, fin da bambino appassionato delle avventure di Charles Muntz, un famoso esploratore, cresce sognando insieme alla compagna Ellie un viaggio in sudamerica, sulle tracce del suo idolo. Dopo la morte della moglie, Carl, ormai anziano, si ritrova da solo. Per sfuggire all'ospizio a cui è destinato e per mantenere una promessa fatta ad Ellie, decolla a bordo della sua casa grazie a centinaia di palloncini, con l'obbiettivo di raggiungere le terre che ha sempre sognato. Lo accompagnerà nelle sue avventure Russel, uno scout di otto anni deciso ad ottenere il distintivo di "accompagnatore di anziani". La Pixar ormai non ha bisogno di presentazioni: dopo aver prodotto classici come Toy Story, Monsters & Co. e il più recente Wall-E, riesce ancora a migliorarsi con Up. Costruito su una trama lineare, in modo da essere adatto ai bambini, ma toccando problemi molto sentiti dagli adulti, come l'invecchiare soli o il ricordo di una persona amata, Up ci dimostra come si possano fare bei film senza ricorrere a virtuosismi cinematografici, effetti speciali o storie complicate. Pochi film riescono a trattare temi difficili come la morte con una delicatezza simile: la sequenza iniziale, che riassume tutta la vita di Carl ed Ellie è di una dolcezza che renderà impossibile non commuoversi. Anche i tenui colori pastello e lo stile caricaturale utilizzati contribuiscono a rendere un senso di leggerezza alla storia e aiutano a trasmettere i messaggi positivi (sempre presenti nei film Disney) senza farli risultare pesanti o leziosi e rendendolo un film divertente, grazie anche a varie gag ben inserite (i cani parlanti su tutte), e adatto a tutte le età. Definire Up il miglior film della Pixar è difficile, perchè con ogni nuovo prodotto sfornato dai loro studi di animazione vengono delineati dei nuovi standard di perfezione, tecnici (animazione e scelte stilistiche ai massimi livelli) e emotivi. Quindi posso dire che è il miglior film della Pixar, per il momento. Un'opera emozionante, toccante e divertente allo stesso tempo. Da vedere.
VOTO: 8,5/10

Il Cattivo.


Scheda tecnica
Titolo:
Up
Regia:
Pete Docter
Soggetto:
Pete Docter, Bob Peterson, Tom McCarthy
Sceneggiatura:
Pete Docter, Bob Peterson
Anno:
2009
Genere:
Animazione, Avventura, Commedia
Doppiatori Italiani:
Giancarlo Giannini, Arturo Valli, Arnoldo Foà, Neri Marcorè
Durata:
96 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

In Bruges - La Coscienza dell'Assassino

Ken e Ray sono due killer al servizio di Harry Waters. Il primo ha passato oramai i 50, pacato, riflessivo, maturo, più esperto nel mestiere. Il secondo è un irlandese attaccabrighe, dedito alla birra, da poco calatosi nei panni del sicario. Entrambi sembrano tutto fuor che due assassini; sono due bonaccioni, infondo, che alle volte litigano per cose futili come due bambini.
Harry, il loro capo, li spedisce a Bruges, una tranquillissima cittadina belga che dall’inizio del film fino alla frase finale Ray, abituato alla sua Dublino, detesta, definendola più volte un cesso. L’ordine è quello di alloggiare in un albergo senza farsi notare troppo, in attesa di istruzioni. Il più giovane, poco propenso a restare tra quattro mura, andrà a ficcarsi in situazioni al limite dell’assurdo! Situazioni che coinvolgeranno un attore nano, una bella ragazza che spaccia droghe pesanti e altri personaggi non proprio raccomandabili. Ma proprio lui, Ray, nonostante il mestiere che ha scelto di fare, è schiacciato da un pesantissimo senso di colpa, ed è proprio questo il centro del film, l’errore da lui commesso da il via a tutti gli eventi della storia, fino ad un finale pieno di scene forti.
Ottima prova per Colin Farrell, nei panni del giovane killer, affiancato da un altrettanto capace Brendan Gleeson. Nei panni di Harry troviamo un Ralph Fiennes piuttosto in forma e determinato al punto giusto.
In Bruges è il primo lungometraggio firmato Martin McDonagh, già affermato come commediografo. Lo stampo teatrale del regista è piuttosto forte nella pellicola: colori molto accesi in fortissimo contrasto con gli scuri che necessariamente determinano le atmosfere del film; la situazioni e i dialoghi al limite del nonsense che vengono visti, dalla cinepresa, in modo comunque molto soffice e serio allo stesso tempo, cinepresa che spesso non è fissa, ma ondeggia, come a simulare la vista umana. Molto sangue (che è costato al film un divieto ai minori) che però, ai fini della trama, non risulta essere di troppo. Il film ha inoltre vinto alcuni premi, specialmente per la sceneggiatura.
Una storia che mette a confronto la pace di un luogo così silenzioso e affascinante da sembrare uscito da una fiaba con l’inquietudine interiore causata dai sensi di colpa per errori commessi in seguito alle scelte prese.

VOTO: 7/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
In Bruges – La coscienza dell’assassino
Titolo originale:
In Bruges
Regia:
Martin McDonagh
Sceneggiatura:
Martin McDonagh
Anno:
2008
Genere:Crimine, drammatico, commedia
Interpreti Principali:
Colin Farrel, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Clémence Poésy
Durata:
107 min
Nazionalità:
Regno Unito, Belgio
Colore:
colore

La moglie del pescivendolo

Dopo A qualcuno piace Osvaldo, Joe Millefiori torna dietro la cinepresa per regalarci intensi momenti di emozione! Un film sui problemi dell’incomprensione tra persone che stanno vicine, ma che stanno lontane. Millefiori, affiancato da un cast d’eccezione, torna sulla scia delle sua prime opere, come Con la vita sulle spalle, ad un’espressività più introversa.
La moglie del pescivendolo, oltre che un film tecnicamente impeccabile, è una massima di vita, una serie continua di perle di saggezza.
Dopo una vita monotona rinchiusa tra le mura domestiche, Concetta (Jessie Ejeims), la moglie di un facoltoso pescivendolo italoamericano di New York (Paul McLennon), decide di abbandonare il marito per dedicare a se stessa gli anni che le rimangono. Attirata nel giro della criminalità organizzata da un affascinante boss locale (Frankie Stein), la protagonista finirà per invischiarsi in faccende più grandi di lei, che la porteranno a diventare una pericolosa killer di ricchi marinai. Dopo una serie di esplosive avventure (una delle quali coinvolge un clown, un barattolo di maionese scaduta e uno stormo di piccioni ammaestrati), Concetta arriverà a chiedersi se è veramente quella la vita che ha sempre desiderato.
Un film in costume dalle tinte forti, ma soffici allo stesso tempo. Una regia perfetta, con movimenti di macchina delicati, anche nelle scene più veloci. Joe Millefiori si riconferma un maestro della settima arte! Un riconoscimento particolare va a Jessie Ejeims per la recitazione, mai un’attrice, se non lei, saprebbe interpretare così quella parte, specie nei momenti in cui esce il lato cattivo!
Ma una parte importante nel film è riservata proprio al pesce. Il regista vuole trasmettere questo messaggio, leggendo tra le righe della pellicola: quanto è facile, secondo voi, cascare ad un pesce d’aprile come questo qui, da 1 a 10?

Il Buono e il Cattivo vi augurano un buon 1° d’aprile!
Saluti!