Léon

Prendete un sicario italiano trasferitosi a New York all’età di 19 anni; conditelo con un look che ricorda vagamente quello di John Lennon; fategli bere solo ed esclusivamente latte; aggiungeteci la faccia di Jean Reno ed avete ottenuto Léon. Ora prendete Natalie Portman quando aveva ancora il latte alla bocca; vestitela nel modo più succinto possibile (per una ragazza di 12 anni) e fatela comportare come una sessantenne dalla dubbia integrità morale ed avete Mathilda.
La trama non è delle più intrecciate, però (e questa secondo me è una delle prime cose che rende un film degno di questo nome) non annoia. Non ti tiene attaccato allo schermo impedendoti anche di respirare (come solo alcune puntate di Lost sanno fare), però scorre che è un piacere senza farti venire voglia di iniziare a bucarti le mani con delle matite solo per movimentare la situazione… come, ahimè, succede per certi film.
Léon abita all’ultima porta dell’ultimo piano di un palazzo newyorchese, una porta davanti a lui vive una famiglia che viene sterminata, a causa di affari di droga andati male, da un cattivone, Stanfield, che si scopre in seguito essere proprio un poliziotto dell’antidroga (tranquilli, non vi ho rovinato la trama del film; si scopre quasi subito, inoltre se uno è attento e sveglio lo si può capire da una frase che dice il personaggio dopo il massacro). La giovane Mathilda è l’unica della famiglia che scampa alla carneficina e trova rifugio a casa del killer italoamericano, che dal suo buco della serratura ha visto tutta l’allegra scenetta. La ragazzina vuole vendetta; non per tutta la sua famiglia, che odiava a morte, ma solo per il piccolo fratellino di 4 anni, che era l’unico a meritare affetto.
Va da sé che, sulle prime, Léon non la vuole di mezzo ma poi, per non sbatterla in mezzo ad una strada, la prende sotto la sua tutela e si fa convincere ad insegnarle il mestiere. Lei gli insegna a leggere e a scrivere, gli insegna l’amore, la sensibilità… e lui le insegna a falciare vite umane, o a “fare pulizie”, come usano dire i due.
Il resto del film è piuttosto prevedibile, o comunque non ci si stupisce più di tanto col susseguirsi degli eventi però, ripeto, è un film che vale la pena di vedere, anche più di una volta.
Largo uso di primi piani, da parte del regista Luc Besson. Grande interpretazione, da parte dei tre protagonisti principali (mi veniva voglia di darle due schiaffoni io, alla Portman, e urlarle che non ci si comporta come una prostituta all’età di 12 anni!); Jean Reno si cala perfettamente nella parte del sicario freddo e insensibile che poi però si fa intenerire da due occhioni dolci e smarriti. Gary Oldman (che i più conosceranno come Sirius Black nella saga del maghetto con gli occhiali da nerd di seconda categoria) nella parte del cattivone, interpreta alla perfezione la psicopatia del personaggio.

VOTO: 7,5

Con affetto, Il Buono

Scheda tecnica
Titolo:
Léon
Regia:
Luc Besson
Soggetto:
Luc Besson
Sceneggiatura:
Luc Besson
Anno:
1994
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Jean Reno, Natalie Portman, Gary Oldman
Durata:
130 min ca.
Nazionalità:
Francia
Colore:
Colore

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