Ogni Cosa è Illuminata

Qualche giorno fa mi sono imbattuto casualmente nel trailer di questo film, che mi ha subito colpito. A parte aver visto di sfuggita la copertina non ricordo quando/dove, non ne avevo mai sentito parlare. Succede che a volte alcuni film validi vengano poco “pubblicizzati” e quindi non se ne conosca l’esistenza.
Non è facile parlare di un film come questo, specialmente se chi ne parla non ha le basi giuste per farlo… proviamoci.
Jonathan è un ragazzo di famiglia ebrea che vive in America. Oltre ad un look che ricorda quello di un nerd, non ha segni particolari. Caratterialmente mite, né brillante né idiota, né bello né brutto, né logorroico né troppo silenzioso… insomma “normale”, se accettate il termine. Ha solo una passione, che si capirà durante il film essere una necessità, più che altro: collezionare oggetti della sua famiglia. Catalogare meticolosamente ogni cosa appartenente ai suoi parenti; dalla dentiera della nonna ai fumetti porno del fratello.
La paura di dimenticare, questo il motivo che spinge Jonathan a raccogliere ogni oggetto, anche privo di significato.
Qualche anno dopo la morte del nonno, Jonathan si trova con in mano una foto di quest’ultimo (identico a lui). Dietro la foto la scritta a mano “Augustine ed io. Trachimbrod. 1940”
Prima di mettere questa foto nella sua collezione, il giovane decide di partire per l’Ucraina, terra di provenienza del nonno, alla ricerca delle sue radici.
Le sue guide nella terra straniera saranno Alex, un giovane ragazzo con la passione per la musica rap che mastica un po’ d’inglese, e il nonno di quest’ultimo, un anziano che si crede cieco ma che ci vede benissimo.
Dalla stazione della civilizzata Odessa, i tre con il cane guida del nonno di Alex, partiranno alla ricerca di Trachimbrod, un paese che sembra non esistere ma che, si scoprirà, esiste eccome!
Un cammino nella memoria del passato. Un percorso che porterà i protagonisti all’importanza del ricordare ciò che è stato. Un film che dice la sua sull’orrore della Shoa, lontano dai campi di concentramento.
Con Ogni Cosa è Illuminata, Liev Schreiber (al suo primo e ancora unico tentativo di regia) ha voluto portare su pellicola l'omonimo romanzo autobiografico di Jonathan Safran Foer, un giovane ebreo americano che ha davvero compiuto questo viaggio alla ricerca della vita di suo nonno, per poi scoprire verità più grandi e più profonde. Le musiche sono caratteristiche e la fotografia rende la pellicola piuttosto coinvolgente.
Nella parte di Jonathan un bravissimo e calatissimo Elijah Wood: quasi comico, seppur assolutamente toccante come scena, il momento del film in cui in sua presenza si parlerà dell’importanza di un anello… (per i meno attenti, vi ricordo che Wood è quel giovanotto che interpretava Frodo ne Il Signore degli Anelli). Eugene Hutz (che molti conosceranno come il cantante dei Gogol Bordello) invece interpreta Alex, figura estremamente esuberante, a bilanciare la “piattezza” del personaggio principale.

VOTO: 7,5/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Ogni cosa è illuminata
Titolo originale:
Everything is illuminated
Regia:
Liev Schreiber
Soggetto:
Jonathan Safran Foer (romanzo)
Sceneggiatura:
Liev Schreiber
Anno:
2005
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Elijah Wood, Eugene Hutz, Boris Leskin,
Durata:
106 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Alice In Wonderland

Alice, raggiunta la maggiore età, non ricorda più le avventure vissute da bambina nel Paese delle Meraviglie. Durante una festa organizzata da un suo spasimante che le chiede di sposarlo, la ragazza decide di seguire uno strano coniglio con il panciotto che la attirerà nella sua tana. Precipitando nelle profondità della terra si ritroverà nel mondo magico visitato anni prima, incontrando gli strambi personaggi che lo popolano e finendo per affrontare la malvagia Regina di Cuori che ha usurpato il trono della bella sorella. Non sono mai stato un grande ammiratore di Tim Burton e certamente questo film non mi ha fatto ricredere. La storia sembra stare in secondo piano rispetto alle continue apparizioni di creature e personaggi assurdi e fiabeschi, che però sono poco approfonditi o appena accennati, come a volerli solo citare. Il tanto pubblicizzato Cappellaio Matto, interpretato da Johnny Depp, non riesce a bucare lo schermo come dovrebbe, o forse lo fa nel modo sbagliato, a causa della scelta di sacrificare parte della sua pazzia in favore di una vena malinconica che non gli si addice molto, e della sua presenza eccessiva nella pellicola, quasi a volerlo rendere co-protagonista (solo perchè è Depp?). La Regina di Cuori invece rivela una storia ben costruita alle spalle e una buona caratterizzazione (la testa ingrandita in computer grafica le da un aspetto tra il ridicolo e l'inquietante), che la rende il personaggio più interessante del film. Lo stesso non si può dire della sorella, la Regina Bianca, che compare poco e non lascia il segno, se non per il bell'aspetto fisico (sempre vagamente inquietante).
La cosa che mi ha lasciato un po' interdetto è la morale della storia: Tim Burton è solito mostrarci personaggi "diversi" emarginati dalla società che trovano nella loro diversità il senso della propria esistenza e la possibilità di costruirsi un futuro felice. In Alice In Wonderland non è proprio così. Alice, che non si trova a proprio agio in una società troppo normale, si ritrova a Sottomondo, un posto adatto alle sue fantasie, dove però è costretta a seguire il corso di un destino che è già segnato da una profezia, diventando una guerriera con tanto di spada e armatura, sconfiggendo la vera diversa della situazione (tanto che i suoi cortigiani fingono deformità varie per farla contenta), una Regina di Cuori che non riuscendo a farsi amare decide di imporre il proprio volere con la paura. E viene riportato l'ordine, ma è un'ordine esagerato, vuoto, ben dimostrato dalla sfavillante ma fredda reggia della Regina Bianca. Sembra un po' troppo una classica trama fantasy, con il paladino e il mostro da sconfiggere. Alice In Wonderland si rivela un'occasione sprecata, data la fantasia visionaria del regista non sfruttata al meglio in questa situazione. Non un pessimo film, ma nemmeno un buon risultato. Il 3D, aggiunto in post-produzione e quindi parecchio inutile nell'economia della pellicola, non aiuta a migliorare un'opera con più bassi che alti (ucciderei volentieri chi ha partorito l'idea della Deliranza), destinata ad una visione superficiale e nulla più.

VOTO: 6/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Alice In Wonderland
Regia:
Tim Burton
Soggetto:
Lewis Carrol (romanzo)
Sceneggiatura:
Linda Woolverton
Anno:
2010
Genere:
Avventura, Fantastico
Interpreti Principali:
Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Anne Hathaway
Durata:
110 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

L'uomo Che Non C'era

La storia è sempre la stessa: un personaggio insoddisfatto della sua triste vita si ritrova ad affrontare un cambiamento che potrebbe portarlo a migliorare le cose, ma che darà esiti tutt'altro che positivi. È questa la trama su cui spesso si focalizzano i fratelli Coen nei loro film, cambiando ambientazione, epoca e genere, ma continuando a riportare il loro messaggio pessimistico sulla società contemporanea. In questo caso il protagonista è Ed Crane, aiutante barbiere nella California degli anni cinquanta, che sogna di cambiare la sua monotona vita. L'occasione arriverà grazie ad un losco uomo d'affari che gli proporrà di investire una grossa somma di denaro sul neonato business delle lavanderie a secco. Per procurarsi i soldi Ed deciderà di ricattare l'amico, nonchè amante di sua moglie, Big Dave, scatenando un vortice di eventi che sfuggiranno al suo controllo. Girato in bianco e nero per richiamare i film dell'epoca, L'uomo che non c'era è una delle migliori opere dei fratelli Coen. L'atmosfera è quella del noir, con una sceneggiatura che studia attentamente la psicologia dei personaggi, e la sensazione di tensione data dall'uso particolare delle luci, che delineano ombre scure sulle persone, come a metterne in dubbio la rettitudine morale. Anche la colonna sonora, principalmente costituita da musiche per pianoforte, dà il suo contributo nel rendere la cupezza (sempre nascosta sotto un velo di normalità) della situazione. Magnifica l'interpretazione di Billy Bob Thornton nel ruolo di Ed Crane, un uomo appiattito dalla vita, l'espressione neutra di chi si è rassegnato, tanto apatico all'esterno quanto speranzoso all'interno.
I Coen insistono con la loro visione della vita, mostrandoci la sua casualità e imprevedibilità, e quanto delle scelte stupide, anche se piccole, possano influenzarla, portandoci a situazioni inaspettate e assurde. E questo non succede solo ai personaggi di un film, ma anche e soprattutto alle persone comuni, come ci fa notare l'avvocato Riedenschneider, indicando verso Ed ma allo stesso tempo verso lo spettatore, apostrofandolo come "uomo dei nostri tempi".
L'uomo che non c'era non è un film facile, ma se si è disposti a prestare la propria attenzione alla storia e ai personaggi, si verrà ripagati con una riflessione sulla vita come solo i Coen sanno fare, in grado di coinvolgere ma soprattutto far pensare.
VOTO: 8,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
L'uomo Che Non C'era
Titolo Originale:
The Man Who Wasn't There
Regia:
Joel ed Ethan Coen
Soggetto:
Joel ed Ethan Coen
Sceneggiatura:
Joel ed Ethan Coen
Anno:
2001
Genere:
Drammatico, Noir, Thriller
Interpreti Principali:
Billy Bob Thornton, Frances McDormand, James Gandolfini, Scarlett Johansson, Tony Shalhoub
Durata:
116 min
Nazionalità:
USA
Colore:
B/N

Shutter Island

Il film si basa sulla indagine di Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) coadiuvato dal suo nuovo collega Chuck (Mark Ruffalo) su una donna misteriosamente scomparsa dal blindatissimo istutito per malati mentali di una isola a largo del Massachussets. Al loro arrivo Teddy e Chuck trovano un atmosfera tetra, irreale, che si amplifica col procedere del film. Teddy inizia la sua indagine ma la sua (apparentemente fondata) diffidenza verso i loschi individui che popolano l'isola mischiata a strane circostanze iniziano a rendere il suo comportamento instabile. A completare il quadro si fanno risentire sempre più pressanti i ricordi della moglie e dei bambini morti durante un incidente e le barbarie che è stato costretto a vedere o infliggere durante la seconda guerra mondiale. Il film parte con un impronta thriller per poi svilupparsi con svolte psicologiche. Molta della struttura del film viene retta (piuttosto bene) sulle spalle di Di Caprio a cui spetta l'onere di rappresentare claustrofobiche e talvolta deliranti circostanze. Alcuni di questi personaggi, di queste situazioni ricordano vagamente il Lynch di Mulholland Drive o Lost Highways, facendo penetrare lo spettatore nell'inconscio, nello sconosciuto. E' attraverso questa cornice che Teddy dovrà fronteggiare sempre più da vicino i "demoni della sua vita", la ricerca dell'evasa sarà solo il mezzo per la ricerca sempre più profonda di se stesso. Quell'equilibrio, quella linea sottile che divide follia e "normalità" (sempre che si possano dividere) funziona da filo conduttore per tutta la durata della pellicola. Ed è con buona maestria che Scorsese tiene in piedi paranoie psicologiche, fatti distorti e cose mai accudute, creando possibili scenari finali sempre differenti man mano che si procede. Menzione obbligatoria alla fotografia, davvero eccezionale e capace di rispecchiare molto bene l'atmosfera di stranezza che pervade il film. E' davvero così lontana da ognuno di noi la follia? oppure il nostro inconscio nasconde alla nostra memoria la follia che vive dentro di noi?

Meglio non pensarci troppo, altrimenti rischiamo di andare in un'isola senza più ritornare...


Voto 7/10

Il brutto

Scheda tecnica
Titolo:
Shutter Island
Regia:
Martin Scorsese
Soggetto:
Dennis Lehane
Sceneggiatura:
Laeta Kalogridis, Steven Knight
Anno:
2010
Genere:
Thriller Psicologico
Interpreti Principali:
Leonardo Di Caprio, Ben Kingsley, Mark Ruffalo, Michelle Williams
Durata:
138 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

The Game - Nessuna Regola

Nell'attesa che il Cattivo si vada a vedere Alice in Wonderland, qui si continuano a pubblicare recensioni di film non proprio nuovissimi, come questo.

Nicholas Van Orton è il classico uomo d’affari, ricco sfondato, attorniato di lusso, segretarie, scarpe da 2000 dollari il paio, divorziato dalla moglie e, ovviamente, arrogante quanto basta.
L’infanzia segnata dal misterioso suicidio del padre.
Durante un pranzo “a sorpresa”, nel giorno del suo compleanno, il giovane fratello Conrad – per il quale Nicholas è stato, o meglio ha provato ad essere una figura paterna sostitutiva, ma con scarsi risultati – gli consiglia di rivolgersi alla CRS, un’organizzazione che gli farà il più bel regalo di compleanno della sua vita. Nicholas è piuttosto scettico, specie considerando che questo consiglio arriva da uno che, a quanto pare, i problemi psichici li conosce bene. “Cosa regalare a un uomo che ha tutto? […] Una profonda esperienza di vita.” Con questa frase Conrad convince il fratello a farci un pensierino.
Nonostante i dubbi, il protagonista si presenta negli uffici della CRS, fa i test richiesti per ricevere questo trattamento di cui ancora non capisce il senso, lo scopo, ma soprattutto, in cosa consista.
Qualche questionario, un po’ di prove fisiche, una firma qui, un’altra qui… e inizia il gioco!
Il freddo riccone spocchioso si trova vittima di una serie di eventi sempre più spiacevoli e incresciosi. Eventi che, chiaramente, sono pilotati da questa misteriosa organizzazione e che lo porteranno ad affrontare l’esperienza di vita preannunciatagli dal giovane fratello.
Forse la parte del film che lascia un po’ interdetti è il finale. Perché risulta tanto imprevedibile fino all’ultimo quanto effettivamente poco intrigante ed avvincente. Non so, forse quello che manca in questo film è la ciliegina sulla torta, e se c’è… fate conto che a me le ciliegine non piacciono! Però la torta è molto molto buona!
Dopo Alien3 e Se7en ecco la terza pellicola firmata David Fincher. The Game, secondo me, è anche più fincheriano di Fight Club: le inquadrature e i movimenti di macchina sono un impronta inconfondibile. Le atmosfere sono quelle caratteristiche dello stile del regista statunitense: momenti di tensione che, nella maggior parte dei casi, si risolvono in maniera quasi (e sottolineo quasi) divertente, o almeno per lo spettatore.
Per quanto riguarda gli attori, è Micheal Douglas a farla da padrone nella parte di Van Orton; chi meglio di lui, con la sua faccia non proprio simpaticissima, poteva interpretare la parte del freddo uomo di finanza? Conrad invece è interpretato da Sean Penn e Deborah Kara Unger interpreta Christine, la bionda che accompagnerà Douglas in gran parte di questo “viaggio”.

VOTO: 8/10

Vostro amatissimo, affezionatissimo, il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
The Game – Nessuna Regola
Titolo originale:
The Game
Regia:
David Fincher
Sceneggiatura:
John D. Brancato, Michael Ferris
Anno:
1997
Genere:
Thriller
Interpreti Principali:
Michael Douglas, Sean Penn, Deborah Kara Unger
Durata:
128
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Across The Universe

Ambientato negli anni sessanta, Across The Universe è un film musicale che racconta le esperienze di Jude, giunto in America per cercare suo padre. Lì entrerà in contatto con i movimenti giovanili dell'epoca e troverà l'amore.
La particolarità del film non sta quindi nella sua trama, che è molto semplice (come il messaggio che vuole portare, riassumibile nei dieci minuti finali o addirittura nella scritta sul poster), ma nei brani musicali inseriti nella storia: tutte canzoni dei Beatles riarrangiate e adattate per l'occasione. Ed è la parte musicale il punto forte di questa pellicola, il collante che tiene unite le scene più "normali" a quelle infarcite di visioni psichedeliche. La prima impressione è di trovarsi di fronte ad un collage costruito da immagini e suggestioni gettate alla rinfusa: scene di vita comune dei personaggi, concerti, visioni lisergiche o inquietanti, personaggi assurdi che scompaiono nel giro di pochi minuti. Girato come un videoclip (forse non proprio la scelta più adatta per un film che vuole ricreare le suggestioni degli anni sessanta), Across The Universe si regge in piedi grazie alle canzoni che diventano il fulcro della pellicola. Probabilmente, tirando fuori un po' di coraggio in più e puntando maggiormente sulle suggestioni visive (magari con l'utilizzo di metodi d'animazione più tradizionali, per dare un gusto più retrò) il film ne avrebbe guadagnato in spessore. Si rivela comunque un musical godibile, in particolar modo per i fan dei Fab Four, grazie alle continue citazioni di nomi, personaggi e situazioni tratte dalle loro canzoni, ma anche per i non appassionati della cultura dell'epoca, che si divertiranno a scoprire pezzi che hanno segnato la Storia della Musica.
VOTO: 7/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Across The Universe
Regia:
Julie Taymor
Soggetto:
Julie Taymor, Dick Clement, Ian La Frenais
Sceneggiatura:
Dick Clement, Ian La Frenais
Anno:
2007
Genere:
Musicale
Interpreti Principali:
Evan Rachel Wood, Jim Sturgess, Joe Anderson
Durata:
131 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Matrix

Ci sono quei film che lasciano un segno indelebile: vuoi per l’idea di questa realtà virtuale che fa tanto figo, vuoi perché muovendosi come un ballerino di limbo provetto, Neo riesce a schivare le pallottole, Matrix è sicuramente uno di questi.
Volendo fare un paragone un po’ azzardato si potrebbe dire che Matrix sta al cinema come Battiato sta alla canzone italiana. Non so se ho esagerato troppo, ma è sicuro che un film di questa portata ha più o meno influenzato gran parte di quelli che sono venuto dopo, o comunque quelli d’azione. Ma non solo nel cinema… chi di voi non ha mai usato l’espressione “alla Matrix” in vita sua?
Non è facile parlare di un film così, specie per uno (io) che non lo fa di mestiere…
Sono passati già 11 anni da quando questo colosso della settima arte è uscito nelle sale e ancora se ne parla, penso che basti già questo.
La storia ormai la si conosce tutti, ma vale la pena spenderci due parole. Il mondo, per come lo conosciamo noi oggi, altro non è che una realtà virtuale (anche se il concetto sarebbe un po’ più ampio) creata e gestita da macchine dotate di intelligenza artificiale. Quando l’uomo creò le macchine pensanti (nel 2000, anno più anno meno) queste si ribellarono. L’uomo oscurò il cielo, per privare le macchine dell’energia solare, unico loro mezzo di sostentamento, ed esse, di contro, lo imprigionarono in Matrix: un programma che simula la realtà attraverso degli impulsi celebrali. Tenendo imprigionate le menti in Matrix (che, per i meno svegli, come già detto, è il nome che viene dato alla realtà che noi tutti conosciamo), i corpi vengono tenuti addormentati, fino alla morte, in delle specie di alveari con miliardi di esseri umani, la quale energia corporea serve per tenere in vita le macchine. Inoltre, come se non bastasse, all’interno di Matrix ci sono gli Agenti: degli uomini piuttosto freddini, vestiti tutti belli eleganti, che altro non sono che programmi atti alla protezione del sistema.
Premesso tutto questo scenario poco confortante, arriva Neo alias Thomas Anderson (alias Keanu Reeves), un hacker professionista che viene contatto da due loschi tizi, Morpheus e Trinity. Lo scopo di questi ultimi è di strappare Neo da Matrix per portarlo nella realtà reale, quella vera… mi sembra chiaro il concetto, no? Perché vogliono privarlo dei piaceri della vita per condurlo in un mondo in cui, a posteriori, pochi vorrebbero andare? Perché Morpheus è convinto, ma di brutto proprio, che Neo sia l’eletto in grado di portare la pace tra le macchine e gli uomini rimasti fuori da Matrix. Si sbaglia? Non si sbaglia? Questo non ve lo dico, ma di certo se c’hanno fatto altri due film…
Diretto dai fratelli Wachowski (che, per la cronaca, dal ’99 al 2005 si sono dedicati solo ed esclusivamente a Matrix e dintorni, se non qualche sceneggiatura qua e là) è un film di quelli che vanno visti per forza. Solo avendolo rivisto recentemente (dopo un po’ di tempo) ho potuto apprezzare anche gli aspetti registici. I toni predominanti sono il blu e il verde, non serve che si spieghi il perché. L’azione è agli estremi ma mai ridondante (o comunque non in questo primo capitolo della trilogia), i dialoghi sono d’impatto, le inquadrature e la fotografia decisamente favolose. Stavolta il premio della critica (la mia, s’intende), però, non va agli attori: no che non siano bravi però, almeno personalmente, non catturano completamente l’attenzione dello spettatore. Fatta eccezione, ovviamente, per il sempre magistrale Hugo Weaving, che nel film interpreta l’Agente Smith.
Per concludere proprio con una frase dell’Agente Smith: “Lo sente quello, signor Anderson? Quello è il suono dell’inevitabilità!”.

VOTO 9/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Matrix
Titolo originale:
The Matrix
Regia:
Andy Wachowski, Larry Wachowski
Soggetto:
Andy Wachowski, Larry Wachowski
Sceneggiatura:
Andy Wachowski, Larry Wachowski
Anno:
1999
Genere:
Fantascienza, azione
Interpreti Principali:
Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Ann Moss, Hugo Weaving
Durata:
136 min
Nazionalità:
USA, Australia
Colore:
Colore

Codice: Genesi - The Book of Eli

Avrete notato che su questo blog vengono recensiti film datati, film recenti e film appena usciti. In questo caso si tratta di un film dell’ultima categoria, anche se la recensione arriva un po’ in ritardo: causa sala piena, ho rimandato la visione di Codice: Genesi di una settimana.

“Post-apocalittico”, è questa la parola (ormai abusata) che descrive Codice: Genesi (o se, come il mio compagno di visione, odiate i titoli che danno ai film qui in Italia, The Book of Eli, che poi hanno comunque deciso di tenerlo come sottotitolo). A 30 anni da quella che si presume sia stata la terza guerra mondiale, lo scenario, a causa dell’uso di armi nucleari, è dei più prevedibili: deserto praticamente ovunque, qualche catapecchia ogni tanto, macchine arrugginite messe lì a caso, predoni in qua e là che tentano di rubare tutto al malcapitato di turno. Ed è qui che compare Eli (interpretato dall’ormai celeberrimo Danzel Washington), viaggiatore solitario che vive di ciò che trova ed ha una sola meta, andare ad ovest. Eli è determinato di raggiungere il suo obiettivo, tanto che taglia mani e teste di quelli che gli si parano davanti come fossero fette di pane!
Sulla sua strada è costretto a fermarsi in un villaggio, messo su alla bell’e meglio, per ricaricare le pile del suo lettore mp3.
Il villaggio in questione è “governato” da tale Carnegie (Gary Oldman) che più di tutto brama un libro e, ma tu guarda un po’ a volte il caso, Eli è proprio in possesso di questo libro: l’ultima Bibbia rimasta sulla Terra, e il suo viaggio è iniziato proprio allo scopo di consegnare questo libro nel luogo giusto. Eli quindi è guidato dalla fede, ma anche obbligato a comportarsi come un barbaro per raggiungere il suo fine. Le vicende faranno sì che il protagonista verrà braccato da Carnegie e nella sua fuga sarà affiancato dalla bella Solara (Mila Kunis), una specie di schiava del cattivone.
La trama non è particolarmente intrecciata, né tantomeno imprevedibile: una manciata di stereotipi e mitragliatori che sbucano anche quando non ce ne sarebbe bisogno; ma tutto che conduce ad un colpo di scena finale che “spigne ‘na cifra!”, almeno secondo il mio modesto parere.
Con la sceneggiatura di Gary Whitta in mano, nel 2007, la Warner Bros ha ingaggiato i fratelli Hughes (La Vera Storia di Jack lo Squartatore) per la direzione del film; le riprese sono iniziate l’anno seguente. La regia non mi è dispiaciuta: alcune scene d’azione sono girate in modo… “strano”, sembra quasi che ci siano alcuni effetti di distorsione delle prospettive, effetto abbastanza particolare. Gli attori interpretano il loro ruolo, senza strafare e senza calare la resa, non dico impeccabili, ma comunque molto molto buoni, anche piuttosto ben caratterizzati. Grande apparizione di Tom Waits, famosissimo cantautore (e svariate volte attore), nella parte del tuttofare del villaggio, personaggio che appare poco ma che fa la sua simpatica figura!
In conclusione è un film che vale la pena di vedere, se non avete voglia di spendere 7 € al cinema allora scaricat… ehm… aspettate che esca il DVD, ma insomma, se vi capita un’occhiata dategliela.

VOTO: 7/10

Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Codice: Genesi – The Book of Eli
Titolo originale:
The Book of Eli
Regia:
Albert Hughes, Allen Hughes
Sceneggiatura:
Gary Whitta
Anno:
2010
Genere:
Azione, fantascienza
Interpreti Principali:
Danzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis
Durata:
118 min.
Nazionalità:
USA
Colore:
colore

Invictus

In Sudafrica, poco dopo la caduta dell'apartheid, Nelson Mandela viene eletto presidente. Nel tentativo di rafforzare l'unità del Paese (ancora diviso dall'odio razziale), Mandela si interessa alle sorti della squadra nazionale di rugby, gli Springbok, nella speranza che una vittoria alla Coppa del Mondo possa riappacificare e riunire la popolazione.
Questa la trama dell'ultima pellicola di Clint Eastwood, adattamento cinematografico del romanzo Ama Il Tuo Nemico di John Carlin. Non si tratta quindi di un classico film biografico su un famoso personaggio storico, ma di qualcosa che riesce a toccare in modo più umano lo spettatore. Eastwood, con l'espediente del rugby, riesce a coinvolgere emotivamente senza mai annoiare facendo al contempo passare un messaggio positivo, che riesce ad essere meno scontato del previsto. Attraverso il poemetto Invictus di William Ernest Henley, che Mandela legge durante i ventisette anni di prigionia, ci fa capire senza essere troppo didascalico che con la forza di volontà possiamo ottenere ciò che vogliamo. Ed è un messaggio molto importante per la società attuale, fatta di persone che si lasciano scivolare le cose addosso senza reagire, senza protestare e lottare per ciò che è giusto. La macchina da presa si muove con la solita classe nelle mani dell'ex pistolero, che ormai non ha più nulla da invidiare ai mostri sacri della regia e produce ottimi film con una velocità impressionante. Nulla da dire sulle interpretazioni degli attori, forse Matt Damon un po' monoespressivo, ma è compensato da un Morgan Freeman che è perfettamente calato nella parte del leader di colore. Un film riuscito sia in ambito tecnico che emotivo, ottimista senza risultare troppo lezioso o buonista, con una storia semplice ma coinvolgente ed emozionante.
VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Invictus - L'Invincibile
Titolo Originale:
Invictus
Regia:
Clint Eastwood
Soggetto:
John Carlin
Sceneggiatura:
Anthony Peckham
Anno:
2009
Genere:
Drammatico, Biografico
Interpreti Principali:
Morgan Freeman, Matt Damon
Durata:
133 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore

Ocean’s Eleven; Ocean’s Twelve; Ocean’s Thirteen

Sulla musica dei titoli di coda di Ocean’s Thirteen, il terzo ed ultimo capitolo di questa “saga”, scrivo questa recensione.
Me li sono guardati tutti di fila (uno al giorno eh) e non valeva certo la pena di scrivere tre pezzi separati.
C’è subito da premettere che la trilogia di Ocean non è tutto questo granché: un lento declino, dal primo fino al terzo capitolo.
È la storia di un gruppo di persone (interpretate da attori di rilievo, fattore che ha reso il film più famoso del dovuto) che si dedicano al furto di grandi somme di denaro. Studiano, pianificano, agiscono. E quando sembra che tutto stia per andare storto, loro lo avevano già previsto!
Se in Ocean’s Eleven, remake del film degli anni ’60 Colpo Grosso, per lo meno veniva messo in scena un piano ben strutturato, non così avvincente ma ben fatto, negli altri due la combriccola si trascina in furti che perdono tutta la brillantezza che dovrebbero dare ad un film del genere. Si vorrebbe fa credere che questi siano i signori della truffa, quando di truffaldino c’è ben poco, solo alcuni banalissimi escamotage per derubare il riccone di turno; nulla che ti faccia esclamare a gran voce “Cacchio che ganzi loro!!!”. Alcuni cliché e una manciata di meccanismi troppo macchinosi per essere piacevoli da seguire (talvolta anche per essere capiti a pieno) per circa 6 ore totali di pellicola.
Si salvano gli attori, che comunque sono signori attori. Clooney e Pitt saranno anche gli idoli delle femmine dai 14 anni ad libitum, però c’è da dire che (a differenza dei Tokio Hotel, egualmente idolatrati, ma incapaci a fare musica di qualità) sanno recitare! Personalmente poi l’attuale marito di Lara Croft alias Angelina Jolie mi piace particolarmente come attore.
Insomma… una classica trilogia dove il secondo e il terzo episodio sono stati fatti tanto per (fare soldi?).
Non dico di non guardarli, non è che proprio li sconsigli totalmente, ma se proprio dovete vederli fatelo quando non avete altro da vedere ed in tv non c’è niente di meglio di un’altra puntata di Porta a Porta sulla condizione sociale dei procioni maculati nel North Dakota.

VOTO 6/10

Il Buono

Scheda tecnica
(Legenda: Ocean’s Eleven = O11; Ocean’s Twelve = O12; Ocean’s Thirteen = O13)
Titolo:
Ocean’s Eleven; Ocean’s Twelve; Ocean’s Thirteen
Regia:
Steven Soderbergh
Soggetto:
George Clayton Johnson (O11), George Nolfi (O12)
Sceneggiatura:
George Clayton Johnson (O11), Brian Koppelman(O13) David Levien (O13)
Anno:
2001; 2004; 2007
Genere:
Commedia, azione, crimine
Interpreti Principali:
George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Barnie Matt, Elliot Gould, Julia Roberts (O11; O12) Catherine Zeta Jones (O12)
Durata:
116 min; 125 min; 122 min
Nazionalità:
USA
Colore:
Colore