Battle Royale

In una nazione asiatica di cui non conosciamo il nome la situazione giovanile è diventata incontrollabile. Gli adulti non riescono più a imporsi e il tasso di criminalità è alle stelle. Per risolvere il problema alla radice il governo emana una nuova legge, il BR Act, che ogni anno fa estrarre a sorte una classe di ragazzi quindicenni, che verranno portati su un'isola con la scusa di una gita scolastica. Arrivati sul posto saranno dotati di un'arma casuale (si va dal coperchio di una pentola ad un mitra) e ognuno di loro avrà un solo scopo: uccidere tutti gli altri. Trascorsi tre giorni dovrà essere rimasto un solo sopravvissuto, altrimenti i collari elettronici che hanno al collo esploderanno, uccidendoli tutti. Tratto da un romanzo diventato un best seller in Giappone, Battle Royale tratta temi attuali e scottanti (soprattutto per i paesi asiatici, ma in parte anche per noi occidentali) con una crudezza incredibile. Non si tratta solo dei litri di sangue, delle teste tagliate o comunque delle continue scene di violenza, ma ciò che colpisce è soprattutto il fattore psicologico. Tra amiche del cuore che si uccidono a vicenda, ragazzi che muoiono a causa della compagna di classe che amavano e vecchi rancori che si risolvono in sparatorie, l'atmosfera di Battle Royale è tesa e pesantissima, veramente da incubo. Lo spettatore non può far altro che chiedersi cosa farebbe se si trovasse al posto di uno dei protagonisti, e la risposta che ci dà il film è chiara: non esiste pietà quando si tratta della propria sopravvivenza, emblematico è il flashback sul passato di Kawada. Chi cerca lo scontro diretto muore, chi elabora complessi piani di fuga muore, chi cerca di nascondersi fa la stessa fine, non esistono vie di salvezza. I vari ambienti deserti e abbandonati contribuiscono al senso di oppressione che ci dà la pellicola, e la musica classica diffusa a intervalli di sei ore dagli altoparlanti della base di comando aumenta la sensazione di straniamento generale. Un plauso particolare va al grande Takeshi Kitano, che qui presta il volto e il nome al personaggio del sadico professore che controlla il gioco, e che riesce a imporsi come uno dei protagonisti (nonostante la storia segua principalmente i ragazzi) grazie all'ottima caratterizzazione e interpretazione. Battle Royale è un film da vedere, e come tutti i film da vedere è stato censurato in Italia: ci si aggrappa alla scusa dell'eccessiva violenza (che in realtà è perfettamente inserita nel contesto) per non dover mostrare un ritratto così impietoso e reale della società contemporanea.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.



Scheda Tecnica
Titolo:
Battle Royale
Titolo originale:
バトル・ロワイヤル
Batoru rowaiaru
Regia:
Kinji Fukasaku
Soggetto:
Koushun Takami
Sceneggiatura:
Kenta Fukasaku
Anno:
2000
Genere:
Drammatico, thriller, azione
Interpreti Principali:
Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Taro Yamamoto, Takeshi Kitano
Durata:
122 min
Nazionalità:
Giappone
Colore:
Colore

La mia Vita a Garden State

Prendete JD, il protagonista di Scrubs, toglietegli il camice ma lasciategli tutto il resto. Zach Braff alla sua prima esperienza come scrittore e regista di un lungometraggio, sforna un prodotto più che dignitoso.
Andrew Largeman è un giovane attore, non troppo famoso, che dopo 9 anni di assenza da casa è costretto a tornare nel New Jersey per il funerale della madre, annegata nella vasca da bagno perché paralitica. Qui si scontrerà con tutto un mondo di luoghi, usanze e, soprattutto, persone che aveva cercato di lasciarsi alle spalle. Ciò che lo mette più in ansia è sicuramente la figura del padre, che da sempre lo incolpa della paralisi di sua madre. Ma Andrew troverà anche qualcosa di nuovo ad aspettarlo nel suo paese natale.
Ne La mia vita a Garden State (in originale solo Garden State, che è il “soprannome” del New Jersey) si intravede parecchio di Scrubs, anche se la pellicola, a differenza della serie, ha una venatura più malinconica. L’esperienza sul set ha dato al giovane attore americano (originario proprio del New Jersey) le doti per passare dietro la telecamera e girare un film di tutto rispetto, nel quale comunque fa anche da attore protagonista. Nel film ci sono alcune gag estremamente ben riuscite, un tipo di comicità piuttosto fine che, personalmente, ho trovato geniale!
Tra gli attori, oltre ad un adattissimo e già largamente citato Zach Braff, troviamo una Natalie Portman anch’essa all’altezza e un Peter Sarsgaard che offre una buona spalla ai due. Un serio Ian Holm, nalla parte del padre del protagonista. Gli altri personaggi, seppur di contorno e con parti brevi, riescono a spiccare tutti.
Apprezzabile anche la colonna sonora (per la prima volta in vita mia, conoscevo più della metà delle canzoni) che si regge su melodie delicate, dagli Shins ai Coldplay, da Iron & Wine a Simon and Garfunkel.
La pellicola di Braff è leggera, ma non banale: la morale del film è tanto semplice quanto profonda; un’opera che ogni tanto fa piacere rivedere.

VOTO: 7/10

Il Buono


Scheda tecnica
Titolo:
La mia vita a Garden State
Titolo originale:
Garden State
Regia:
Zach Braff
Sceneggiatura:
Zach Braff
Anno:
2004
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Zach Braff, Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Ian Holm
Durata:
102 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Dylan Dog

Dylan Dog è certo uno di quei personaggi talmente famosi e conosciuti che quando esce un film che ne ritrae le gesta, alta è la curiosità e l’aspettativa. Non avevo visto alcun trailer, alcuna recensione e non avevo ricevuto nessuna notizia del film, anche perché personalmente non l’ho visto particolarmente pubblicizzato. Alla fine del film ne ho capito il motivo. Bando alla ciance, Dylan Dog è un investigatore privato che ora si occupa di scandali amorosi. In seguito all’uccisione del suo amico Marcus però decide di riprendere la sua vecchia occupazione, il Detective dell’incubo. Egli è designato a mantenere l’equilibrio fra i respiranti (gl’umani) non svelando a costoro che nel modo esistono altre razze come i vampiri e i licantropi. Elizabeth è una ragazza che vede morire il padre ucciso da una strana creatura. Dopo l’accaduto contatta Dylan e chiede spiegazioni sull’accaduto. Da qui inizia l’avventura di Dylan, che più si addentra nel caso più vede ordirsi un acceso scontro fra le varie razze.
Partiamo subito dicendo che ci sono forti differenze fra il film e il fumetto. L’ambientazione cambia, dalla Londra del fumetto si passa a New Orleans (soprattutto per questioni economiche), ma l’atmosfera è comunque buona, cupa inquietante e adatta per il film. Un’altra differenza importante è l’assistente, nel fumetto si tratta di Groucho sostituito da Marcus nel film, sempre per questioni finanziarie. Ci sono anche differenze di tipo stilistico, infatti il Dylan Dog del fumetto appare più emaciato mentre nel film è interpretato da Brandon Routh che gli da un aspetto decisamente più tonico, muscoloso simile ai classici eroi Marvel.
Non è detto però che se ci sono differenze fra fumetto e film quest’ultimo deve essere necessariamente di scarso livello. Purtroppo però questo film risulta debole. Prima fra tutte la trama, risulta scontata, senza approfondimenti, priva di colpi di scena che per un film horror/d’azione è fra le cose più importanti. L’inizio soprattutto è triste, con frasi che potrebbero essere adatte per un b-movie (ma non credo siano state queste le intenzioni) e una regia per nulla coinvolgente. Passati i primi minuti di puro smarrimento, almeno la storia inizia leggermente a decollare e per lo meno inizia un po’ d’azione e il ritmo diventa buono. Ma man mano che proseguiamo ci rendiamo conto che ci sono scene inutili per la storia, altre invece vengono approfondite ma senza motivo, mentre quelle realmente importanti per la trama sono appena accennate; il tutto volgendo verso un finale per nulla esaltante. Per quanto gli attori l’unico a cavarsela è Sam Huntington nei panni di Marcus. Brandon Routh risulta inespressivo, non adatto per la parte di “dark man” diventando quasi ridicolo quando dice “Giuda Ballerino”, l’espressione tipica di Dylan Dog. Anita Briem interpreta Elizabeth, anch’essa risulta poco credibile anche per colpa del copione poco convincente; la vedrei molto meglio in qualche b-movies.
In conclusione un film che non convince, che talvolta sfocia nel trash e che non lascia quasi nulla, nonostante le atmosfere siano ricreate abbastanza bene.

Voto: 5/10

Il Brutto


Scheda Tecnica
Titolo:
Dylan Dog
Titolo originale:
Dylan Dog: Death of Night
Regia:
Kevin Munroe
Soggetto:
Tiziano Sclavi
Sceneggiatura:
Thomas Dean Donnelly, Joshua Oppenheimer
Anno:
2010
Genere:
Horror/azione
Interpreti Principali:
Brandon Routh, Sam Huntington, Anita Briem
Durata:
108 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Rush Hour - Due Mine Vaganti

Per salvare propria figlia che è stata rapita da un boss malavitoso di nome Juntao, il console cinese convoca il Detective Lee (che fantasia…), uno dei più efficienti poliziotti di Hong Kong. Arrivato a Los Angeles Lee dovrà fare coppia con Carter, un agente americano. I due all'inizio non andranno d'accordo, ma poi decideranno di collaborare per il bene della bambina scomparsa. Nel primo quarto d'ora di Rush Hour abbiamo: un poliziotto afroamericano logorroico che fa il duro e non segue le regole, un poliziotto cinese esperto di arti marziali e diligentissimo nel suo lavoro, un padre che promette alla figlia che andrà a prenderla all'uscita da scuola, sparatorie e macchine cariche di esplosivo che saltano in aria. Mi sembra che gli elementi tipici degli action movie americani ci siano tutti. Il film risulta infatti una classica pellicola d'azione, senza sorprese di sorta, che gioca sul rapporto tra la coppia di poliziotti che ne è protagonista. Tra una scazzottata di qua e un'esplosione di là il film scorre via liscio, lasciandosi guardare dallo spettatore senza troppe pretese di originalità. Quello che salva dall'oblio un film del genere è uno degli attori protagonisti, ossia il grande Jackie Chan, che nonostante non sia più giovanissimo è al centro di scene che necessitano di un'agilità e una capacità di usare il proprio corpo incredibili. Il buon Jackie ha fatto di meglio (molto meglio, soprattutto nei film prodotti in Cina), ma Rush Hour è piaciuto così tanto al pubblico da convincere i produttori a girare ben due seguiti, più un quarto episodio che forse è in lavorazione in questi anni. Film da vedere in allegria con qualche amico.

VOTO: 6/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Rush Hour - Due Mine Vaganti
Titolo originale:
Rush Hour
Regia:
Brett Ratner
Soggetto:
Ross LaManna
Sceneggiatura:
Ross LaManna, Jim Kouf
Anno:
1998
Genere:
Commedia d'azione
Interpreti Principali:
Jackie Chan, Chris Tucker, Ken Leung, Tom Wilkinson
Durata:
97 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

The Social Network

L’ultima opera di David Fincher ci narra le vicende di Mark Zuckerberg, che, per chi ancora non lo sapesse, è il creatore di Facebook. Il registra americano porta su pellicola la storia del più giovane miliardario del mondo, partendo dal concepimento del social network più popolare mai creato. La trama si sviluppa su tre piani temporali diversi che si alternano per tutto il film: due sono le parti più recenti, dove il protagonista affronta due diversi processi ed un’altra parte, quella più consistente narra la nascita, la crescita ed il boom di Facebook, con i fatti e le persone che girano intorno alla vicenda.
Trasposizione di un libro di Ben Mezrich, sceneggiato da Aaron Sorkin, The Social Network è un film che definirei completo: fornisce alla perfezione i chi, i quando, i come, ma soprattutto i perché. Tutti gli sviluppi psicologici, sociali ed economici della vicenda si concludono con una sequenza finale che ci da un chiaro ritratto di chi sia adesso Mark Zuckerberg.
La regia di Fincher non si smentisce, dai primi movimenti di camera fino all’ultimo zoom la firma del regista di Fight Club è evidente; forse un po’ più morbida, un po’ più fredda, ma ricordiamoci che la storia è ambientata nei più prestigiosi college americani. Curatissimo e perfettamente comunicante anche il rapporto tra fotografia, scenografia e costumi.
Ottima prova anche per l’attore Jesse Eisenberg che riesce a svelare bene le varie sfaccettature di un’unica personalità come quella di Zuckerberg; altre parti interessanti sono quella di Andrew Garfield, nel ruolo del cofondatore e miglior amico del protagonista, e di Justin Timberlake, che interpreta un iperattivo e paranoico Sean Parker, creatore di Napster e poi socio di Zuckerberg.
La colonna sonora è stata curata da Trent Reznor, frontman dei Nine Inch Nails, con la collaborazione di Atticus Ross.
Alla fine del film viene da meravigliarsi di quanto possa esserci dietro una semplice pagina web. Valutando la storia che ci viene raccontata, abbiamo un chiaro ritratto del protagonista prima e dopo la creazione di Facebook: mettendosi nei suoi panni, verrebbe da chiedersi se ne è davvero valsa la pena.

VOTO: 8/10

Il Buono


Scheda tecnica
Titolo:
The Social Network
Regia:
David Fincher
Soggetto:
Ben Mezrich (libro)
Sceneggiatura:
Aaron Sorkin
Anno:
2010
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Armie Hammer, Rooney Mara
Durata:
120 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Fascisti su Marte

Siamo negli anni 40, un gruppo di uomini guidati dal gerarca Barbagli sbarca su Marte con l'intenzione di conquistarlo in nome del Duce. Nato come serial televisivo a episodi trasmesso all'interno della trasmissione Il Caso Scafroglia, trasformato in cortometraggio e successivamente in lungometraggio, Fascisti su Marte è girato come se fosse un collage di documentari di propaganda filmati nell'epoca di maggior splendore del fascismo. Troviamo quindi una stentorea voce fuori campo (lo stesso Corrado Guzzanti) che con altisonanti parole descrive l'impresa eroica compiuta dalle coraggiose camicie nere e ci accompagna lungo tutta la durata della pellicola. Tra esplorazioni del pianeta rosso ("bolscevico e traditor"), battaglie contro gli indigeni (dei sassi chiamati Mimimmi) e problemi vari (ovviamente manca l'aria, ma quando agli uomini viene ordinato di respirare ugualmente il problema è risolto) il film va avanti usando un tono volutamente sopra le righe e parodistico, prendendo in giro tutte le usanze, le ipocrisie e le esagerazioni che comporta l'ideologia fascista. Anche la fotografia giallognola della pellicola d'epoca, i fondali visibilmente finti e gli effetti speciali cartooneschi contribuiscono al tono satirico dell'opera, e la satira di Guzzanti funziona alla grande, divertendo e soprattutto facendo riflettere sui parallelismi presenti tra quell'epoca e quella attuale. Quello che non funziona in Fascisti su Marte è la durata, o più precisamente la costruzione della storia: tanti piccoli sketch che si uniscono in modo flebile e che probabilmente avrebbero funzionato meglio singolarmente, com'erano stati ideati inizialmente. Organizzati in questo modo divertono, ma alla lunga stancano, e l'ora e quaranta si sente tutta, appesantendo la visione del film. Comunque un prodotto fortemente consigliato, che ci dimostra che qualche bravo comico esiste anche nella nostra penisola.

VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.


Scheda tecnica
Titolo:
Fascisti Su Marte
Regia:
Corrado Guzzanti, Igor Skofić
Soggetto:
Corrado Guzzanti
Sceneggiatura:
Corrado Guzzanti, Paola Cannatello
Anno:
2006
Genere:
Comico, Satira, Fantascienza
Interpreti Principali:
Corrado Guzzanti, Marco Marzocca, Pasquale "Lillo" Petrolo, Andrea Blarzino, Andrea Purgatori
Durata:
100 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore

Il Gioiellino

Molaioli dopo il successo inatteso della sua opera prima La ragazza del lago, cambia registro e tipologia di film, portando sulla pellicola una storia che riprende la bancarotta della Parmalat, qua chiamata Leda.
Il film racconta la storia dell'azienda attraverso i suoi momenti chiave, quelli delle scelte importanti. Essi rivelano dapprima una latente tendenza alla caduta, che col tempo precipitano nel tracollo. Tracollo dovuto principalmente alle scelte di due persone: il presidente Rastelli ma soprattutto il ragioniere Ernesto Botta. Quest'ultimo è il protagonista attraverso cui viene filtrata la storia.
Ernesto è un ragioniere intrattabile, scontroso ma dalle notevoli capacità risolutive. Un devoto ragioniere che crede nella Leda, che è la sua ragione di vita. E' per questo che Botta non si da mai per vinto e lotta continuamente per “far tornare i conti”. La Leda è sempre sulla cresta dell'onda, è un "gioiellino" che viene quotato in borsa, che si apre a mercati russi. Ma è davvero tutto ora quel che luccica? Botta e Rastelli lavorano principalmente nel dietro le quinte con appoggi (provate ad indovinare quali classi vengono interrogate), contatti che non hanno il massimo della trasparenza.
Il film risulta diverso da come ce lo aspetteremmo, la storia non è raccontata per creare colpi di scena, effetti particolari o suscitare attraverso gli eventi lo sgomento. I fatti sono raccontati quasi in maniera anonima, fredda, così come risulta la regia. Anche se gl'argomenti sono completamente diversi, c'è un approccio simile nel modo di raccontare questo film e La ragazza del lago. Si parte sempre dalle persone e da come possa nascere “il male” al loro interno. Molaioli indaga nell'animo umano cercando di comprendere dove sia la linea di demarcazione oltre il quale si perde la cognizione della realtà per soddisfare le nostre richieste malate. Molto bravi gli attori principali, sopra tutti Servillo, è sempre impeccabile. Nonostante la quantità spropositata di film che sta girando riesce sempre a dare senso al personaggio, probabilmente ora è il miglior attore italiano su piazza.
Un film che tratta di temi economici sviscerato diversamente da come siamo abituati; un film che lascia un pochino a desiderare come ritmo e intensità, ma che ci fa vedere quanto sia sottile il lato oscuro dell'uomo.

VOTO: 6.5/10

Il Brutto


Scheda tecnica
Titolo:
Il gioiellino
Regia:
Andrea Molaioli
Sceneggiatura:
Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli, Andrea Molaioli
Anno:
2011
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Toni servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum
Durata:
110 min
Nazionalità:
Italia, Francia
Colore:
Colore

Sunshine

I film di fantascienza tendono ad assomigliarsi un po’ tutti. Fortunatamente però ognuno introduce sempre qualcosa di diverso in una linearità comune che trova le sue basi in film come 2001: Odissea nello Spazio, Alien, Solaris etc.
Danny Boyle, con Sunshine – scritto da Alex Garland, già collaboratore del regista inglese – prende elementi dai pilastri del filone per inserire alcune sue visioni personali.
La trama è ambientata in un futuro abbastanza prossimo, in cui il Sole si sta spegnendo piuttosto velocemente e otto astronauti, a bordo di un astronave denominata Icarus II, hanno il compito di sganciare un’enorme bomba nucleare su di esso per riattivarne le reazioni e quindi salvare l’umanità dall’estinzione. Durante il viaggio, nelle vicinanze di Mercurio, viene captato il segnale di soccorso di Icarus I, astronave che aveva tentato la stessa impresa 7 anni prima ma che aveva fallito per motivi mai scoperti. La scelta di avvicinarsi all’astronave causerà una serie di problemi che metteranno in serio pericolo la riuscita della missione.
La trama, come già detto, non è poi così originale; quasi prevedibile in alcuni momenti. Quello che fa di Sunshine un film interessante è sicuramente la regia di Boyle, unita ad una fotografia assolutamente all’altezza. Il regista ha sottolineato come nel film ci sia l’intenzione di capovolgere la paura del buio in paura della luce: la luce che brucia; che acceca; che, quando eccessiva, non permette di vedere.
Il cast è vario e tutti gli attori reggono la parte in modo discreto, senza strafare ma reggendo comunque bene. Da citare sicuramente Cillian Murphy, su cui si regge grossa parte della pellicola.
Personalmente ho trovato notevole anche la colonna sonora di John Murphy e degli Underworld; da ricordare come questi ultimi avevano messo la ciliegina sulla torta al finale di Trainspotting.

VOTO: 7,5/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Sunshine
Regia:
Danny Boyle
Soggetto:
Alex Garland
Sceneggiatura:
Alex Garland
Anno:
2007
Genere:
Fantascienza
Interpreti Principali:
Cillian Murphy, Cliff Curtis, Hiroyuki Sanada, Rose Byrne, Chris Evans
Durata:
107 min
Nazionalità:
Regno Unito, USA
Colore:
Colore