Ferie invernali

Cari lettori, è arrivato il momento per noi di prenderci un po’ di meritato riposo.
Le nostre ferie dureranno fino al 29 gennaio 2011, giorno in cui il blog festeggerà un anno; giorno per il quale è prevista una bella manciata di novità delle quali ancora non si può svelare nulla.
Il Cattivo, il Brutto ed il Buono vi augurano buone feste, sperando che non le passiate andando a vedere Natale in Sudafrica o surrogati.

Ci vediamo fra un po’!
Noialtri

La Banda dei Babbi Natale

Tra tutti i comici che abbiamo in Italia, Aldo Giovanni e Giacomo sono sicuramente fra i più noti… e fra i più comici, aggiungerei. Nonostante un palese riciclo di battute e un battere sempre sugli stessi temi, non si può negare che il trio sia riuscito a barcamenarsela per diversi anni. È altrettanto evidente però, di come da Tre uomini e una gamba al più recente Il cosmo sul comò, la brillantezza dei loro film abbia subito un calo sempre maggiore. Invece con quest’ultima opera, diretta da Paolo Genovese, i tre hanno osato meno e dato di più.
Alla vigilia di Natale tre uomini vengono arrestati mentre, in modo piuttosto goffo, cercano di rapinare una casa. Portati al commissariato, cercano di spiegare la loro innocenza al commissario Bestetti, madre di famiglia che aspetta solo il momento di andare a casa per festeggiare coi cari. I tre, per spiegare più chiaramente possibile l’equivoco, partono da molto lontano, raccontando parte delle loro vite.
La regia e la fotografia sono piuttosto curate; la sceneggiatura scritta dai tre comici con Bariletti, Bertacca e Preda risulta ben montata. Le gag ci sono e nonostante il tipo di comicità ormai rodato, sono piuttosto divertenti e originali.
La banda dei Babbi Natale è interessante per quanto riguarda le citazioni: vengono presi in causa Il grande Lebowski dei fratelli Coen, Le iene di Tarantino, Matrix ed Inception; i richiami sono così evidenti che neanche per un secondo si ha la sensazione che ci sia l’intenzione di copiare, ma la pura voglia di omaggiare.
Il cast, oltre al trio comico, è composto da una girandola abbastanza variegata di interpreti, tra cui alcuni volti noti nelle pellicole dei tre: Angela Finocchiaro veste i panni del commissario Bestetti; Giovanni Esposito lo troviamo nella parte di un poliziotto d’ufficio che si sente un po’ troppo americano; tra gli altri, da segnalare una piccola parte di Cochi Ponzoni ed una non bravissima, ma comunque abile Mara Maionchi.
In definitiva, una piccola risalita per una delle realtà comiche tra le più longeve. Un film assolutamente piacevole, considerando che l’alternativa italiana di grande distribuzione sono Boldi e De Sica.

VOTO: 7/10

Il Buono



Scheda Tecnica
Titolo:
La Banda dei Babbi Natale
Regia:
Paolo Genovese
Soggetto:
Aldo, Giovanni e Giacomo, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca, Giordano Preda
Sceneggiatura:
Aldo, Giovanni e Giacomo, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca, Giordano Preda
Anno:
2010
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Aldo Giovanni e Giacomo, Angela Finocchiaro, Giovanni Esposito, Antonia Liskova, Lucia Ocone, Sara D'Amario, Silvana Fallisi, Mara Maionchi
Durata:
100 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore

Sliding Doors

Capita spesso di iniziare una frase o un pensiero con le parole “Chissà cosa sarebbe successo se…”. Purtroppo a questa domanda raramente c’è una risposta, ma Peter Howitt, con questo film ha provato a fare delle ipotesi.
La protagonista di questa storia è Helen, una giovane donna londinese che si occupa di pubbliche relazioni; una mattina viene licenziata e tornando a casa, perde la metropolitana per un soffio. Subito dopo, assistiamo ad un piccolo rewind e alla ripetizione della scena con la differenza che la donna riesce a prendere il mezzo. Da questo momento la trama si divide in due realtà parallele che ci mostrano come la vita di Helen prenderà pieghe diverse solo per una metropolitana persa o presa.
In questo film il fato è rappresentato dalle porte scorrevoli (Sliding doors, appunto), che difatti appaiono spesso nella pellicola, mai influenti come quelle che decretano i due destini della protagonista, ma comunque sempre presenti.
La regia non è particolarmente elettrizzante; diciamo che Howitt ha preferito concentrarsi di più sulla sceneggiatura e sullo spessore del soggetto piuttosto che sulla componente visiva, quest’ultima, infatti, non è scadente ma non arriva neanche a livelli particolarmente frizzanti: discreta ma non noiosa. La scelta di Londra, come unica location del film, è coerente con lo stile registico, una città particolarmente caotica, ma comunque sempre rivelante un certo rigore.
L’unica pecca della trama, forse, è che verte troppo sul fattore sentimentale, senza troppi risvolti psicologici. C’è anche da dire che se la ricerca di più risvolti psicologici deve dare risultati come The butterfly effect… beh, allora va bene così.
Il cast si può riassumere sostanzialmente in Gwyneth Paltrow, che riesce a sostenere bene la parte della protagonista per due volte, con continui mutamenti interiori ed esteriori. Escluso un John Hannah particolarmente brillante, gli altri personaggi non spiccano particolarmente, se non per una generale atmosfera di humour inglese che permea tutto il film.
Un prodotto con una sua autentica dignità, semplice ma convincente. Nel finale, il tentativo di trovare una via alternativa alla questione del “Chissà cosa sarebbe successo se…”.

VOTO: 7/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
Sliding Doors
Titolo originale:
Sliding Doors
Regia:
Peter Howitt
Sceneggiatura:
Peter Howitt
Anno:
1998
Genere:Drammatico
Interpreti Principali:
Gwyneth Paltrow, John Hannah, John Lynch, Jeanne Tripplehorn, Zara Turner
Durata:
99 min
Nazionalità:
Regno Unito, USA
Colore:
Colore

Sherlock Holmes

Sherlock Holmes, il celebre detective londinese, riesce ad assicurare alla giustizia Lord Blackwood, praticante di magia nera. Il Lord viene impiccato, ma prima di morire profetizza il suo ritorno. Dopo qualche tempo infatti la sua tomba viene trovata scoperchiata e Sherlock si ritrova a dover catturare nuovamente il malvagio personaggio. Da appassionato lettore dei romanzi originali di Conan Doyle ero pronto a rimanere deluso di fronte a questo nuovo adattamento. Prendiamo ad esempio il protagonista, Robert Downey Jr caratterizza uno Sherlock Holmes molto diverso dall'originale. Mentre il personaggio letterario è una persona ordinata, seria e fredda (anche emotivamente, dato che le emozioni distraggono dai propri obiettivi), l'Holmes del film è confusionario e disordinato e conduce uno stile di vita quasi bohémien, anche nel modo di vestire. Inoltre, nei libri, l'investigatore è fondamentalmente un uomo di pensiero (anche se vengono citate delle conoscenze nella boxe e nelle arti marziali), mentre la pellicola è costellata da continue scene d'azione e combattimenti. Cambiamento totale, quindi. Eppure l'essenza di Sherlock Holmes è ancora perfettamente riconoscibile. Le ferree deduzioni logiche, il metodo di indagine scientifico, le vaste conoscenze in ogni campo, l'incredibile capacità di travestimento e persino le crisi di astinenza e l'isolamento tra un caso e l'altro sono tutte caratteristiche ottimamente rappresentate. Gli altri personaggi non si fanno notare particolarmente: Watson è caratterizzato in modo da mettere un freno alle stramberie di Holmes, e nonostante i cambiamenti, funziona bene in coppia con il protagonista; Lord Blackwood, l'antagonista, è abbastanza insipido e meno minaccioso del necessario; anche Irene Adler (che nelle opere di Doyle compare solo in un breve racconto) mi è sembrata piuttosto inutile, come se fosse stata inserita solo per creare una tensione romantica con Holmes e una sottotrama adatta ad essere sviluppata nell'ovvio sequel. Nonostante queste carenze nella caratterizzazione psicologica dei personaggi ma grazie ad un protagonista azzeccato, a delle buone scene d'azione, a un'ottima ricostruzione di una Londra sporca e fumosa e ai siparietti comici tra il duo di investigatori abbiamo un divertente film d'intrattenimento, niente d'impegnato e forse un po' troppo azzardato per i puristi di Holmes, ma adatto per passare un paio d'ore divertendosi e magari riscoprendo l'interesse per un grande personaggio della letteratura.
VOTO: 7/10

Se apprezzate il personaggio, vi consiglio la miniserie televisiva Sherlock, trasmessa di recente in Inghilterra, veramente ottima dal punto di vista tecnico e molto più fedele all'originale, anche se ambientata in epoca contemporanea.

Il Cattivo.


Scheda Tecnica
Titolo:
Sherlock Holmes
Regia:
Guy Ritchie
Soggetto:
Arthur Conan Doyle (personaggio), Lionel Wigram (graphic novel)
Sceneggiatura:
Simon Kinberg, Mike Johnson, Anthony Peckham, Guy Ritchie
Anno:
2009
Genere:
Azione, thriller, commedia
Interpreti Principali:
Robert Downey Jr, Jude Law, Rachel McAdams, Mark Strong
Durata:
128 min
Nazionalità:
UK, USA, Australia
Colore:
Colore

Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo

Randle McMurphy è un carcerato che, a seguito di alcuni dubbi sulla sua condizione di salute mentale, viene internato in un manicomio per essere vagliato, ma prenderà la cosa come una specie di vacanza premio, per evitare la prigione. Accortosi del pesante clima che si respira tra quelle mura, cercherà di dare una scrollata agli altri pazienti, spingendoli a ribellarsi agli ordini fortemente repressivi del’istituto, in particolare nei confronti della caporeparto Ratched.
Tratto dal’omonimo romanzo di Ken Kesey, pubblicato negli anni ’60, il film di Milos Forman, uscito una decina di anni dopo, ha una trama piuttosto lineare che, in alcuni momenti, tende a ripetersi, per enfatizzare la monotonia della vita in un ospedale psichiatrico. Tutta la trama è atta a denunciare il trattamento oppressivo e alienante dei manicomi, che invece di dare dignità ai malati mentali, almeno allora, tendeva a ghettizzarli e emarginarli ulteriormente. Il culmine del film viene però raggiunto nelle scene finali, dove ci sono dei significativi ribaltamenti di quello che è il normale svolgimento della storia; colpi di scena, piacevoli e non, che danno un vero significato alla pellicola.
Il lento scorrere di Qualcuno volò sul nido del cuculo, grazie alla sceneggiatura di Hauben e Goldman, insieme alla regia di Forman ed alla fotografia di Wexler, fa nascere un senso di inquietudine che lo spettatore riesce ad espellere solo in alcune scene liberatorie, come la fuga dal manicomio per una clandestina gita in barca organizzata dal protagonista.
Spesso, nel cinema, quando si parla di pazzia, si parla di Jack Nicholson; dopo alcune indecisioni la parte fu affidata a lui, e verrebbe da chiedersi chi altro avrebbe potuto farla di meglio. Accanto a lui altri attori ben calati nella parte di psicotici, tra cui, due giovani e semi sconosciuti DeVito e Lloyd. Protagonista o, volendo, “antagonista” femminile, nel ruolo della caporeparto Ratched, troviamo Louise Fletcher, che vinse, insieme a Nicholson, un oscar per la miglior recitazione, insieme agli altri tre che andarono alla pellicola come miglior film dell’anno, a Forman per la miglior regia e ai due sceneggiatori per la migliore sceneggiatura non originale.
Da quest’opera trae parecchia ispirazione Si può fare, un film italiano del 2008 (ma ambientato giusto qualche anno dopo rispetto a Qualcuno volò sul nido del cuculo), che dalla pellicola di Forman cita svariate scene, ma fa vedere come l’emarginazione dovuta alla malattia mentale può essere vinta grazie a metodi meno malsani rispetto a quelli di McMurphy.

VOTO: 8/10

Il Buono
Scheda tecnica
Titolo:
Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo
Titolo originale:
One Flew Over the Cuckoo's Nest
Regia:
Milos Forman
Soggetto:
Ken Kesey (romanzo)
Sceneggiatura:
Lawrence Hauben, Bo Goldman
Anno:
1975
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Jack Nicholson, Louise Fletcher, Danny DeVito, Christopher Lloyd, Dwight Marfield, Will Sampson
Durata:
133 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Figli delle Stelle

Invitato da un amico e senza aver idea di che cosa trattasse (fatta eccezione per la presenza di Fabio Volo fra il cast) mi sono trovato sulla poltroncina del cinema a vedere le surreali vicende di una cricca di personaggi qualunque consumati da questa società. L'inizio è un po' incerto, qua vengono presentati gli sfortunati personaggi, rispettivamente: Toni, un operaio stufo e un po' imbranato; Marilù una giornalista che cerca di portare sul grande schermo i disagi delle “vittime di questa società”; Ramon, un uomo appena uscito di galera duro ma col cuore tenero; Pepe, un paninaro dell'autogrill sincero e frescone e per finire Bauer, un ricercatore nostalgico del comunismo. Questi personaggi si legano insieme attraverso una serie di complesse dinamiche casuali. Stanchi delle loro condizioni precarie vogliono compiere un gesto folle che possa in qualche modo dare un segno di dissenso e possa risarcire uno dei personaggi dalla morte del coniuge. Ramon che è l'unico ad avere dimestichezza col crimine è la mente del gruppo e il punto di riferimento che sembra riuscire a contenere le varie esuberanze ed errori degl'altri membri della banda. Piano piano però le cose precipitano sempre più vorticosamente in un climax di surreali complicazioni tipiche della commedia. La nostra banda di squinternati si troverà ad affrontare problemi al suo interno (come sempre colpa delle donne) e all'esterno. Si arriva discretamente alla conclusione dell'avventura (che ovviamente non vi dirò) e ad un insolita scena finale. Il film cresce con il progredire del tempo, alcune battute sono ben confezionate ed eleganti, ma non da sobbalzare sulla sedia. Spesso l'ironia assume toni dissacranti nei confronti del lavoro, della politica e delle contraddizioni umane. Ci vengono presentati i “malviventi” come buoni e i politici come cattivi (almeno per la prima parte del film). Il regista ci fa capire come ascoltando gl'altri, anche coloro da cui non ci aspetteremmo nulla, possiamo vedere in maniera più completa il mondo in cui viviamo, i bisogni delle persone. Per quanto riguarda gli attori, ottimi Favino e Battiston, una buona prestazione anche per Tirabassi, meno convincenti Fabio Volo e soprattutto la Pandolfi. Complessivamente il film è discreto, però manca l'incisività, l'intensità, si ha sempre l'impressione che manchi qualcosa e che si poteva fare un po' di più. Forse non un film da cinema ma più adatto per una serata in cui si è attanagliati dalla noia in casa.
Voto 6.5/10

Il brutto



Scheda Tecnica
Titolo:
Figli delle Stelle
Regista:
Lucio Pellegrini
Sceneggiatura:
Francesco Cenni, Lucio Pellegrini, Michele Pellegrini
Anno:
2010
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Fabio Volo, Fausto Maria Sciarappa, Claudia Pandolfi
Durata:
110 min.
Nazionalità:
Italiana
Colore:

Colore

Amici Miei

Oltre alla scomparsa di Nielsen, già omaggiato nella recensione precedente, vogliamo ricordare quella di uno dei più grandi registi che il cinema italiano e non abbia mai avuto: Mario Monicelli, che all’età di 95 anni, si è tolto la vita. Lo vogliamo ricordare parlando di uno dei film che lo ha reso più noto e che ancora oggi influenza la settima arte in terra italica, e la normale vita quotidiana, un po’ come se fosse antani.

Un gruppo di amici non più giovanissimi si diverte ad organizzare burle e scherzi da loro chiamate "zingarate" per evadere dalla monotonia della vita quotidiana. Amici Miei rimane uno dei capisaldi della commedia all'italiana anche dopo anni dalla sua realizzazione. La storia di questo gruppo di distinti signori che, dimenticate le loro vite abituali, partono all'avventura per cercare di rimanere giovani almeno nello spirito è quel genere di storia che è vicina un po' a tutti noi, senza rimanere bloccata in un certo periodo storico. L'amarezza ed il disincanto nell'accorgersi che il tempo scorre via e che difficilmente tutti i nostri sogni di gioventù si avvereranno (basti vedere il conte Lello Mascetti, un nobile decaduto e finito in miseria che stanco della famiglia si trova un'amante appena maggiorenne) è combattuta dalla voglia di ridere e scherzare che torna prepotente a farsi sentire, portando i protagonisti ad organizzare zingarate sempre più complesse: dal convincere gli abitanti di un paesino che le loro case andranno demolite per far posto ad un'autostrada, al fingersi gangster e coinvolgere nel loro giro un povero vecchietto. È quando ci si rende conto che il divertimento è finito, che si sta scherzando per forza, che si ride per non piangere, è qui che l'avventura finisce, e i nostri eroi ripiombano nella realtà. Amici Miei è quindi un film molto divertente, a patto di accettare che tutto finisce, e la malinconia che serpeggia lungo tutta la pellicola ce lo ricorda spesso. Tutto questo discorso non rende però l'idea delle geniali trovate comiche disseminate qua e là lungo tutto il film, scene che rimangono nell'immaginario collettivo, conosciute anche da chi non le ha mai viste: la supercazzola ("Antani, come se fosse Antani, anche per il direttore, la supercazzola con scappellamento!") o le sberle ai viaggiatori in partenza affacciati dai treni vanno citate assolutamente. Il ritmo dell'opera cala parecchio in certi punti, al limite del sopportabile, forse a ricordarci che la vita scorre tra alti e bassi, ma nonostante questo Amici Miei rimane tra le pellicole da ricordare e rivedere, sempre moderna e portatrice di sincere (amare) risate.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda Tecnica
Titolo:
Amici Miei
Regia:
Mario Monicelli
Soggetto:
Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
Sceneggiatura:
Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
Anno:
1975
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Duilio Del Prete, Adolfo Celi
Durata:
140 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore