L'uomo d'acciaio

La storia è nota: il pianeta Krypton sta per esplodere, e un bambino viene spedito con una navicella sulla Terra per metterlo in salvo. Sul nostro pianeta il bambino acquisisce poteri eccezionali e viene adottato da una coppia di contadini del Kansas che gli insegna la compassione e l'altruismo. Cresciuto, il ragazzo deciderà di difendere il genere umano dal malvagio generale Zod, sopravvissuto alla fine di Krypton e desideroso di conquistare la Terra. Il supereroe più famoso del mondo torna al cinema, e questa volta a decidere le sorti di Superman saranno David Goyer (lo sceneggiatore della trilogia di Batman diretta da Nolan) e Zack Snyder, controverso regista di Watchmen e 300. Questo avrebbe dovuto assicurare un buon approfondimento psicologico e delle epiche scene d'azione, eppure nessuna delle due cose è presente. I flashback che dovrebbero farci capire di più della psicologia del protagonista servono solo a spezzare il ritmo già lento della pellicola, e la monoespressiva recitazione del muscoloso Henry Cavill non aiuta. La volontà di attenersi alla tendenza realistica degli ultimi film di supereroi fa sì che questo Superman risulti poco intelligente, pieno di sé e causa di distruzione inutile, altro che ispirazione e guida per il genere umano (da questo punto di vista anche i vari riferimenti religiosi sono buttati a casaccio). I combattimenti sono girati in modo confusionario e ripetitivo (a sprazzi sembra di stare in un videogioco) e il sovraccarico di distruzione tramite effetti speciali stanca molto prima della fine. E non è tutto: i personaggi secondari praticamente sono lì solo per fare presenza, e quando si cerca di dargli importanza lo si fa tramite scene inutili che rendono ancora più interminabili certe sequenze. La sceneggiatura è scritta in modo banale e ha dei buchi molto più grandi dei crateri lasciati dallo scontro finale (gli scienziati dell'esercito conoscono il pianeta Krypton?) e la regia spesso è veramente fastidiosa, tra riprese volutamente traballanti, zoom continui (ce ne sono fino a tre nella stessa inquadratura!) e una fotografia troppo spenta. Mancano gli elementi fondamentali di Superman, mancano dei personaggi costruiti bene, mancano le scelte visive tipiche di Zack Snyder, che magari possono essere eccessive, ma che se gestite bene avrebbero migliorato il film. Non c'è praticamente niente di riuscito ne L'uomo d'acciaio, escludendo forse la recitazione di qualche personaggio secondario, Michael Shannon/Zod su tutti, la caratterizzazione del Clark Kent tormentato degli inizi e il design di qualche costume e della tecnologia del pianeta Krypton. Ennesima occasione sprecata di portare sul grande schermo uno dei supereroi più conosciuti e interessanti mai creati.

P.S. Penso che la scena del tornado che coinvolge Jonathan Kent sia una delle cose più stupide che io abbia mai visto al cinema. E ce ne vuole.

VOTO: 4,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
L'uomo d'acciaio
Titolo Originale:
Man of steel
Regia:
Zack Snyder
Soggetto:
David S. Goyer, Christopher Nolan
Sceneggiatura:
David S. Goyer, Zack Snyder, Kurt Johnstad
Anno:
2013
Genere:
Azione, fantascienza, supereroi
Interpreti Principali:
Henry Cavill, Amy Adams, Russell Crowe, Kevin Costner, Michael Shannon
Durata:
143 min
Nazionalità:
USA, Canada, Regno Unito
Colore:

Colore

L'ultima Follia di Mel Brooks

Per salvare i Big Picture Studios dalle rapaci mani della Trangugia e DiVora, il presidente si affida a Mel Funn, un regista che gli ha proposto un'idea rischiosa ma originale: realizzare un film muto nell'epoca del sonoro. Insieme ai suoi fidati collaboratori Trippa e Bellocchio, Mel cercherà di ingaggiare le più grandi stelle di Hollywood per assicurare il successo del film. La particolarità di questo film che parla di un film muto è che è… un film muto! Con L'Ultima follia di Mel Brooks (Silent Movie in lingua originale) il suddetto confeziona una parodia delle classiche commedie slapstick dell'era antecedente all'arrivo del sonoro, e lo fa adeguandosi allo stile di quell'epoca. Niente parole quindi (solo una in realtà), ma tanta musica ed effetti sonori che servono a sottolineare ed accompagnare le continue gag messe in scena da un trio di protagonisti che di comicità se ne intende, formato dallo stesso Mel Brooks, da Dom DeLuise e da Marty Feldman. In particolare Feldman ha delle movenze e una mimica che farebbero l'invidia di un personaggio dei cartoni animati. Le scene comiche ovviamente sono molto classiche, tra cadute, inseguimenti e balletti, e varie volte risultano abbastanza prevedibili, ma non lo considero un difetto, dato che spesso mi sono trovato a pregustare in anticipo quello che stava per succedere non riuscendo a trattenere le risate. Ci sono dei momenti veramente da lacrime agli occhi per la loro follia, come l'inseguimento sulle sedie a rotelle o la scena delle armature nella mensa degli studios. Un altro punto a favore, oltre alle gag divertenti e ai protagonisti azzeccati, sono i comprimari: le star di Hollywood che Mel vuole scritturare per la sua pellicola sono interpretate da loro stesse! Vediamo quindi Paul Newman, Liza Minnelli e parecchi altri attori famosi che si divertono a portare sullo schermo sé stessi e ad interagire con i tre protagonisti. Dato il successo al giorno d'oggi di film citazionisti che riuniscono grandi star (vedi I Mercenari), ritengo che se L'Ultima follia di Mel Brooks fosse uscito ai nostri giorni avrebbe avuto un grande successo, grazie al cast ricco di stelle, alle risate che garantisce, agli omaggi ad un tipo di cinema che non è più attuale e alla particolarità di essere muto.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
L'ultima follia di Mel Brooks
Titolo Originale:
Silent movie
Regia:
Mel Brooks
Soggetto:
Ron Clark
Sceneggiatura:
Mel Brooks, Ron Clark, Rudy De Luca, Barry Levinson
Anno:
1976
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Mel Brooks, Dom DeLuise, Marty Feldman, Sid Caesar
Durata:
87 min
Nazionalità:
USA
Colore:

Colore

Drunken Master 2

A causa di uno scambio di pacchetti durante un viaggio in treno, Wong Fei Hung si ritrova coinvolto in un contrabbando di manufatti archeologici cinesi. Costretto a sfoderare le arti marziali rispolverando la tecnica dell'ubriaco che il padre gli aveva vietato di usare in quanto troppo pericolosa, il nostro eroe si ritroverà a combattere eserciti di uomini mandati dal console inglese che vuole tornare in possesso degli oggetti scomparsi. Sequel di Drunken master, film che ha lanciato Jackie Chan come nuova stella dei film di arti marziali, Drunken master 2 mantiene solo il protagonista del primo film, evitando di citare gli eventi successi in precedenza e partendo da nuovi presupposti. Spingendo maggiormente l'acceleratore sulle scene di puro combattimento più che sugli stunt folli a cui ci ha abituato negli anni novanta, Jackie ottiene così uno dei film più conosciuti della sua carriera, e degli scontri favolosi che dimostrano le sue grandissime doti. I venti minuti finali in particolare contengono uno dei combattimenti più intensi che il cinema abbia mai visto, con coreografie spettacolari che meritano più e più visioni e lasciano con la bocca aperta e il fiato in sospeso. Come al solito sia Chan che il suo avversario, (interpretato dalla guardia del corpo di Jackie, Ken Lo) non hanno fatto uso di controfigure, nemmeno nella scena in cui il protagonista cade sui carboni ardenti, rendendo questo scontro uno dei più epici che possiate vedere, alla pari con quelli contro Benny Urquidez ne Il mistero del conte Lobos e Dragons forever. La storia non è particolarmente interessante e nemmeno ben sviluppata, con elementi che si perdono per strada e ricompaiono dal nulla, ma i combattimenti sono inseriti nel modo giusto e il ritmo varia tra momenti comici affidati all'esuberante madre interpretata da Amanda Mui, e scazzottate, facendoci dimenticare la non brillantissima trama, che comunque in un film del genere fa solo da contorno. Drunken master 2 è un film che ogni appassionato di arti marziali, combattimenti e film d'azione vari deve vedere assolutamente, di recente è anche uscito per la prima volta in italiano (a più di quindici anni dall'uscita originale…) quindi non avete più scuse.
VOTO: 7/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Drunken master 2
Titolo originale:
Jui kuen II
Regia:
Chia-Liang Lui, Jackie Chan (non accreditato)
Sceneggiatura:
Edward Tang, Man-Ming Tong
Anno:
1994
Genere:
Arti marziali, commedia
Interpreti Principali:
Jachie Chan, Ti Lung, Anita Mui, Lau Kar-Leung, Ken Lo
Durata:
102 min
Nazionalità:
Hong Kong
Colore:

Colore

Il Silenzio sul Mare

Shigeru è un giovane netturbino sordomuto che un giorno trova tra i rifiuti una vecchia tavola da surf. Deciso ad imparare a surfare, Shigeru andrà ogni giorno sulla spiaggia insieme alla fidanzata (anch'essa sordomuta) per allenarsi con una dedizione che colpirà il gestore di un vicino negozio di articoli sportivi, che quindi cercherà di aiutarlo in ogni modo e lo iscriverà persino ad una gara. Che avevo scritto nella recensione di Boiling point - I nuovi gangster? Che il protagonista avrebbe potuto essere più silenzioso solo se fosse stato muto. Kitano deve aver pensato la stessa cosa e infatti costruisce Il silenzio sul mare attorno ad una coppia di fidanzati sordomuti, portando agli estremi l'uso del silenzio come mezzo d'espressione. Le parole sono quasi del tutto assenti e non sono importanti, ed è il suono del mare, delle onde che si infrangono sulla spiaggia a farla da padrone, lo stesso suono che il protagonista non ha mai potuto sentire ma che lo affascina e lo attira tanto da rischiare di perdere il lavoro a causa della sua dedizione al surf. Da queste premesse nasce un'opera poetica, delicata e che non può non coinvolgere a livello emotivo lo spettatore. Il regista costruisce, tra Shigeru e la fidanzata (e il mare come terzo incomodo) un rapporto fatto di sguardi, di piccoli gesti e sorrisi che, accompagnati dal rumore del mare, infondono una sensazione di serenità e pace. Momenti commoventi si alternano a scene più divertenti, incorniciati da inquadrature a campo lungo che ci mostrano quasi sempre il mare, come a ricordarci che il protagonista potrebbe essere lui, e da primi piani dei personaggi: questa direzione registica fa sembrare tutta la pellicola un lungo collage di fotografie ricordo, e arrivati al malinconico finale capirete perché Kitano ha operato questa scelta particolare. Quello che traspare da Il silenzio sul mare è un grande amore verso il mare stesso, usato probabilmente come metafora della vita, che può dare felicità ma anche essere crudele e indecifrabile. Bellissimo anche il tema musicale principale, scritto da Joe Hisaishi, che da questo momento accompagnerà Takeshi Kitano come compositore in molti dei suoi film. C'è poco da fare ragazzi, questo è un film, anzi un'esperienza, che va vissuta in prima persona per poter capire la sua immensità e profondità (un po' come il mare insomma).
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Il silenzio sul mare
Titolo Originale:
あの夏、いちばん静かな海
Ano natsu ichiban shizukana umi
Regia:
Takeshi Kitano
Soggetto:
Takeshi Kitano
Sceneggiatura:
Takeshi Kitano
Anno:
1991
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Kuroudo Maki, Hiroko Oshima, Sabu Kawahara, Toshizo Fujiwara
Durata:
101 min
Nazionalità:
Giappone
Colore:
Colore

Il Settimo Sigillo

Siamo nel 1300, il nobile cavaliere scandinavo Antonius Block, insieme al suo scudiero Jons, tornato da una crociata in Terra Santa, si imbatte nella Morte, che è venuta a prenderlo. Dubbioso sul suo rapporto con Dio e, quindi, sul senso della vita, sfida il tristo mietitore a scacchi, per guadagnare tempo. La partita viene perpetrata nel corso del cammino che il nobile fa per tornare al suo castello. Durante il percorso i due cavalieri si imbattono in diversi personaggi, tutti dissimili, che li seguiranno.
Film spesso dimenticato, a causa della sua datazione, Il settimo sigillo è un’opera pregna di significato e profondità. Il regista Ingmar Bergman si interroga sul rapporto dell’uomo con Dio, attraverso il cavaliere Antonius, e con la ragione, tramite la figura di Jons. Probabilmente questa è la prima volta che nel cinema si rappresenta visivamente la morte, dandole fattezze umane.
A fare da filo conduttore di tutta vicenda è la peste, rappresentando quella che veniva creduta una punizione divina a cui taluni reagiscono rifugiandosi nella religione, talaltri godendosi i piaceri della vita o compiendo crimini. Le possibili reazioni di un’annunciata morte imminente.
Quello della morte è un concetto che permea tutto il film, le apparizioni del personaggio vestito di nero sono ben poche nel corso di tutta la vicenda, tuttavia è la trama a sottolinearne la continua presenza.
Esteticamente l’opera ha delle grandissime qualità: una regia avvolgente, primi piani che penetrano lo spettatore, una fotografia molto curata e un forte contrasto tra luci e ombre, particolarmente valorizzato dal bianco e nero, contribuiscono alla riuscita del film donandogli una poetica visiva fuori dal comune. Il ritmo lento degli eventi, dovuto anche al periodo cinematografico, non guasta la pellicola ma ne sottolinea la profondità.
La componente visiva valorizza inoltre una recitazione e un’espressività molto intensa, da parte dei vari attori, su tutti Max von Sydow e Bengt Ekerot nei ruoli di Antonius e della Morte.

VOTO: 7,5/10

Il Buono

Scheda Tecnica
Titolo:
Il settimo sigillo
Titolo Originale:
Det sjunde inseglet
Regia:
Ingmar Bergman
Soggetto:
Ingmar Bergman (spettacolo teatrale)
Sceneggiatura:
Ingmar Bergman
Anno:
1957
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Max von Sydow, Bengt Ekerot, Gunnar Björnstrand, Nils Poppe, Bibi Andersson
Durata:
96 min
Nazionalità:
Svezia
Colore:
B/N

La Casa (2013)

Mia è una ragazza tossicodipendente. Per aiutarla nel suo intento di smettere con la droga i suoi amici la portano in uno chalet sperduto nei boschi, in modo da tenerla lontana dalla civiltà e dalle tentazioni. Purtroppo nell'abitazione si trova un antichissimo libro maledetto che risveglierà alcuni demoni che i ragazzi dovranno combattere in ogni modo per avere salva la vita. La casa nasce nei primi anni 80 dalla fantasia di Sam Raimi, all'epoca poco più che ventenne, che con qualche amico e pochi mezzi è riuscito a trasformare un film amatoriale in uno degli horror più apprezzati della storia. L'operazione remake perciò non sembra una scelta prettamente commerciale, ma un tentativo del regista di portare al cinema una versione più elaborata e moderna del suo primo film. Scelto il giovane Fede Alvarez per la regia, Raimi si riserva il ruolo di supervisore insieme a Rob Tapert e Bruce Campbell (rispettivamente produttore e protagonista del primo capitolo), garantendo così il rispetto delle idee di partenza. Alvarez torna alle radici del progetto originale, evitando le derive comiche scelte per La casa 2 e L'armata delle tenebre, presentandoci un horror spaventoso e sanguinolento, diretto con le idee ben chiare ed evitando di rimanere schiavo del primo film. Non c'è bisogno di tensione, la storia parte rapidamente dopo una breve introduzione dato che lo spettatore sa già cosa aspettarsi e si trova subito coinvolto nella vicenda. E Alvarez non ha paura di mostrare nulla, catapultandoci in un vortice fatto di getti di sangue, ferite disgustose e possessioni demoniache, tutto in bella vista senza censure di sorta. Gli effetti sono realizzati tutti alla vecchia maniera, niente computer grafica, e la differenza si vede, rendendo il film molto più fisico e sentito anche dagli attori stessi. L'unico sprazzo di ironia che si potrebbe cogliere è nel modo del regista di giocare con gli appassionati della trilogia originale, stuzzicandoli con piccole citazioni ingannevoli qua e là fino allo spettacolare (e inaspettato) finale che accontenta tutti e difficilmente si farà dimenticare. Con questo La casa il giovane Fede Alvarez realizza più che un remake un'ottima rilettura personale di una storia già conosciuta (niente paragoni con l'originale, tempi diversi, mezzi diversi) e un grande film horror che con il tempo diventerà sicuramente un classico con cui i prossimi film sui demoni dovranno confrontarsi.

P.S. Se siete appassionati della serie rimanete fino alla fine dei titoli di coda, un vecchio amico vi aspetta…

VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
La casa
Titolo originale:
Evil dead
Regia:
Fede Alvarez
Sceneggiatura:
Fede Alvarez, Rodo Sayagues, Diablo Cody
Anno:
2013
Genere:
Horror, splatter
Interpreti Principali:
Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore
Durata:
91 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Hansel & Gretel - Cacciatori di Streghe

Anni dopo la disavventura con la casa di marzapane, Hansel e Gretel, ormai adulti, sono diventati i migliori cacciatori di streghe in circolazione. Chiamati in un villaggio per ritrovare dei bambini scomparsi si troveranno a fronteggiare la perfida e potente strega Muriel, fautrice di un piano malefico che li coinvolge in prima persona. Dopo Alice nel paese delle meraviglie, Biancaneve e La bella e la bestia, è il turno di Hansel e Gretel di subire un adattamento cinematografico che ne incupisce gli elementi e adatta la fiaba ad un pubblico più adulto. La trama è quanto di più banale e prevedibile si potesse ideare, persino quelli che dovrebbero essere i colpi di scena finali sono chiarissimi fin dall'inizio del film, e la caratterizzazione scontata dei personaggi non aiuta. La prima parte funziona a sprazzi, grazie a delle scene simpatiche in cui il film non si prende troppo sul serio, presentandoci i protagonisti con le loro armi anacronistiche e il loro carattere sbruffone, ma più si va avanti nella visione e meno cose interessanti si trovano. I combattimenti sono confusionari e noiosi da vedere (le streghe sembrano tutte maestre di arti marziali…), i momenti splatter sembrano fuori luogo, i personaggi si comportano in modo veramente stupido e gli effetti speciali sono brutti da vedere e realizzati male. Lo scontro finale è forse la parte peggiore, più che un sabba sembra un raduno di punk su una rupe di cartapesta con un fondale finto, e il fatto che i buoni usino delle mitragliatrici giganti collabora all'atmosfera trash. Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe è una pellicola che nasconde qualche intuizione valida qua e là (il fatto che Hansel abbia il diabete a causa di tutti i dolci mangiati da bambino è geniale, ad esempio), ma incapace di sfruttare al meglio quelle pochissime idee valide a disposizione, e impacchettata in una realizzazione che va dal mediocre a pessimo.
VOTO: 5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe
Titolo originale:
Hansel and Gretel: Witch hunters
Regia:
Tommy Wirkola
Soggetto:
Jacob e Wilhelm Grimm (fiaba)
Sceneggiatura:
Tommy Wirkola
Anno:
2013
Genere:
Azione, fantastico, horror
Interpreti Principali:
Jeremy Renner, Gemma Arterton, Famke Janssen
Durata:
88 min
Nazionalità:
Germania, USA
Colore:
Colore

L'Uomo con i Pugni di Ferro

Cina feudale, un fabbro afroamericano è costretto a produrre armi per i vari signori dei clan della zona per guadagnare il denaro necessario a liberare la sua amata, che fa la prostituta in un bordello. Con l'arrivo di un carico d'oro del governo e di un pistolero di nome Jack Knife, il fabbro si troverà suo malgrado coinvolto nei malvagi piani del capo del clan dei Lions. Opera prima del rapper RZA, scritta con Eli Roth e presentata da Quentin Tarantino, L'uomo con i pugni di ferro è un grande omaggio alle passioni del regista, i film d'azione e d'arti marziali orientali e in piccola parte i western. La trama è ovviamente esagerata e inverosimile, tra armature che lanciano lame, uomini di metallo e nomi pittoreschi (il capo dei Lions si chiama Gold Lion, i suoi luogotenenti Silver Lion e Bronze Lion…), e le citazioni sono infinite. Volendo inserire tutto ciò in un'ora e mezza di film, RZA si è lasciato andare a scelte un po' ingenue, che sembrano dettate più dalla sua eccessiva passione che ad altro: la trama infatti fa fatica a decollare, soprattutto nella prima parte, dominata da una voce fuori campo che presenta i tanti personaggi e situazioni, troppi per essere introdotti con calma, e quando riesce a partire risulta poco coinvolgente. C'è troppa carne al fuoco, tutto succede troppo in fretta e quindi niente riesce a colpire particolarmente, a parte gli scontri e i combattimenti, che spiccano e diventano il punto focale della pellicola. Le musiche, scelte o composte dallo stesso regista, di primo impatto spiazzano, dato che si tratta soprattutto di brani hip hop, ma finiscono per sottolineare nel modo giusto questi personaggi che sembrano presi da un anime giapponese. Non male le interpretazioni degli attori (forse il meno adatto è lo stesso RZA che è anche il protagonista), in particolare Russel Crowe e gli altri comprimari, che si divertono nelle loro caratterizzazioni sopra le righe. L'uomo con i pugni di ferro è un film particolare, con difetti che purtroppo superano i pregi, ma che può essere apprezzato dagli appassionati del genere action citazionista e che comunque fa intravedere delle interessanti caratteristiche che il regista potrà sviluppare durante la sua carriera.
VOTO: 6/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
L'uomo con i pugni di ferro
Titolo originale:
The man with the iron fists
Regia:
RZA
Soggetto:
RZA
Sceneggiatura:
RZA, Eli Roth
Anno:
2012
Genere:
Azione, arti marziali
Interpreti Principali:
RZA, Rick Yune, Russel Crowe, Lucy Lui, Dave Batista, Jamie Chung
Durata:
96 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Oblivion

In seguito ad una guerra con gli alieni, la Terra è un pianeta semi deserto e l’umanità si sta trasferendo su Titano, una luna di Saturno; parte dei superstiti vive sul Tet, una gigantesca colonia spaziale sopra la Terra. Intanto sul pianeta sono all’opera le idro-trivelle, macchinari atti all’accumulo di acqua per la sopravvivenza nel nuovo mondo. Jack e Vica sono due tecnici del Tet a cui è stata resettata la memoria e il cui compito è la manutenzione dei Droni, robot utilizzati per difendere le trivelle dagli alieni che hanno attaccato la Terra e che ora la abitano. La missione dei due sarà terminata quando le idro-trivelle avranno finito il loro lavoro e potranno tornare sul Tet per partire verso la nuova colonia. Tuttavia Jack ha dei flash del suo passato…
Non è affatto sorprendente che il regista di Oblivion, Joseph Kosinski, sia lo stesso di Tron: Legacy, le analogie fra i due film sono infatti molteplici: scenografie d’impatto, attenzione al design, effetti speciali ben curati, una colonna sonora apprezzabile (affidata, questa volta agli M83)… e una trama caratterizzata dal piattume. Niente di nuovo sotto il sole, come al solito. Richiami ad altri film (che non nomino per rischio spoiler) ed ad altri scenari già noti, fanno di quest’opera un pot-pourri di cliché della fantascienza. Sì, ok, ci sono dei colpi di scena più o meno eclatanti, ma non bastano a rendere accattivante l’intreccio.
Come ho detto, si salva la parte visiva, caratterizzata da una forte attenzione alle inquadrature, alle location e agli scenari… per il resto, un film come tanti.
Gli attori sono Tom Cruise, Andrea Risenborough, Olga Kurylenko e Morgan Freeman, tutti rasentanti l’inespressività. È anche vero che in questo dato caso non sono richieste particolari doti drammatiche.
Un’opera che non è da buttare, ma nulla che non si possa ritrovare, realizzato in modo migliore, in altre pellicole del genere purtroppo meno note.

VOTO: 6,5/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
Oblivion
Regia:
Jospeh Kosinski
Soggetto:
Jospeh Kosinski, Avid Nelson
Sceneggiatura:
Jospeh Kosinski. William Monahan, Karl Gajdusek, Michael Arndt
Anno:
2013
Genere:
Fantascienza
Interpreti Principali:
Tom Cruise, Andrea Risenborough, Olga Kurylenko, Morgan Freeman
Durata:
135 min
Nazionalità:
USA
Colore:
colore

Mary and Max

Mary è una ragazzina che vive a Melbourne con un padre appassionato di tassidermia, che passa il suo tempo a imbalsamare uccelli, e una madre dedita al liquore. Priva di relazioni amichevoli se non quelle con il suo gallo e un anziano dirimpettaio della sua abitazione, decide di scrivere una lettera ad un indirizzo casuale di New York. A rispondere è Max, un adulto affetto da diversi problemi psichici che non è mai stato degnato di così tante attenzioni. Tra i due nasce una corrispondenza appassionata e fitta… o quasi.
L’australiano Adam Elliot mette in luce, con questo suo primo lungometraggio, un argomento a lui particolarmente caro: l’autismo, ed in particolare la sindrome di Asperger – di cui Max è affetto – di cui già aveva parlato nel cortometraggio Harvie Krumpet.
La particolarità dei film di Elliot, cui questo non fa eccezione, è quella di essere realizzati interamente col pongo e di essere animati con la tecnica dello stop-motion.
Mary and Max, come altre produzioni del regista, è inoltre quasi privo di colore: le scene ambientate a New York sono tutte in bianco e nero, quelle a Melbourne invece vertono su toni seppia, spicca qua e là qualche particolare rosso. È interessante come gli oggetti inviati da una città all’altra (foto, pacchi, barrette di cioccolata) mantengano la loro colorazione, in contrasto cromatico col resto dell’ambiente.
Il film risulta essere talvolta un po’ ripetitivo e lento, a causa dello stile narrativo adattato alla tecnica della plastilina in stop-motion; nonostante questo non ne rovini l’atmosfera e l’intento, talvolta il ritmo è meno incalzante.
I personaggi, nonostante parlino solo attraverso le loro lettere, sono resi benissimo: l’espressività e le sensazioni non sono affatto limitati dal fatto di non essere realmente umane.
In italiano non è ancora disponibile, ne esistono comunque versioni sottotitolate.

VOTO: 6,5/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
Mary And Max
Regia:
Adam Elliot
Sceneggiatura:
Adam Elliot
Anno:
2009
Genere:
Animazione, drammatico, commedia
Doppiatori originali:
Philip Seymour Hoffman, Toni Collette, Eric Bana
Durata:
92 min
Nazionalità:
Australia
Colore:
Colore

Iron Man 3

Per controllare gli attacchi di panico dovuti ai fatti avvenuti in The Avengers, Tony Stark lavora incessantemente a nuove armature. Nel frattempo un misterioso personaggio noto come il Mandarino colpisce l'America con attentati terroristici imprevedibili e inspiegabili, che finiscono per distruggere anche l'abitazione di Stark,  costretto quindi ad indagare da solo e in segreto per sventare nuovi pericoli. Primo film della serie prodotto dopo il grande successo di The Avengers, Iron Man 3 deve fare i conti con delle aspettative molto alte. Il mondo dei supereroi Marvel è cambiato dopo il grande crossover del 2012 e Tony Stark si trova a combattere con forze sconosciute. Questa volta la regia passa a Shane Black, noto per i suoi film action (Arma letale su tutti) e infatti la sua impronta si nota lungo tutta la pellicola: Tony agisce quasi sempre in coppia con un partner con cui può scambiare battute, si fa gran uso di armi varie (armature, ma il senso è lo stesso) e le scene d'azione la fanno da padrone. Quello che si ottiene non è però un semplice film pieno di esplosioni e sparatorie, ma un'interessante approfondimento psicologico sul protagonista, che vedendosi costretto a stare lontano dalla sua corazza dovrà fare i conti con se stesso e capire che non sono la maschera e l'armatura a fare l'eroe. Anche l'antagonista è funzionale a questo dualismo, e l'inaspettato colpo di scena che lo coinvolge ne è l'esempio migliore, toccando anche corde molto attuali sul condizionamento dato dai media. Alcune scelte non sono originalissime (il potere dei cattivi ad esempio, che comunque è ricalcato dai fumetti), la recitazione di Robert Downey Jr. è altalenante e i personaggi secondari non sono molto approfonditi, ma grazie ad una storia ben scritta, avvincente e più intelligente di quello che sembri e a delle ottime scene d'azione Iron Man 3 risulta un film riuscito e divertente da vedere.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Iron Man 3
Regia:
Shane Black
Soggetto:
Stan Lee, Larry Lieber, Don Heck, Jack Kirby (fumetto)
Sceneggiatura:
Shane Black, Drew Pearce
Anno:
2013
Genere:
Azione, supereroi, fantascienza
Interpreti Principali:
Robert Downey Jr. Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Ben Kingsley
Durata:
130 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Brick - Dose Mortale

Una giovane ragazza, viene uccisa in circostanza misteriose. Prima di morire, chiede aiuto a Brendan, il suo ex che non vede da due mesi. Quando questo decide di tirarla fuori dai casini in cui si è messa, lei rifiuta l’aiuto e va incontro alla morte. Il giovane ragazzo, ancora molto innamorato, decide di indagare per trovare l’assassino.
Molto interessante questo primo lungometraggio di Rian Johnson: praticamente, un noir ambientato al liceo. Anche se l’ambiente scolastico viene frequentato poco, i continui richiami alla high school sottolineano la volontà del regista di riportare vicende a cui siamo cinematograficamente abituati dentro a un micro-macro-mondo che è quello della scuola.
Il ritmo della pellicola si alterna tra momenti statici e momenti più frenetici; la regia segue le vicende, con un largo uso del famoso effetto vertigo inventato da Hitchcock.
Intorno al protagonista Brendan, interpretato da un Joseph Gordon-Levitt perfettamente cinico, lucido e con le mani perennemente in tasca – tanto che sembra che indaghi non tanto per vendicare la ragazza, ma per un suo gusto personale, alla Holmes maniera – gira un’ampia gamma di personaggi tutti diversi fra loro e tutti tagliati col coltello, in quanto a caratterizzazione.
Attenta la scelta delle location, valorizzate dalla fotografia e dalla stessa interazione coi personaggi. Anche sceneggiatura (dello stesso Johnson) e colonna sonora si fanno notare per la loro essenzialità e il loro perfetto adattarsi al ritmo del film.
Tra le opere più recenti del regista troviamo Looper, ma sicuramente come inizio di carriera questo Brick non è per niente da sottovalutare.

VOTO: 7/10

Il Buono

Scheda Tecnica
Titolo:
Brick – Dose mortale
Titolo Originale:
Brick
Regia:
Rian Johnson
Sceneggiatura:
Rian Johnson
Anno:
2005
Genere:
Noir, drammatico
Interpreti Principali:
Joseph Gordon-Levitt, Nora Zehetner, Lucas Haas, Noah Fleiss,
Durata:
110 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Drag Me to Hell

Christine, impiegata di una banca e addetta ai prestiti, in un tentativo di impressionare il suo capo si rifiuta di aiutare una vecchia zingara che rischia di rimanere senza casa. Offesa per l'umiliazione subita, l'anziana lancia una maledizione sulla ragazza, che si ritroverà a combattere contro un demone che vuole portarla all'inferno. Dopo più di vent'anni da La casa 2, Sam Raimi decide di portare sul grande schermo un altro horror alla sua maniera, adattando un'idea avuta con il fratello Ted negli anni 90. Libero dalla serie di Spider-Man e dalle produzioni ad alto budget che da un certo punto di vista lo limitavano, Raimi torna quindi ad un prodotto a basso costo e libero dalle scelte imposte dai produttori. Ne esce così un'opera in cui il regista si diverte a tornare al suo stile giovanile che tanto lo ha reso famoso, fatto di alternanza tra commedia e orrore, ansia e demenzialità. La protagonista è costretta a subire cose disgustose e indicibili, ma spassose per lo spettatore, e che omaggiano spesso quello che capitava a Bruce Campbell nella trilogia de La casa: getti di sangue e altre sostanze corporee, botte in testa, voli e cadute. Tra citazioni e momenti inquietanti il ritmo è sempre ben gestito, lasciando il tempo di riprendere fiato prima di un'altra discesa in queste emozionanti montagne russe del terrore, che ci portano su un percorso prevedibile ma non per questo poco coinvolgente. Ottimi gli effetti speciali, spesso volutamente grezzi, e non male gli attori, in particolare la vecchia zingara, ma Drag me to hell ha qualcosa in più rispetto ai vecchi film horror di Raimi (calmi, non sto dicendo che sia migliore), ed è la morale. Una morale non particolarmente velata, uno sguardo senza pietà alla società che il regista ci fa intuire e che lo spettatore coglie senza quasi rendersene conto, preso com'è dalle avvincenti vicende di Christine. Sam Raimi dimostra quindi di essere un regista ancora capace di divertirsi con quello che fa, rimanendo fedele a se stesso e maturando con ogni nuovo progetto.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Drag me to hell
Regia:
Sam Raimi
Sceneggiatura:
Ivan Raimi, Sam Raimi
Anno:
2009
Genere:
Horror, commedia nera
Interpreti Principali:
Alison Lohman, Justin Long, Lorna Raver
Durata:
99 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Come un Tuono

Come un tuono si divide in tre parti, tutte legate fra loro, ma ognuna con un protagonista diverso.
La trama è difficilmente riassumibile – anche perché comporterebbe diversi spoiler – si può solo dire che la vicenda vede come primo protagonista un bravissimo Ryan Gosling nei panni di un motociclista che si guadagna da vivere facendo lavori decisamente pericolosi, un meno bravo Bradley Cooper nei panni di un poliziotto ambizioso nella parte centrale del film e, nell’ultima porzione, due giovani ragazzi. Ovviamente ognuno di questi protagonisti è strettamente legato con gli altri, ma le interazioni fra i vari personaggi avvengono spesso per vie “traverse”. La storia vuole sottolineare l’importanza delle scelte, in quanto le conseguenze possono essere talvolta spiacevoli e inaspettate.
L’opera di Derek Cianfrance risulterebbe anche interessante… peccato che in realtà dopo quasi due ore e mezza di film lo spettatore si trovi a dire “Sì, ok, ma quindi…”?
La parte con Gosling come protagonista regge benissimo (inevitabile il confronto con Drive), ma da metà in poi è il vuoto. Nonostante la pellicola voglia giocare proprio sulla continuità, sembra che questo fattore manchi, o quantomeno faccia fatica a trasparire. Sembra addirittura che ogni “spezzone” presenti un registro filmico e atmosferico diverso… scelta che, se voluta, non risulta proprio azzeccatissima.
Interessante l’uso di primi e primissimi piani, a sottolineare l’importanza dei personaggi e, di rimando, delle loro scelte. Interessante anche la scelta di affidare la colonna sonora allo stravagante Mike Patton (chi lo conosce sa di cosa parlo) che però rimane su toni particolarmente morbidi.
In conclusione Come un tuono è un film che entusiasma poco e solo a tratti. Non mi sentirei di sconsigliarne la visione, ma neanche di spingere la gente ad andare a vederlo.

VOTO: 6/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
Come un Tuono
Titolo Originale:
The Place Beyond the Pines
Regia:
Derek Cianfrance
Sceneggiatura:
Derek Cianfrance, Ben Coccio, Darius Marder
Anno:
2012
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Ryan Gosling, Bradley Cooper, Eva Mendes, Emory Cohen, Dane DeHaan
Durata:
140 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

American Hardcore

Nei primi anni '80 un nuovo genere musicale si stava sviluppando per contrastare la commercializzazione del panorama musicale dell'epoca: l'Hardcore Punk. American Hardcore è un documentario che descrive la nascita e l'evoluzione della scena Hardcore americana, grazie ad interviste e contributi video dei protagonisti stessi, i membri di gruppi storici come i Black Flag, i Bad Brains e i Minor Threat. Tratto dal libro American Hardcore: A Tribal History, questo è un documentario che esplora il vero e proprio fenomeno culturale che è stato l'Hardcore, sottolineando l'importanza storica e sociale di un movimento che è spesso sottovalutato. I componenti dei vari gruppi raccontano di come si sono formate le prime band, l'amicizia che li univa, le differenze e le somiglianze che si potevano notare tra la musica e l'atteggiamento dei vari punk provenienti da diverse zone degli Stati Uniti. Emerge così il quadro generale di una musica fatta dagli adolescenti per gli adolescenti, un modo di sfogare le frustrazioni e la rabbia, di spezzare la routine che distruggeva la loro individualità. Al mondo esterno i punk apparivano come dei criminali e dei teppisti, e così spesso appaiono al giorno d'oggi, e questo documentario può servire a chiarire un po' le idee a chi non conosce a fondo uno dei movimenti/generi musicali più sinceri e appassionati della storia, nato per ribellarsi e senza intenti commerciali, e bruciato rapidamente nel giro di pochi anni, lasciando un'eredità che ispira molte band attive ai giorni nostri. American Hardcore è un documentario approfondito e interessante, arricchito da interviste e video d'epoca che impreziosiscono il lavoro di ricerca fatto dallo scrittore Steven Blush, e sottolineato da una colonna sonora che raccoglie le migliori canzoni dei gruppi principali del genere. Da vedere per tutti i fan dell'Hardcore, ma anche per avvicinarsi ad un modo di fare musica più sincero e sentito.
Per ovvi motivi esiste solo in lingua inglese con i sottotitoli.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
American Hardcore
Regia:
Paul Rachman
Soggetto:
Steven Blush (libro)
Anno:
2006
Genere:
Documentario
Durata:
99 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Brian di Nazareth

Anno zero, a pochi metri dalla grotta in cui sta nascendo Gesù nasce Brian, un bambino ebreo simile a tanti altri. Trentatré anni dopo Brian si unisce al Fronte Popolare di Giudea, che combatte per cacciare gli invasori romani dalla Palestina, e a causa di varie disavventure viene scambiato per il Messia e si trova a dover guidare una folla di adepti che aspettano i suoi insegnamenti. Terzo film del gruppo comico inglese dei Monty Python, Brian di Nazareth è una satira che colpisce il fanatismo in generale, più che la religione cristiana di per sé (e nonostante questo nel nostro paese è arrivato con ben 12 anni di ritardo…). I Python cercano di bilanciare la pellicola tra gag e sviluppo della trama, ma nessuna delle due cose riesce molto bene. Il loro classico stile a sketch non si innesta particolarmente bene con una trama vera e propria, e infatti sembra che non succeda niente per buona parte del tempo, a causa dei momenti comici che interrompono o dilungano troppo alcune parti della storia. Non fraintendetemi, non vuol dire che il film non faccia ridere, anzi le trovate assurde (per quanto non assurde quanto ci hanno abituato) ci sono e divertono nella maggior parte dei casi, anche se scadono spesso nella goliardia pura e semplice. Il tutto risulta però abbastanza moscio dall'inizio alla fine, nonostante i momenti centrali che grazie alla parte prettamente satirica riesca a spiccare sul resto. Ho faticato a riconosce i Monty Python in Brian di Nazareth, forse perché il gruppo inglese si trovava più a suo agio con uno stile a sketch e frammenti demenziali, ma se non altro con quest'opera sono riusciti a far indignare e scandalizzare buona parte del mondo religioso (con tanto di censura in alcuni Paesi), e penso che il loro scopo fosse proprio questo!
VOTO: 6,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Brian di Nazareth
Titolo Originale:
Life of Brian
Regia:
Terry Jones
Soggetto:
Terry Jones, Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Michael Palin
Sceneggiatura:
Terry Jones, Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Michael Palin
Anno:
1979
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Graham Chapman, John Cleese, Michael Palin, Eric Idle, Terry Jones, Terry Gilliam
Durata:
94 min
Nazionalità:
Gran Bretagna
Colore:
Colore

Suxbad - Tre Menti Sopra il Pelo

Evan e Seth non sono i ragazzi più popolari del liceo, e quando a poche settimane dal diploma si rendono conto che la festa della loro amica Jules sarà forse l'ultima occasione per finire a letto con le ragazze di cui sono innamorati, non ci pensano due volte e organizzano un piano per raggiungere il loro scopo. Con l'aiuto di Fogell, un loro amico nerd che possiede un documento falso, i due vogliono comprare più alcolici possibili per fare ubriacare le ragazze, ma ovviamente le cose si riveleranno più complicate del previsto. Scritto a tredici anni da Seth Rogen e Evan Goldberg, Superbad (permettetemi di usare il titolo originale e non il pessimo adattamento italiano) è una tipica commedia americana dall'umorismo che non va tanto per il sottile, ma che, al contrario di molte altre opere del genere, riesce a non svilire i personaggi facendoli sembrare delle macchiette. I protagonisti anzi sono il punto forte della pellicola, grazie alla loro ottima caratterizzazione e alla realistica interpretazione di un timido Michael Cera, uno sboccato Jonah Hill e di un memorabile Christopher Mintz-Plasse. La fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta, e ciò che comportano nelle vite dei ragazzi, nelle loro amicizie e nei loro amori, sono ben rappresentate, e quest'ultima folle giornata sembra quasi un'ultima prova da superare prima del grande passo. Le risate non mancano, anche se le situazioni non sono particolarmente originali, ma l'insieme ben calibrato di personaggi riusciti (i due poliziotti forse sono un po' fuori posto), momenti ridicoli e atmosfera retrò rende Superbad una delle commedie più godibili degli ultimi anni, facendolo diventare un film culto le cui battute continuano ad essere citate e i cui personaggi non vengono dimenticati facilmente.
VOTO: 7/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Suxbad - Tre menti sopra il pelo
Titolo Originale:
Superbad
Regia:
Greg Mottola
Soggetto:
Evan Goldberg, Seth Rogen
Sceneggiatura:
Evan Goldberg, Seth Rogen
Anno:
2007
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Jonah Hill, Michael Cera, Christopher Mintz-Plasse, Bill Hader, Seth Rogen, Emma Stone
Durata:
113 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Tutti per Uno (1964)

I Beatles sono un fenomeno musicale e culturale che ha dominato una parte importante del ventesimo secolo. In Tutti per uno seguiamo una frenetica giornata del quartetto, diviso tra prove, fughe dalle fan scatenate e dirette televisive. Uscito nel 1964, A hard day's night (il titolo originale) è il primo film dei Beatles, ed è un tassello fondamentale per lo sviluppo della Beatlemania. Girata come un finto documentario, la pellicola è una commedia musicale frizzante, che non lascia respiro allo spettatore, catapultandolo tra raffiche di battute e gag comiche (umorismo inglese, of course) e inseguimenti. Data perciò la natura di mockumentario, la trama è abbastanza semplice, ed è un pretesto per inserire i quattro di Liverpool in situazioni assurde e divertenti, contrapponendoli al personaggio del nonno di Paul McCartney, che rappresenta l'opinione pubblica dell'epoca, sempre pronta a stroncare questo gruppo di giovani scatenati. I momenti musicali vedono protagoniste le canzoni estratte dall'omonimo album, che è stato registrato proprio come colonna sonora del film, e non sono minimamente invadenti, ma anzi rendono l'opera più godibile. Tecnicamente la scelta di usare il bianco e nero dà un tono tutto particolare al film, che, per essere solo un modo di pubblicizzare i Beatles, risulta ben diretto, con riprese originali che collaborano all'atmosfera allegra che si percepisce vedendolo. Concludendo, ogni fan dei Fab Four deve vedere questa pellicola, ma anche tutti gli altri non dovrebbero tirarsi indietro, data l'importanza storica e la gradevolezza generale del prodotto.
VOTO: 7/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Tutti per uno
Titolo Originale:
A hard day's night
Regia:
Richard Lester
Sceneggiatura:
Alun Owen
Anno:
1964
Genere:
Commedia, musicale
Interpreti Principali:
John Lennon, Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr, Wilfrid Brambell
Durata:
87 min
Nazionalità:
Gran Bretagna
Colore:
B/N

L'Ultimo Terrestre

Dopo aver letto alcuni romanzi a fumetti del mio concittadino Gipi, alias Gianni Pacinotti, ho voluto approfondirne la conoscenza anche con la sua prima opera cinematografica.
L’ultimo terrestre è la storia di Luca, un giovane uomo, emarginato a causa di numerosi problemi relazionali e blocchi emotivi, che, alla vigilia di un annunciato sbarco alieno sulla Terra, sembra davvero essere l’unico umano in mezzo a tante figure stravaganti, egoiste o cattive. Il mondo intorno a lui è così alienato che neanche l’arrivo degli extraterrestri non sconvolge più di tanto la routine, ma anzi diventa un argomento di conversazione come un altro.
Gli alieni sembrano essere soltanto un pretesto (tant’è che sono rappresentati nella loro forma più classica, senza una particolare ricerca stilistica) per raccontare una realtà cruda e anonima di uno stile di vita altrettanto piatto, contraddistinto dalla cattiveria e dall’egoismo.
Il protagonista de L’ultimo terrestre non è molto diverso dai personaggi che Gipi rappresenta nei suoi fumetti: esseri semplici ma profondi, che rifiutano la realtà in cui si trovano ma che ne sono sopraffatti, salvo poi trovare un’inaspettata via di fuga.
Il film si presta forse a più livelli di lettura… o forse no. Tant’è che offre diversi spunti di interpretazione e questa difficoltà nella comprensione completa fa dell’opera un lavoro non troppo incisivo. Se la lentezza e la riflessività funzionano benissimo nei disegni del fumettista pisano, in questo film sembrano aspetti se non negativi, quantomeno ingiustificati. Nel complesso non è un film noioso, ma forse qualche tempo morto (anche se voluto) c’è.
Nei panni di Luca troviamo Gabriele Spinelli, volto volutamente sconosciuto la cui interpretazione (caratterizzata da un forte accento pisano) definisce minuziosamente un personaggio insicuro (come il tratto di Gipi) ma non per questo indeterminato.
Nonostante tutto l’opera prima di Pacinotti non è per niente da buttare. Nel panorama italiano, anzi, è un film che senza dubbio si distingue per il suo non essere scontato.

VOTO: 6/10

Il Buono
Scheda Tecnica
Titolo:
L’ultimo Terrestre
Regia:
Gian Alfonso “Gipi” Pacinotti
Soggetto:
Giacomo Monti (graphic novel “Nessuno mi farà del male”)
Sceneggiatura:
Gian Alfonso “Gipi” Pacinotti
Anno:
2011
Genere:
Drammatico, fantascienza
Interpreti Principali:
Gabriele Spinelli, Roberto Herlitzka, Anna Bellato, Luca Marinelli, Paolo Mazzarelli
Durata:
100 min
Nazionalità:
Italia
Colore:
Colore

The Wrestler

Randy "The Ram" Robertson è stato una stella del wrestling negli anni '80, ma ora il grande pubblico l'ha dimenticato e lui si ritrova a lavorare part-time in un supermercato, lottando nelle palestre durante i weekend e sopravvivendo tra ferite dolorose e dipendenza dalle droghe. Dopo aver sfiorato la morte a causa di un infarto, Randy vuole rimettere ordine nella sua vita e perciò decide di riallacciare i rapporti con sua figlia. The Wrestler è un film di Darren Aronofsky uscito nel 2008, e racconta con stile quasi documentaristico la piatta esistenza di un uomo che si rifugia in un mondo fatto di personaggi colorati, luci abbaglianti e folle esultanti per fuggire da una vita che lo vede perdente. Per Randy i colpi subiti sul ring, le cadute, i tagli con il filo spinato sono meno dolorosi rispetto al capo che al lavoro lo maltratta, al padrone di casa che lo chiude fuori perché non ha pagato l'affitto, alla figlia che non vuole più parlare con lui. È il pubblico che acclama il suo nome che spinge The Ram a fare quello che fa, mettendo in pericolo la sua già precaria salute combattendo per pochi dollari, ma facendolo sentire più vivo che mai. Aronofsky confeziona un film realistico (molti wrestler si sono congratulati con il regista) che mostra le ombre di un mondo che per il pubblico occasionale è solo un grande circo fatto da omoni muscolosi che fingono di picchiarsi. Il ruolo da protagonista, che inizialmente era stato pensato per Nicholas Cage, è andato a Mickey Rourke, un attore che non ha avuto una vita meno turbolenta del personaggio che porta sullo schermo e che interpreta alla perfezione, sia nei momenti più fisici che in quelli più riflessivi, che non risultano mai eccessivamente melodrammatici come spesso accade in film del genere. Lo stile da documentario di Aronofsky, con la telecamera a mano che segue il protagonista (che sembra sempre camminare verso il ring nel buio del backstage) è adatto all'atmosfera della pellicola, anche se dopo un po' potrebbe diventare ripetitivo. Le musiche non potevano non essere tutti pezzi hard rock anni '80, gli anni d'oro di The Ram, più una ballata scritta da Bruce Springsteen appositamente per la pellicola e che si può sentire sui titoli di coda. The Wrestler è un film con una storia non molto originale, ma concreto e coinvolgente, che non va sottovalutato solo per il tema che tratta, e che potrebbe andare di pari passo con il successivo Il Cigno Nero, che racconta una storia simile attraverso uno spettacolo diverso, la danza (ma che come Aronofsky ci fa notare ha più cose in comune con il wrestling di quanto ci si possa aspettare).
VOTO: 7/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
The Wrestler
Regia:
Darren Aronofsky
Sceneggiatura:
Robert D. Siegel
Anno:
2008
Genere:
Drammatico, sportivo
Interpreti Principali:
Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood
Durata:
112 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Looney Tunes: Back in Action

Daffy Duck, stanco di essere la spalla del più famoso Bugs Bunny, decide di lasciare la Warner Bros, causando non pochi problemi al povero DJ Drake, una delle guardie degli studios. Ma quando si viene a scoprire che il padre di DJ è una spia e che è stato rapito dal malvagio capo della ACME, il ragazzo, Daffy, Bugs e l'altezzosa Kate, segretaria dei boss della Warner, partiranno per una rocambolesca avventura per cercare di salvarlo. Deluso da Space Jam, nei primi anni 2000 Joe Dante decide di prendere in mano la situazione e dirigere il nuovo film dei Looney Tunes, cercando di ricreare lo spirito originale della serie che secondo lui si era perso con il film precedente. Via i campi da basket in favore di una storia avventurosa che può così mettere in risalto le gag dei molti personaggi grazie ad una serie di ambienti più eterogenei possibili. E quindi eccoci negli studios della Warner, e poi nel deserto, a Parigi, nello spazio, nella giungla, tanto che più che a un film sembra di trovarsi di fronte ad un videogioco, con vari scenari da completare e un nemico da sconfiggere a fine livello. La scelta però funziona, e la pellicola mantiene un buon ritmo e un buon livello di divertimento per tutta la durata, nonostante una storia non molto originale e poco avvincente. Quello che tiene unito il tutto sono le gag, che l'esplosiva coppia Bugs Bunny-Daffy Duck spara a profusione, aiutati dall'antagonista del momento, tra cui spiccano Wile Coyote e Taddeo (quest'ultimo protagonista di una sequenza da antologia all'interno del Louvre, anzi all'interno delle opere esposte al Louvre!). Altro punto forte del film sono le tipiche citazioni e omaggi che Dante inserisce in tutti i suoi lavori, citazioni che lo spettatore più cinefilo si divertirà a trovare, ma che sapranno far divertire anche tutti gli altri, grazie a cammei e comparsate eccellenti. Gli effetti speciali non sono sempre il massimo, soprattutto nell'interazione tra cartoni animati e attori in carne ed ossa, ma fanno il loro lavoro senza troppe pretese. Looney Tunes: Back in action non è certamente il miglior film a tecnica mista della storia, ma saprà far divertire i più piccoli, facendo scappare qualche risata anche ai grandi, ma senza fare più di tanto per meritare una seconda visione.
VOTO: 6/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Looney Tunes: Back in action
Regia:
Joe Dante
Sceneggiatura:
Larry Doyle
Anno:
2003
Genere:
Commedia, animazione
Interpreti Principali:
Brendan Fraser, Jenna Elfman, Joe Alaskey, Steve Martin, Timothy Dalton
Durata:
91 min
Nazionalità:
USA, Germania
Colore:
Colore

Boiling Point - I Nuovi Gangster

Masaki è un ragazzo silenzioso che lavora in una stazione di servizio e nel tempo libero gioca, senza tanto successo, a baseball. Reagendo violentemente ai soprusi di un membro della yakuza che si lamentava del suo lavoro scadente, Masaki scatena l'ira della mafia locale, ira che nemmeno i tentativi di riappacificazione del suo allenatore (ex membro della yakuza) riescono a placare. Deciso a vendicarsi dei maltrattamenti subiti il ragazzo parte per Okinawa con un amico per procurarsi delle armi, ma lì incontrerà Uehara, boss della malavita dai comportamenti psicopatici e violenti che prenderà in simpatia i due e li porterà con sé durante le sue scorribande. Secondo film di Takeshi Kitano, Boiling point - I nuovi gangster, è un lunghissimo (forse anche troppo) passo avanti nello stile del regista giapponese: dopo l'esordio con Violent cop, un poliziesco anomalo ma abbastanza lineare basato su una sceneggiatura già esistente, questa volta Kitano parte da zero e scrive di proprio pugno la storia. Boiling point è una pellicola che ci mostra fin da subito quello che dobbiamo aspettarci, aprendo con delle riprese silenziose, evitando l'uso di musiche e presentandoci un protagonista che avrebbe potuto essere più silenzioso solo se fosse stato muto (dirà si e no dieci parole in tutto il film). Il silenzio è uno degli elementi fondamentali per Kitano, che unito a molte riprese in cui non succede praticamente niente (ma non per questo brutte, anzi risultano spesso poetiche e bellissime da vedere) contribuisce a rendere questo film uno dei più lenti che abbia mai visto. Nemmeno dopo l'ingresso in scena dello psicopatico Uehara le cose cambiano, nonostante l'aumento della quantità di azioni violente. Kitano fa di tutto per annullare la tensione, tra scene lunghissime in cui i personaggi giocano a baseball su una magnifica spiaggia lasciando in sospeso le vicende principali e flashforward che ci mostrano quello che sta per succedere, eliminando l'effetto sorpresa. Lo spettatore è così portato a chiedersi per tutto il film a cosa porterà questa storia, e soprattutto se porterà a qualcosa, o se il regista abbia solo voluto creare un'opera che imitasse il più possibile la vita reale. Anche la scena finale contribuisce al senso di straniamento e al creare dubbi nella testa di chi guarda: è successo davvero? È stato solo un sogno ad occhi aperti? Dal punto di vista tecnico Kitano non delude, e ci offre alcune delle inquadrature più belle e anomale che si siano mai viste in un film che parla di gangster, dei movimenti di macchina che aiutano a sottolineare l'(in)espressività del protagonista e dei momenti molto profondi nonostante la mancanza di parole. Boiling point non è un film per tutti, data la sua pesantezza, le ampie digressioni nella trama e i personaggi atipici, ma chi troverà il tempo per capirlo e apprezzarlo non rimarrà deluso.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Boiling Point- I nuovi gangster
Titolo Originale:
3-4 X jūgatsu
Regia:
Takeshi Kitano
Soggetto:
Takeshi Kitano
Sceneggiatura:
Takeshi Kitano
Anno:
1990
Genere:
Azione, Noir
Interpreti Principali:
Masahiko Ono, Takeshi Kitano, Yuriko Ishida, Takahito Iguchi
Durata:
96 min
Nazionalità:
Giappone
Colore:
Colore

Monty Python e il Sacro Graal

Re Artù e i suoi prodi cavalieri della Tavola Rotonda, dopo una visione in cui Dio in persona ordinava loro di trovare il Santo Graal, stanno esplorando l'intera Gran Bretagna superando difficili prove per recuperare il sacro calice. Seconda pellicola del gruppo comico inglese, Monty Python e il Sacro Graal è scritto da tutti i componenti dei Python e diretto da due di loro, Gilliam e Jones. Diversamente dall'opera precedente (E ora qualcosa di completamente diverso) però, questo film segue una trama unica, che comunque è una scusa per presentare tante scene comiche anche slegate tra loro. La ricerca del Graal è infatti solo un labile filo conduttore che si snoda tra le disavventure che i vari cavalieri si trovano ad affrontare, e che serve più che altro a dare un ambiente e una caratterizzazione unici a tutto quanto. Prodotto con un budget talmente basso da dover economizzare anche sui cavalli (ma i Python non si sono fatti fermare da queste quisquilie), e nonostante le varie difficoltà dovute alla doppia regia, Il Santo Graal è molto più riuscito del successivo Brian di Nazareth, risultando più compatto e divertente. Le gag non tradiscono il classico spirito anarchico e irriverente del gruppo inglese e sono praticamente tutte memorabili, a partire dalla Granata Sacra (che sarà familiare a tutti i giocatori di Worms Armageddon…) ai Cavalieri Che Dicono "Ni". Se siete fan dei Monty Python di sicuro questo film l'avrete già visto, in caso contrario rimediate immediatamente. E soprattutto, guardatelo in lingua originale, dato che l'adattamento italiano è terribile, con dialoghi totalmente stravolti e aggiunte di accenti e dialetti regionali del nostro Paese: il doppiaggio è stato affidato nientemeno che ai comici del Bagaglino! Se io fossi uno dei Monty Python avrei già fatto causa a chi ha avuto questa brillante idea…
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Monty Python e il Sacro Graal
Titolo Originale:
Monty Python and the Holy Grail
Regia:
Terry Gilliam, Terry Jones
Soggetto:
Terry Jones, Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Michael Palin
Sceneggiatura:
Terry Jones, Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Michael Palin
Anno:
1974
Genere:
Commedia
Interpreti Principali:
Graham Chapman, John Cleese, Michael Palin, Eric Idle, Terry Jones, Terry Gilliam
Durata:
91 min
Nazionalità:
Gran Bretagna
Colore:
Colore

La corazzata Potëmkin

Ecco il film che, tramite sondaggio, avete scelto perché fosse recensito da tutti e tre, per il nostro terzo compleanno. C'avete voluto un po' male, ma noi ce l'abbiamo fatta comunque!

1905. La Potëmkin è una grande corazzata russa sulla quale scoppia una rivolta. I marinai si ribellano per le condizioni di lavoro precarie e l’insalubrità del cibo. Uno di essi rimane ucciso e il suo cadavere viene esposto, come quello di un eroe, al porto di Odessa. Mentre i cittadini omaggiano le gesta dei marinai della Potëmkin, l’esercito russo interviene sparando sulla folla, nella celeberrima sequenza della scalinata, contenente l’altrettanto famosa scena del passeggino. La rivolta, quindi, acquisirà una dimensione sempre maggiore, fino ad un finale dalla forte carica comunicativa.
Volendo sfatare un luogo comune, La corazzata Potëmkin non è così pesante come viene generalmente dipinto. Datato 1925, è uno dei capisaldi del cinema ed in Italia è stato reso particolarmente popolare dalla frase non proprio celebrativa di Fantozzi (ricordiamo inoltre la parodia della scena della scalinata ne Il secondo tragico Fantozzi).
Strutturato come un dramma in cinque atti, che si sviluppa aumentando sempre più la portata delle vicende, la più famosa opera di Ėjzenštejn cattura l'attenzione dello spettatore, coinvolgendolo emotivamente. Il regista costruisce un film studiato nel dettaglio per far sentire chi lo guarda partecipe dell'azione, scatenando indignazione verso le azioni dell'esercito, solidarietà per le condizioni dei marinai, pietà per la morte dei cittadini di Odessa.
Il film è ovviamente muto (con i classici dialoghi riportati per iscritto), ma fa tranquillamente a meno delle parole. Il montaggio frenetico, volutamente caotico e attento ai dettagli, impedisce una visione superficiale, trasmettendo il messaggio di fondo con una semplicità sconcertante, usando anche simbologie particolari (i pugni che si chiudono, gli enormi cannoni, le statue dei leoni, i volti dei soldati che non si vedono). La maestria del regista si manifesta anche attraverso una studiatissima scelta della composizione fotografica ed un sapiente utilizzo delle luci e dei contrasti del bianco e nero.
La pellicole inoltre trasuda un forte componente di epicità, valore che oggi è andato perso. Le scenografie e il numero di personaggi e comparse fanno sicuramente da supporto a questa componente dell’opera.
La corazzata Potëmkin è probabilmente uno dei film più riusciti della storia e, inoltre, coniuga un forte messaggio ad una realizzazione tecnica eccezionale.

VOTO: 8,5

Il Cattivo, il Brutto, il Buono

Scheda Tecnica
Titolo:
La corazzata Potëmkin
Titolo Originale:
Бронено́сец «Потёмкин» (Bronenosec Potëmkin)
Regia:
Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn
Soggetto:
Nina Agadžanova-Šutko
Sceneggiatura:
Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn
Anno:
1925
Genere:
Guerra, drammatico, storico
Interpreti Principali:
Aleksandr Antonov, Vladimir Barsky, Natalia Poltavtseva, Prokopenko, Beatrice Vitoldi
Durata:
71 min
Nazionalità:
URRS
Colore:
B/N

Django Unchained

Texas, 1858. King Schultz è un cacciatore di taglie tedesco sulle tracce di tre fuorilegge, ma per poterli riconoscere ha bisogno di Django, uno schiavo di colore che li ha conosciuti di persona. Con la promessa di liberare Django e di aiutarlo a trovare sua moglie che è stata venduta ad un negriero, Schultz stipula un'alleanza con l'ex schiavo, proponendogli di fare coppia con lui nella caccia ai criminali. Con Django Unchained finalmente Quentin Tarantino si dedica ad un genere che ha sempre dichiarato di amare e che ha citato in ogni modo possibile in tutti i suoi film: il western, in particolare i western all'italiana. Ovviamente il regista del Tennessee ha una visione tutta particolare dei generi cinematografici, e quello che ci ritroviamo in sala e tutt'altro che uno spaghetti western fuori tempo massimo. Ambientata nel periodo della schiavitù, la pellicola si maschera da western per parlare di razzismo e discriminazioni, e l'opinione di Tarantino è abbastanza chiara, dato che i razzisti e i negrieri non ci fanno una gran figura (basta vedere la scena con gli incappucciati, divertentissima oltre che stracolma di citazioni), con buona pace di Spike Lee che ha sollevato parecchie polemiche sull'uso della parola "negro" e sul tema della schiavitù. Tarantino come al solito si diverte a snocciolare omaggi uno dietro l'altro, focalizzandosi per questa volta sui western, ma non dimenticando gli altri generi che tanto lo ispirano, e alcune di queste citazioni sono lampanti (Django di Corbucci, Mandingo di Fleischer, il suo stesso Bastardi senza gloria), altre meno evidenti o inaspettate, ma più divertenti da trovare (Via col vento, Mezzogiorno e mezzo di fuoco, Lo chiamavano Trinità... e addirittura Arancia meccanica!), ma tutte perfettamente inserite nel contesto e mai fastidiose, anzi risultano uno dei motivi del successo del film. Non sono da meno anche le musiche scelte per la colonna sonora, che mischiano soul, hip-hop e brani ripresi da vecchi film western, in un calderone che sorprendentemente funziona alla grande nonostante la sua eterogeneità, ma anche a questo siamo abituati, conoscendo il regista. Quello che si differenzia dai precedenti film di Quentin è la linearità della trama, che per la prima volta non vede sbalzi temporali o decine di personaggi che si intrecciano. Se nella prima parte, più ritmata e divertente, questa scelta funziona, è dopo la metà che si iniziano a sentire le quasi tre ore di pellicola, dato che come in Bastardi senza gloria tutto si focalizza sui dialoghi e sulla verve dei personaggi, che però questa volta non bastano a tenere alta la tensione per tutto il tempo. Non che i personaggi siano noiosi, anzi, e sono tutti interpretati alla grande (in particolare dal trio Waltz, Jackson e DiCaprio che dimostra per l'ennesima volta come Tarantino sappia scegliere gli attori giusti), ma accorciare alcuni dialoghi e lasciare più spazio allo sviluppo finale avrebbe giovato al film. Sono minori anche le sperimentazioni e le invenzioni visive, che ormai il regista sembra essersi lasciato alle spalle, in favore di una direzione stilistica meno estrema, ma sempre molto personale, perfettamente in linea con il film precedente. Se non vi piace Tarantino non sarà quindi Django Unchained a farvi cambiare idea, ma se sapete cosa aspettarvi non rimarrete delusi.
Aspetto comunque una seconda visione (in lingua originale magari, per cogliere anche il lavoro sugli accenti e le lingue) che magari mi farà apprezzare ancora più il film.
VOTO: 8/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica 
Titolo:
Django unchained
Regia:
Quentin Tarantino
Soggetto:
Quentin Tarantino
Sceneggiatura:
Quentin Tarantino
Anno:
2012
Genere:
Azione, western, drammatico
Interpreti Principali:
Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington
Durata:
165 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore