Vamos a Matar, Compañeros; Blow-Up; 8½

Come preannunciato, ecco un mega-post per festeggiare le 1000 visite (ormai già superate di qualche numero)! Ringraziamo tutti quelli che hanno visitato il nostro blog, in questi mesi, e vi invitiamo ancora una volta a commentare i post, per un vostro parere sul film trattato.
Bene, dedichiamo uno spazio ai registi italiani. Abbiamo recensito Corbucci, Antonioni e Fellini. Ognuno con un genere diverso, ognuno operante in paesi diversi, ma tutti nati sull’italico territorio.

Vamos A Matar, Compañeros
Durante la rivoluzione messicana, un mercante d'armi (Yodlaf Peterson/Franco Nero) e un peone (El Blasco/Tomas Milian) si alleano per liberare il professor Xantos, capo di un gruppo di ribelli e unico a conoscere la combinazione di una cassaforte su cui i due vogliono mettere le mani. Con Vamos A Matar, Compañeros, Sergio Corbucci si inserisce nel filone degli spaghetti western comici, di cui Lo Chiamavano Trinità (dello stesso anno) è il più famoso esempio. Quello che differenzia questa pellicola dalle altre dello stesso genere è il forte messaggio politico che il regista inserisce travestendo il tutto da film popolare: lo spettatore accompagna i due protagonisti nell'evoluzione del loro pensiero, prendendo parte alle loro scelte, capendo le loro motivazioni, prima opportunistiche e dettate dall'interesse personale, poi rivolte ai bisogni del popolo, e quindi alla necessità di ribellarsi al potere. Tutta questa trama politica però non appesantisce il film, che grazie soprattutto alla caratterizzazione dei due personaggi principali (la parlata romanesco-spagnola di El Blasco/Tomas Milian è fonte di buona parte delle risate) è adatto anche a chi non è appassionato di western. Il punto forte di questo film è proprio il suo essere ben bilanciato tra scene d'azione (con tanto di duello finale alla Sergio Leone), gag comiche e momenti di riflessione; le musiche di Ennio Morricone come al solito sono perfette per il tono dell'opera e contribuiscono ad alzarne il valore. Vamos A Matar, Compañeros è quindi una pellicola ben orchestrata, con una trama forse un po' troppo lineare, ma con un messaggio importante e dei personaggi divertenti che riescono a rimediare a questo piccolo difetto.

VOTO: 7,5/10

Il Cattivo.

Scheda tecnica
Titolo:
Vamos A Matar, Compañeros
Titolo originale:
Vamos A Matar Compañeros
Regia:
Sergio Corbucci
Soggetto:
Sergio Corbucci
Sceneggiatura:
Sergio Corbucci, Massimo De Rita, Fritz Ebert, Dino Maiuri
Anno:
1970
Genere:
Western
Interpreti Principali:
Tomas Milian, Franco Nero, Fernando Rey, Jack Palance
Durata:
118 min
Nazionalità:
Spagna/Italia/Germania
Colore:
Colore


Blow-Up
Questa è forse l'opera di Antonioni più scorrevole. Vengono lasciate da parte le difficoltà delle relazioni e l'incapacità di comprendere se stessi e gl'altri che caratterizzano la cosiddetta “trilogia dei sentimenti” (ovvero La notte, L'avventura, L'eclisse); ma viene invece analizzata la sottile linea che separa la realtà dalla finzione. Ciò viene fatto attraverso un evento imprevisto. Thomas è un classico dandy di Londra, un fotografo che lavora in un improbabile studio fotografico dal classico stile beat. E' il periodo delle contestazioni e inevitabilmente anche nello stile di vita di Thomas si ritrova il classico cliché “sesso droga e rock and roll”. Tutto ciò condito da una leggera misoginia, e un sottile narcisismo. Ecco come otterrete l'immagine perfetta della situazione. In questo costrutto socio-generazionale avviene però una frattura. Durante una sessione fotografica in un parco Thomas fotografa una coppia che si scambia effusioni. La donna visibilmente infastidita chiede insistentemente il rullino a Thomas, che però, attraverso diversi espedienti riuscirà a tenerselo per se. Analizzando più dettagliatamente in studio le foto (ingrandendole, da qui probabilmente il titolo Blow-up) e facendosi trasportare da una intuizione, Thomas finirà invece per scoprire una cosa ben più scottante. Da qui in poi cercherà di dare senso alla sua intuizione, che lascio a voi il piacere di scoprire vedendo e interpretando il film. Molto interessante di questo film è la fotografia: si ha la sensazione di passare da una scena ad un'altra come da un dipinto a un altro all'interno di una galleria. Inoltre sempre massimo rispetto alle inquadrature e all'attenzione dei dettagli che caratterizzano la regia di Antonioni. Ottima la colonna sonora e se fate attenzione potete notare che quei mattacchioni che suonano poco prima della fine del film sono gli Yardbirds.
La realtà e la finzione sono entrambe filtrabili attraverso la rete delle nostre emozioni, dei nostri desideri, solo dobbiamo fare attenzione a chi siamo realmente e cosa vogliamo.

VOTO: 8/10

Cari Mille vs Garibaldi alias Brutto

Scheda tecnica
Titolo:
Blow-Up
Titolo originale:
Blowup
Regia:
Michelangelo Antonioni
Soggetto:
Julio Cortázar (racconto breve)
Sceneggiatura:
Michelangelo Antonioni, Tonino Guerra, Edward Bond
Anno:
1966
Genere:
Drammatico, thriller
Interpreti Principali:
David Hemmings, Vanessa Redgrave, Sarah Miles
Durata:
111 min
Nazionalità:
Regno Unito, Italia, USA
Colore:
Colore


Uff (si può dire “uff”?)… non è per niente facile recensire un film così, specie se non si ha una cultura cinematografica (e non) di dimensioni ciclopiche alle spalle e, soprattutto, se non lo si è capito fino in fondo… o forse c’è poco da capire?
Guido Anselmi è un regista in piena crisi d’ispirazione. Ha promesso di girare un film per il quale sono già iniziati i lavori di pre-produzione (provini, scenografie etc.) ed è attorniato da attori che gli chiedono quale parte avranno nel film, produttori che vogliono sapere quando inizieranno le riprese, critici intellettuali che si domandano che significato vorrà avere la storia, cardinali che gli danno consigli piuttosto inutili. La realtà però è che il film non esiste: Guido ha dato il via alla preparazione di una cosa che non vuole più fare, perché, effettivamente, non sa più cosa fare. Quindi è sempre sfuggevole quando si chiede lui qualcosa riguardo a questa sua nuova pellicola.
Come se non bastasse, il protagonista è assediato anche sul fronte sentimentale: l’amante che gli sta sempre tra i piedi, alla quale Guido sembra non voler più tanto bene; la moglie che sospetta di questo tradimento e lo tratta in modo assolutamente freddo, accusandolo di non dire mai la verità a nessuno. Il regista sente il peso di questo suo difetto, sa che mente spesso e volentieri, specialmente ai suoi cari, nascondendo loro il vero stato delle cose.
Unica figura che concilia queste due realtà è Claudia, una bellissima attrice, musa del regista, che esso vede come la sua unica salvezza.
Questa situazione di profonda infelicità non era già abbastanza e a tormentare il nostro ci si mettono anche i sogni e le visioni. Sogni e visioni di un passato da lui vissuto o immaginato; un passato che riesce a trasmettere una forte inquietudine anche se fatto da cose apparentemente semplici. Ma sono proprio queste visioni che aiuteranno Guido ad uscire dalla sua condizione e gli daranno una nuova spinta.
Un film, come si è detto, che si alterna tra realtà, sogno e finzione. Federico Fellini porta, all’inizio degli anni ’60, sul grande schermo parte della vita di un uomo che non sa più dove sbattere la testa. Un uomo che poi è lui stesso: proprio Fellini, prima di girare aveva iniziato le riprese per un film senza sapere come andare avanti. Decise quindi di raccontare proprio la storia di un uomo che non sa cosa raccontare!
A interpretare Fellini, mascherato dal protagonista Guido, è un favoloso Marcello Mastroianni che riesce a mantenere una pacata inquietudine per tutto il film, pur essendo costretto dalle situazioni ad assumere stati d’animo sempre diversi. Mastroianni è attorniato da una girandola interminabile di altri personaggi, interpretati, tra gli altri, da Sandra Milo, Anouk Aimée, Madeleine Lebeau, Mario Pisu ed una bellissima Claudia Cardinale nella parte della musa del regista, probabilmente la scelta di mantenere il nome reale potrebbe significare (ammesso che il regista non lo abbia dichiarato apertamente a mia insaputa) che l’attrice interpreti sé stessa.
“Non e un film che aspiri a interpretazioni sul piano ideologica e concettuale, anzi, ogni interpretazione e controindicata” ha dichiarato Federico Fellini che è riuscito in modo impeccabile a impressionare sulla pellicola l’infelicità di un uomo che non sa più quale strada prendere; attanagliato dal suo modo di essere sempre mendace e sfuggevole; inseguito e tormentato da un passato che è vivido in lui quanto il suo presente. Ma riesce a capire qual è la chiave della felicità, tant’è che in una delle scene più emblematiche del film dirà: “la felicità consiste nel poter dire la verità senza far mai soffrire nessuno”.

VOTO: manco a farlo apposta, 8½

Il Buono
P.S. Chiedo scusa se questa recensione manca di un’immancabile confronto con altri film di Fellini, ma la mia cultura in materia è piuttosto limitata.


Scheda tecnica

Titolo:

Regia:
Federico Fellini
Soggetto:
Federico Fellini, Ennio Flaiano
Sceneggiatura:
Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi
Anno:
1963
Genere:
Drammatico
Interpreti Principali:
Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Sandra Milo, Anouk Aimée, Madeleine Lebeau, Mario Pisu, Rossella Falk, Guido Alberti, Jean Rougeul
Durata:
138 min
Nazionalità:
Italia, Francia
Colore:
B/N

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